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  Autore  Discussione: Intervista a Francesca Cavallero, Premio Urania 2018  (letto 9541 volte)
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Intervista a Francesca Cavallero, Premio Urania 2018
« data: 17 Ottobre 2019, 09:44:39 »
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Con piacere e emozione, postiamo oggi la prima intervista ufficiale di UM
Intervista a Francesca Cavallero, fresca vincitrice del Premio Urania 2018 col romanzo Le ombre di Morjegrad.
Ringrazio quindi Francesca per la sua gentilezza, disponibilità e simpatia che hanno permesso la realizzazione di quanto state per leggere:


UM: Raccontaci qualcosa di te. Dove sei nata, studi/lavori, quali letture ti appassionano, quali interessi hai?

Francesca:  Sono nata a Genova, ma sono cresciuta nell’entroterra savonese. Lavoro come grafico freelance, e cioè alle dipendenze del capo più dispotico che ci sia… la sottoscritta! E’ il punto d’arrivo di un percorso un po’ contorto, nato principalmente dall’amore per l’arte. Mi affascina molto ciò che si nasconde sotto la superficie di un’immagine (o di una scultura, di un brano musicale ecc.), perché in un’opera la comunicazione avviene su più livelli, ognuno con modi e tempi diversi: la tecnica, il colore, la composizione spaziale, il contenuto esplicito o implicito, la ritmica ecc. Un’opera racconta tanto sia dell’artista sia del fruitore: entrambi sono coinvolti in un dialogo silenzioso, attraverso il gioco delle proiezioni e dell’interpretazione personale. Penso che sia un processo che avviene anche con la letteratura, per questo mi sono definita una lettrice caotica: a volte si creano “risonanze” sorprendenti con libri che non pensavi avresti mai letto, e che invece finiscono per accompagnare intere fasi della tua vita.
Poi c’è il disegno (sono soprattutto un’imbratta-pixel), che mi diverte molto e mi consente inoltre di visualizzare concetti che voglio descrivere. Anche se la qualità non è eccelsa, disegnare mi aiuta parecchio anche nella scrittura, perché spesso alcune sequenze nascono da immagini che si affacciano nella mia mente, e ho bisogno di tirare qualche riga per ambientarmi. Mi piace anche disegnare vignette umoristiche su me stessa, amo sdrammatizzare. Che altro? La musica, grande fonte d’ispirazione: ascolto soprattutto hard rock e heavy metal, dove è possibile trovare una vasta gamma di sfumature, tanta tecnica, grande carica e potenza espressiva.

Franceca Cavallero a StraniMondi 2019
    

UM: A quando risale e come è nato il tuo interesse per la scrittura?

Francesca: Ho iniziato a scrivere quando ero bambina: si trattava per lo più di storielle horror o piccoli gialli, che poi battevo a macchina con la Lettera 32 di mio padre per darmi un tono!!! Mia madre la usava per scrivere poesie, quindi il tutto è iniziato per emularla. Solo che le mie storie erano veramente truci!

UM: Quanto sei legata alla città in cui vivi, ai luoghi o alle abitudini di vita della tua terra? Hanno influenzato la tua scrittura o sei più orientata verso luoghi o ambientazioni fantastiche?

Francesca:  Sono cresciuta in Val Bormida, una terra a cui sono molto legata ma che è anche afflitta dalle cicatrici del suo passato industriale, segnato dall’inquinamento. Il mio immaginario è stato profondamente influenzato da questi temi. E’ così facile e perverso sporcare qualcosa di bello, e sono convinta che l’uomo sarebbe capace di farlo su questo pianeta come su qualsiasi altro. Mi spaventano le conseguenze del processo di “reificazione”, nei confronti di ambiente e persone, a cui continuiamo ad assistere (e in una certa misura, di cui tutti siamo responsabili), la leggerezza dell’odio e la noncuranza con cui buttiamo via la nostra umanità, un pezzetto per volta, nel nostro piccolo. Rielaborare le mie angosce in chiave fantastica è un modo per esorcizzarle. Amo il trekking, stare all’aria aperta, fotografare la natura: penso che le atmosfere e le vicende claustrofobiche che descrivo, le situazioni cupe che popolano la mia immaginazione vadano collocate in una specie di rituale apotropaico.


