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Discussione: intervista al SETI (letto 979 volte) |
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Re:intervista al SETI « Rispondi #1 data: 23 Aprile 2010, 20:53:27 » |
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Re:intervista al SETI « Rispondi #2 data: 23 Aprile 2010, 21:24:54 » |
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TRE CITAZIONI
[L'intervistatore fa] notare a Davies: "I collaboratori del SETI vanno a lavorare tutte le mattine, passano la giornata ad ascoltare il nulla, e la sera tornano a casa. Non è deprimente?" "Le persone che lavorano al SETI sono molto calme e determinate" risponde. "Ci sono ipotesi da verificare, e i ricercatori ci stanno lavorando". Gli scienziati del SETI riempiono il vuoto delle loro giornate anche mettendo a punto una serie di protocolli da seguire nel giorno in cui riceveranno un segnale dallo spazio. Il protocollo in quel caso non prevede di avvisare i mezzi di informazione o il Governo, ma il direttore dell'Unità operativa post-rilevamento: Paul Davies.
[Davies prosegue] "Pensa se ci rivolgessimo alle Nazioni Unite e dicessimo: 'C'è una comunità aliena che aspetta una risposta dalla Terra, ci pensate voi?'. Naturalmente sarebbe un disastro completo. Qual è l'organizzazione più adatta a rappresentare l'umanità? La Chiesa cattolica? L'Esercito degli Stati Uniti?". Per questo motivo, dice, la scelta più prudente sarà creare una specie di Parlamento della scienza, simile all'organismo che sorveglia le esplorazioni scientifiche in Antartide.
"Una delle prime cose che dovremo comunicare è che non esiste un unico Governo di questo pianeta, un'unica ideologia o filosofia politica; che amiamo la libertà, se non addirittura l'anarchia. Dunque gli alieni dovranno aspettarsi messaggi contraddittori e incoerenti, da esaminare con una certa attenzione... Comunicare tutto questo con la matematica sarà una grande sfida".
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