Nel presente volume, Isaac Asimov, lo scrittore di fantascienza più amato dai lettori, compare nella veste di antologista e di storico della fantascienza - nonché in quella a lui congeniale di biografo di se stesso - per presentarci un tipo inedito di fantascienza: la fantascienza delle origini, apparsa sulle riviste specializzate di "science fiction" nel periodo tra le due guerre, e da allora mai raccolta in volume. Isaac Asimov ha letto in gioventù quelle riviste, e ha conservato per più di trent'anni il ricordo dei loro racconti più intaressanti: la scelta da lui effettuata si basa quindi su un rigoroso principio di "nostalgia", sono cioè le storie che più gli erano piaciute. Il criterio è assai personale, ma il risultato è estremamente interessante, e taluni dei racconti presentati da Asimov sono delle vere e proprie riscoperte. Si veda ad esempio come fossero già notevolmente sofisticati i primi racconti di Hamilton o di Simak, o la modernità dello stile di Leinster, in confronto ad altri scrittori degli stessi anni. Gli influssi predominanti, nelle opere presentate da Asimov, sono soprattutto due: Wells e Burroughs. Da Wells discendono direttamente le storie di evoluzione di Hamilton, le avventure sotterranee di Tanner, il Marte di Gallun. Da Burroughs derivano invece le avventure nei mondi microscopici di Meek. Parallelamente a questi due influssi, inizia però un nuovo modo di raccontare totalmente americano che vediamo in Leinster e in Weinbaum e Campbell, ma che iniziava già con Simak. Oltre a essere un importantissimo documento sulla prima fantascienza, questa antologia è anche, tra le righe, la cronaca di come la fantascienza si sia gradualmente liberata dagli influssi ottocenteschi.
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