UM: Quali sono gli elementi che ti coinvolgono di più e cosa cerchi in un libro?

Francesca: Mi piace leggere di personaggi a tutto tondo, mi piace conoscerli e vedere come sanno affrontare le vicende che li riguardano, sbirciando attraverso la lente delle loro emozioni. Inoltre, se mi permettete una metafora, direi che di un romanzo mi piace sentire la “texture”: quella granulosità fatta di dettagli, in grado di mettere in dialogo interiorità e ambientazione, psicologia del personaggio e fenomenologia del contesto in cui si muove.


UM: Come ti sei avvicinata alla Fantascienza e come è nata l'idea di scrivere un libro di Fantascienza?

Francesca: Penso che sia tutto iniziato a causa di un albo di Tex, “Il fiore della morte”, che lessi alle elementari. Mio padre ha ancora parecchi numeri degli anni ’70, e quella storia divenne la mia ossessione per qualche tempo: vegetali inquietanti, morti orribili, un misterioso cratere… Un cult! C’è stato un tempo in cui, giocando in giardino, fingevo di gestire una specie di bar spaziale (vogliamo citarne uno a caso?)… e lì potete immaginare, di storie “ne sentivo” parecchie!!! Un giorno poi accesi la TV e inciampai in “X-Files”. Ne rimasi ammaliata, perché in quella serie trovai tutto ciò che poi, crescendo, avrei continuato a cercare come lettrice: protagonisti non onnipotenti, ma “veri”, e poi complotti, misteri della mente e misteri del cosmo…

Ho scritto un libro di Fantascienza perché immaginare il futuro mi piace e mi spaventa allo stesso tempo: gettiamo oggi i semi di ciò che sarà, nel bene e nel male. Sviluppare ipotesi e immaginare conseguenze concede forse l’illusione di poter avere un minimo di controllo.
  
     Presentazione di Le ombre di Morjegrad, SM 2019
  

UM: Hai uno scrittore di Fantascienza preferito? o a cui ti ispiri nella scrittura dei tuoi libri?

Francesca: Trovare un solo autore preferito non è facile: posso azzardare una piccola costellazione di nomi. Amo i grandi affreschi dei mondi e dei personaggi di Dan Simmons (ho letteralmente divorato i Canti di Hyperion!), la fluida eleganza della sua scrittura, i suoi colori accesi; poi Orwell, la sua distopia asciutta, ma articolata e colta; Gibson, per le sue rarefatte allucinazioni; mi affascina Lovecraft, con i suoi universi schiaccianti e ineffabili, che trasudano la seduzione occulta del mito. Adesso sto finendo di leggere un volume di racconti di Bradbury, che conoscevo principalmente per “Fahrenheit 451”, “Cronache marziane” e “Il popolo dell’autunno”… mi fa impazzire! C’è un racconto, “La volpe e la foresta”, con uno degli incipit più belli che io abbia mai letto: un intero mondo racchiuso in poche righe. Poi, parlando di contaminazioni, ci sono due autori, Poe e Baudelaire, che mi hanno sempre ispirata: il primo per la fascinazione indotta dai misteri dell’animo umano, dal sontuoso delirio che traspare dai suoi racconti; il secondo per aver sdoganato le barriere sensoriali grazie alle sue “Corrispondenze”, al gioco della sinestesia e alle immagini ricche di simboli delle sue liriche. E’ vero, non si tratta di autori di Fantascienza, ma nelle mie letture ho sempre alternato i generi letterari, perché trovo stimolante la mescolanza fra temi e atmosfere diverse.


UM: Hai raccontato a StraniMondi che il tuo libro nasce da contaminazioni e da frammenti entrati in tempi diversi in un cassetto che ad un certo punto hai deciso di aprire. Erano cose già pensate per divenire un libro, coerenti fra loro, oppure è stato necessario un difficile lavoro per metterli insieme in una storia organica?

