È ormai un fatto accertato che il fandom italiano vive soprattutto in funzione
di due grandi amori: la presunzione e la necrofilia. Dire quale rivesta maggiore
importarza è difficile, e mi sia concesso di non sbilanciarmi asserendo che entrambi
hanno un loro peso determinante.
La presunzione si esplica, non sempre ma molto spesso, attraverso i giudizi
saccenti del tipo (voi non capite niente, adesso vi spiego io e vi faccio vedere come
sistemo tutto", rivolti in genere agli operatori professionisti del settore fantascienza.
Oltre a ciò, il fan saccente medio capisce sempre le oscure manovre che
stanno dietro le decisioni editoriali, intuisce i veri motivi che hanno spinto un editore
a fare una certa cosa (mentre l'editore, poveretto, si basa su altri; ma è un
ignorante), dimostra una competenza enorme in un campo di lavoro che per lui è
lontano quanto la più remota galassia, e infine si guarda bene dal tenere in considerazione
la professionalità di chi questo lavoro lo fa sul serio (leggi per campare,
non per masturbarsi il cervello). Anzi, il fatto che qualcuno operi nel settore
da, poniamo, un decennio o un ventennio, che magari alcune cosettine le abbia
combinate, che abbia presentato qualche idea nuova sul mercato, è fonte di
sacra indignazione: ma come, sempre lui? E quando crepa?
Eccoci quindi alla necrofilia, che si evince dagli accorati, disperati rimpianti
per le riviste-che-furono-e-non-sono-più, cioe per tutto ciò che è morto, defunto,
kaput. Le riviste e le collane di vario genere che ancora esistono, invece, vanno
prese a pesci in faccia, dato che il loro carattere non mortuorio mal si addice alle
propensioni del fandom.
È quindi con legittimo orgoglio, e con la salda convinzione di dare un piacere
grosso così a tutti i veri fan, che ho l'onore di annunciarvi che questo che avete
fra le mani è l'ultimo numero di Aliens, una delle tante riviste che grazie alle
vostre cure e al vostro affetto cessano le pubblicazioni,
Ciò sarà per voi motivo di feconda soddisfazione. Così come oggi, sulle pagine
delle vostre fanzines, scrivete "ahimè com'era bello ROBOT", e dato che tutti lo
dicono, lo scrivono e lo pensano non si riesce a capire perché mai ai suoi tempi
ROBOT non vendesse le copie necessarie a garantirgli la soprvvivenza (in inglese
esiste una magnifica frase per situazioni del genere: Dov'eri quando avevo bisogno
di te?; così dal mese prossimo potrete scrivere, dire e pensare Ahimè
com'era bello "Aliens", e dignitosamente cullarvi nella convinzione che in Italia
le riviste di sf non sopravvivono.
Giusto, oh quanto giusto. Non sopravvivono perché la necrofilia del vero fan
ne esige la morte. Tanto per fare qualche nome, potrei ricordare altre imprese
notevoli che hanno preceduto "Aliens", nell'assunzione all'empireo dei defunti,
dopo agonie più o meno lunghe: "Oltre il Cielo", lnterplanetn, "Futuro", Gamma,
Fantascienza Ciscato, ROBOT. Non vi bastano? Ho citato solo i casi più
celebri e più riusciti. I cadaverucoli da due soldi persi distrattamente per strada
non si contano, non entrano nella mitologia del fandom. Più che giusto.
Intendiamoci: non è che "Aliens", chiuda per soddisfare le vostre cupe brame.
Figuriamoci. Il fatto è che proprio non vende. È vero, sì, che eravamo partiti dal
presupposto di livelli di vendita modesti, quel tanto che bastava per continuare a
uscire; ma non li abbiamo raggiunti. Avete ragione voi: le riviste, in Italia, devono
morire.
Però, se ci permettete, vorremmo fare una considerazione di qualità sul tipo di
pubblico che in Italia legge sf. "Aliens" è stata accusata di essere una rivista sciocca,
superficiale, ludica (perché infarcita di troppe fotografie), insomma, una delle
tante imprese commerciali, del diabolico Armenia. È stato detto che ci vogliono
articoli (veri), che la sola critica che ha peso è la critica accademica, quella
dura, difficile, il cui linguaggio è penetrabile solo da pochi iniziati.
Allora spiegateci come mai, se siamo tanto commerciali, non vendiamo, E
spiegateci anche come mai Urania sia la pubblicazione da sempre più vituperata
dagli appassionati e al tempo stesso la più venduta, tanto da arrivare a svariate
decine di migliaia di copie la settimana. La cnclusione ci pare ovvia: in realtà,
Urania è ciò che volete, ciò che amate, ciò che bramate. E allora tenetevela.
Ma piantatela, per favore, di insultare Fruttero e Lucentini. Questi due signori
conoscono benissimo i loro polli, confezionano il prodotto tenendolo al livello del
pubblico che lo recepisce, fra alti e bassi più o meno consistenti; e vendono allegramente
ciò che vendono, fanno bene, fanno benissimo.
Unicuique suum, cari amici del piffero.
Quindi, addio. Entriamo nell'olimpo. Ne siamo tutti molto contenti, e certo
voi lo sarete più di noi. Attendo con ansia di leggere sulle più dotte fanzines le
follie che scriverete per spiegare la chiusura di "Aliens"; perché sono già certo di
non averne afferrato i veri motivi, ma ho la certezza matematica che voi mi spiegherete
tutto. Il che mi conforta e lenisce il dolore.
Nel frattempo, a nome dell'editore e mio personale vi porgo un cordiale: "spettabile
pubblico, ci hai rotto i coglioni", e mi firmo,
mortalmente vostro
Vittorio Curtoni