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Home Forum | La Fantascienza e gli altri generi... | La Fantascienza in Generale | Discussione: intervista al SETI «prec succ»
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  Autore  Discussione: intervista al SETI  (letto 979 volte)
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intervista al SETI
« data: 23 Aprile 2010, 20:49:43 »
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Su Internazionale di questa settimana c'è una lunga intervista a Paul Davies, direttore dell'"Unità operativa post-rilevamento" dell'Istituto di ricerca sulle forme evolute di vita extraterrestre, cioè il SETI.

Sommario: "È un fisico che si occupa di forme evolute di vita aliena. Sarà il primo a comunicare con gli extraterrestri quando ci invieranno dei segnali".

Essendo nato nel 1946, deve avere un'aspettativa di vita piuttosto lunga...
« Ultima modifica: 23 Aprile 2010, 20:50:32 di dhr » Loggato
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Re:intervista al SETI
« Rispondi #1 data: 23 Aprile 2010, 20:53:27 »
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L'intervista è tratta dal Guardian. Testo originale inglese su:

http://www.guardian.co.uk/global/2010/mar/06/paul-davies-aliens-welcome-jon-ronson
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Re:intervista al SETI
« Rispondi #2 data: 23 Aprile 2010, 21:24:54 »
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TRE CITAZIONI

[L'intervistatore fa] notare a Davies: "I collaboratori del SETI vanno a lavorare tutte le mattine, passano la giornata ad ascoltare il nulla, e la sera tornano a casa. Non è deprimente?"
"Le persone che lavorano al SETI sono molto calme e determinate" risponde. "Ci sono ipotesi da verificare, e i ricercatori ci stanno lavorando". Gli scienziati del SETI riempiono il vuoto delle loro giornate anche mettendo a punto una serie di protocolli da seguire nel giorno in cui riceveranno un segnale dallo spazio. Il protocollo in quel caso non prevede di avvisare i mezzi di informazione o il Governo, ma il direttore dell'Unità operativa post-rilevamento: Paul Davies.


[Davies prosegue] "Pensa se ci rivolgessimo alle Nazioni Unite e dicessimo: 'C'è una comunità aliena che aspetta una risposta dalla Terra, ci pensate voi?'. Naturalmente sarebbe un disastro completo. Qual è l'organizzazione più adatta a rappresentare l'umanità? La Chiesa cattolica? L'Esercito degli Stati Uniti?". Per questo motivo, dice, la scelta più prudente sarà creare una specie di Parlamento della scienza, simile all'organismo che sorveglia le esplorazioni scientifiche in Antartide.


"Una delle prime cose che dovremo comunicare è che non esiste un unico Governo di questo pianeta, un'unica ideologia o filosofia politica; che amiamo la libertà, se non addirittura l'anarchia. Dunque gli alieni dovranno aspettarsi messaggi contraddittori e incoerenti, da esaminare con una certa attenzione... Comunicare tutto questo con la matematica sarà una grande sfida".
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