Francesca: Tutta colpa dei miei taccuini: ne ho sempre uno con me, abitudine che ho da quando ero ragazzina… di materiale ne ho prodotto parecchio: impressioni, descrizioni, bozze di trama, pezzi di dialogo che mi venivano in mente. Ho fatto la pendolare in treno per tanti anni e approfittavo dei tempi morti per scrivere, anche se in modo discontinuo e inquieto. Da questo “brodo primordiale” di appunti, sviluppato nel corso del tempo, sono emerse le mie protagoniste, ognuna con una propria voce, un proprio profilo emotivo, un proprio background, un particolare bisogno di esprimersi. Le mie eroine cambiavano (io stessa lo stavo facendo), ma per qualche motivo le atmosfere erano molto simili: ho deciso di creare un mondo più organico (non una semplice “quinta”) dove i personaggi potessero iniziare a muoversi liberamente. E’ stato difficilissimo, però, perché non volevo dare luogo a una mera giustapposizione di frammenti, ma fare in modo che ogni elemento si trovasse in armonia con gli altri, tentando una sorta di processo gestaltico: nelle mie intenzioni il tutto doveva essere più della sola somma delle parti.


UM: Cosa ha significato per te partecipare al premio Urania? come te ne è venuta l'idea?

Francesca: Il premio Urania per me è sempre stato uno di quei grandi miti che non osi guardare negli occhi. Mi metto sempre in discussione e, semplicemente, non ho mai partecipato perché non mi sentivo pronta. Essere arrivata in finale al concorso Stella Doppia, qualche anno fa, mi ha dato un po’ più di fiducia in me stessa, anche se devo confessare che se non fosse stato per Luca e per mia madre, che mi hanno quasi minacciata, non avrei tentato nemmeno questa volta. Per fortuna li ho ascoltati!

     Cover di Le ombre di Morjegrad, SM 2019



UM: Che emozioni ti regala il fatto di scrivere un libro e vederlo pubblicato per una collana cosi prestigiosa e piena di storia come Urania di Mondadori?

Francesca: Avrò bisogno di un po’ di tempo prima di essere in grado di descrivere che cosa ha significato per me vedere il mio nome scritto sopra quel cerchio rosso. Ha reso un sogno improvvisamente reale, anche perché sono un’esordiente e non potete immaginare quanto senta la responsabilità di questo viaggio. Sono felice di iniziarlo con i ragazzi finalisti del premio UraniaShort, non vedo l’ora di leggere i loro racconti! L’Urania-1672 sarà un po’ il nostro “Ariane”, e sono certa che lo ricorderemo per sempre.
Dirò una banalità, ma penso che un libro sia davvero come un figlio. Lo porti dentro di te per tanto tempo, lo vedi crescere una riga per volta, lo ami oltre ogni ragionevolezza. E’ tuo, ma se lo tieni troppo stretto diventi assurdamente geloso, non riesci a scorgerne con chiarezza pregi e difetti, perché ha bisogno di vedere la luce e di camminare sulle sue gambe per esistere davvero. E’ un errore che ho commesso per molto tempo, chiudendomi a poco a poco in me stessa, ritorta sulle mie storie, imboccando sentieri alla cieca. Mi fa un po’ specie pensare che tra pochi giorni il libro sarà là fuori, ma so anche che non sarà solo: ci sarà chi sognerà, chi farà il tifo, chi soffrirà o si arrabbierà con le mie Ombre, magari trattandole male, ma sarà anche questo a renderle vive.
    

UM: Le protagoniste del tuo libro sono tutte feminili: è perchè tutte rappresentano qualcosa di te o di autobiografico? Ci puoi parlare un po di loro?

Francesca: Per fortuna non riflettono nulla di autobiografico! Anche se alcune di loro hanno ovviamente qualcosa di me: per esempio, una certa forma di amore per l’arte, il fatto di subire il fascino del mare, il dolore provocato dal contatto con il passato e la paura di rimanerne intrappolata. Mi viene più naturale parlare di protagoniste femminili semplicemente perché mi piace mettere in gioco la mia sensibilità di donna, e declinarla in un contesto che magari può apparire “inusuale”. E’ vero che non mi sono posta il problema di usare protagoniste femminili, perché sono loro che hanno usato me, quindi… che altro potevo fare? Scherzi a parte, la disinvoltura di entrare e uscire da personaggi di cui “non conosci la pelle” è una dote che ammiro in tanti scrittori. Non è semplicissimo. Per esempio, stravedo per Irène Némirovsky, un’autrice con un’onestà e una lucidità tale, nel descrivere i personaggi (uomini, donne, vecchi, giovani ecc.), che ti sembra di stare seduto in mezzo a loro, di conoscerli da sempre. La loro potenza è nella semplicità di dettagli che nella vita reale non si colgono consciamente, ma la cui impronta è fondamentale per rendere “palpabili” situazioni narrative. Trovo che lei fosse magistrale in questo e spero, in futuro, di avvicinarmi anche un minimo al suo livello. Non mi piace l’idea di creare personaggi-marionetta.

Delle mie protagoniste non posso raccontarvi moltissimo, perché il rischio spoiler è dietro l’angolo… però ci provo! Ognuna ha una propria storia, legata a un quartiere diverso di Morjegrad, ognuna compie un percorso di consapevolezza che la porterà a influire, volente o nolente, sul destino della città. Ogni protagonista trova il proprio riflesso (distorto, accennato, rimescolato) nell’altra: le ombre sono labili proiezioni di forme che si sfiorano, ignorandosi ma influenzandosi a vicenda, confondendosi. E l’ombra più profonda di tutte è quella dei ricordi. Detto ciò, non aspettatevi una lagna contemplativa e dolente… le mie protagoniste non esitano a ricorrere alle armi per ottenere ciò che vogliono, per salvare se stesse o i propri cari. Mi diverto molto a scrivere sequenze d’azione e combattimenti. Sono donne che agiscono e reagiscono, sono guerriere, anche se a volte si trovano ad affrontare meccanismi fatali, connessi con il loro passato o il loro futuro… perché Morjegrad si innalza su un mare in tempesta, è carceriera e custode di memorie, madre e matrigna come il pianeta esausto su cui sorge. E non vedo l’ora di portarvici

  Francesca con Franco Brambilla e le due illustrazioni per la cover di Le ombre di Morjegrad, SM 2019
  

UM: Stai già lavorando ad un altro libro? di cosa parlerà?

Francesca: No comment


UM: Rispondi ad una domanda che vorresti ti venisse rivolta.

Francesca: Se dovessi immaginare una colonna sonora per Le Ombre di Morjegrad, che cosa suggeriresti?
Un folle connubio fra Rammstein, Philip Glass, Rob Zombie, Chopin… industrial metal e musica classica, contemporanea e non. Vi ho detto che mi piacciono le contaminazioni, no?  
« Ultima modifica: 23 Ottobre 2021, 11:10:33 di bibliotecario » Loggato
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Re:Intervista a Francesca Cavallero, Premio Urania 2019
« Rispondi #1 data: 17 Ottobre 2019, 11:21:43 »
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E' stato un piacere conoscere Francesca a Stranimondi e sono sicuro sarà un piacere leggere il suo libro.
Ottimi gusti musicali .
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Re:Intervista a Francesca Cavallero, Premio Urania 2019
« Rispondi #2 data: 17 Ottobre 2019, 12:19:03 »
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E' stata una piacevole esperienza Stranimondi arricchita dalla splendida chiaccherata con Francesca che con la sua spontanietà e simpatia ha condiviso la sua esperienza con Urania e con la scrittura di Fantascienza.

A tal proposito vorrei porre una domanda: Quale tema specifico affronteresti volentieri in un prossimo lavoro?

Un abbraccio affettuoso
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Re:Intervista a Francesca Cavallero, Premio Urania 2019
« Rispondi #3 data: 17 Ottobre 2019, 12:19:38 »
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Intervista molto interessante, credo che sicuramente leggerò il tuo libro!

Complimenti!
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Re:Intervista a Francesca Cavallero, Premio Urania 2019
« Rispondi #4 data: 17 Ottobre 2019, 12:59:00 »
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Mi ha fatto molto piacere conoscere Francesca a Stranimondi, non sapevo ancora quale copertina fosse stata scelta dalla redazione ed ero un po' preoccupato ma mi ha detto che le sono piaciute molto entrambe. Per realizzare le due proposte Francesca mi ha inviato molto materiale, idee e parti del testo ma mi ha anche lasciato molto libero di interpretare. Il personaggio in copertina può essere una delle protagoniste ma anche solo un'idea del genere di personaggi femminili che il lettore incontrerà nel romanzo; insomma più che descrivere volevo trasmettere le sensazioni che ho provato leggendo il brief che Francesca mi aveva fornito... e quando a Stranimondi mi ha riferito che entrambe le cover erano adatte alla storia mi ha freso molto felice.
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Re:Intervista a Francesca Cavallero, Premio Urania 2019
« Rispondi #5 data: 17 Ottobre 2019, 13:11:15 »
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Ma insomma, nessuno dice che è anche una bellissima ragazza?
Devo dirlo io, che sono (quasi) il più vecchio?
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Re:Intervista a Francesca Cavallero, Premio Urania 2019
« Rispondi #6 data: 17 Ottobre 2019, 13:13:44 »
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Citazione da: Lucky il 17 Ottobre 2019, 13:11:15

Ma insomma, nessuno dice che è anche una bellissima ragazza?
Devo dirlo io, che sono (quasi) il più vecchio?
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Re:Intervista a Francesca Cavallero, Premio Urania 2019
« Rispondi #7 data: 17 Ottobre 2019, 13:23:30 »
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Citazione da: Mr.Chicago il 17 Ottobre 2019, 13:13:44


Citazione da: Lucky il 17 Ottobre 2019, 13:11:15

Ma insomma, nessuno dice che è anche una bellissima ragazza?
Devo dirlo io, che sono (quasi) il più vecchio?
Gian



Confermo!


Tutti confermiamo anche se non ve n'è bisogno,  ma qui ci preme che sia Bellissimo il 1672!   
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Re:Intervista a Francesca Cavallero, Premio Urania 2018
« Rispondi #8 data: 17 Ottobre 2019, 14:27:25 »
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Lei mi è simpatica, l'intervista mi è piaciuta aspetto il libro
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Re:Intervista a Francesca Cavallero, Premio Urania 2018
« Rispondi #9 data: 17 Ottobre 2019, 14:56:39 »
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Bella l'intervista, bella la scrittrice spero che il libro sia all'altezza.
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Re:Intervista a Francesca Cavallero, Premio Urania 2018
« Rispondi #10 data: 17 Ottobre 2019, 18:06:50 »
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intervista molto ben condotta, esaustiva e interessante; non sempre è possibile conoscere in questo modo un autore/autrice prima di leggere il suo romanzo, quindi ringrazio
Francesca per averci dato tanto di sé in queste poche righe. Aspetto il postino con la mia copia di Le Ombre di Morjegrad che leggerò con interesse.
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Re:Intervista a Francesca Cavallero, Premio Urania 2018
« Rispondi #11 data: 17 Ottobre 2019, 20:39:19 »
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Da poco più di un ora
Francesca è ufficialmente una Umina!
Vi dirà lei qual'è il suo Nickname.

Io intanto le posso dire:
La spilletta già ce l'hai, per cui ben atterrata da queste parti.
Prepara la penna che avrai da autografare parecchie copie
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Re:Intervista a Francesca Cavallero, Premio Urania 2018
« Rispondi #12 data: 17 Ottobre 2019, 21:21:26 »
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Citazione da: bibliotecario il 17 Ottobre 2019, 20:39:19

Da poco più di un ora
Francesca è ufficialmente una Umina!
Vi dirà lei qual'è il suo Nickname.

Io intanto le posso dire:
La spilletta già ce l'hai, per cui ben atterrata da queste parti.
Prepara la penna che avrai da autografare parecchie copie

Il Nickname?
Io lo so giaaaaaa!!!!!!!
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Re:Intervista a Francesca Cavallero, Premio Urania 2018
« Rispondi #13 data: 17 Ottobre 2019, 21:33:36 »
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...e non è giusto!

Lo vogliamo sapere anche noiiiii!!!  
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Re:Intervista a Francesca Cavallero, Premio Urania 2018
« Rispondi #14 data: 17 Ottobre 2019, 21:57:55 »
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Mi sembra che Francesca abbia la sua penna (o forse matita?) come fedele compagna già da molto tempo e che fra loro ci sia una salda intesa che si è ben consolidata grazie alle letture ed agli interessi che insieme ci hanno virtualmente raccontato.

Ho avuto il piacere di partecipare con qualche domanda all'intervista che possiamo leggere qui e devo dire che sono rimasto davvero colpito per le sue risposte, generose, meditate, eleganti, ma allo stesso tempo naturali e sincere.
Credo vi si possa trovare molto di più di quello che ci racconta, peraltro molto interessante, proprio perché genuino: innanzitutto un assaggio delle sue capacità, nell'analisi delle sue letture e nel fluire della sua scrittura; una cultura artistica e letteraria già ricca e variegata, appassionata non solo di narrativa in quanto tale, ma frutto della ricerca di personaggi, atmosfere, emozioni, ambientazioni e luoghi anche dell'animo, in cui immergersi pienamente; ma soprattutto un approccio alla lettura (e immagino della scrittura) quasi materico, che consente di visualizzare le situazioni e immedesimarsi nei protagonisti, compiendo con loro un cammino, con i loro sogni da realizzare e le loro paure da fronteggiare e sconfiggere.
In questo mi sembra che una spiccata sensibilità artisitica sia complice e genitrice di immagini e materializzazioni che credo troveremo nel suo libro, con personaggi forti del loro vissuto e disposti a difendere con ogni mezzo i propri ideali. Almeno così mi viene da immaginare, pensando anche a quei taccuini scritti nel corso del tempo non per essere pubblicati, ma per fissare idee ed emozioni che cercavano comunque di prendere vita ed esprimersi, a prescindere da uno scopo preciso.
Mi vengono in mente i taccuini di Lovecraft, ma senza voler spaventare Francesca con confronti che metterebbero a disagio chiunque, piuttosto per sottolineare la genesi propulsiva che certe idee e immagini posseggono imprescindibili nel loro anelito ad esprimersi. Ed in questa forza spesso sta l'originalità e la personale sensibilità degli autori di grandi opere.
Insomma, premesse certamente promettenti e che ci incuriosiscono molto! Intanto nell'attesa mi piacerebbe sapere da lei se c'è un'opera artistica che possa rappresentare le tinte, i chiaroscuri o il sapore del suo libro. Dei suoni ci ha già parlato, ma c'è un quadro, una scultura o un'architettura o, perchè no, un piatto (arte anche quella!) che può farci "assaporare" le atmosfere di Morjegard?
Infine, ammetto che c'è un unico punto che mi sembra poco credibile: che Francesca sia solo "un'imbratta-pixel" e sarei molto curioso di sapere o meglio ancora vedere con che immagine o "vignetta" sdrammatizzerebbe quel "sottilissimo filo" di aspettative che stiamo contribuendo a creare grazie alla sua gentilissima disponibilità!  

Certamente non ci resta che ringraziarla per questa possibilità e per la gentilezza dimostrata verso di noi, in attesa di poterlo fare raccontando le nostre emozioni dopo la lettura del suo libro. A presto!  
« Ultima modifica: 17 Ottobre 2019, 22:10:10 di Fantobelix » Loggato
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