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Home Forum | La Fantascienza e gli altri generi... | Altra SF | Discussione: La “Trilogia Atomica” di Carlo Cassola in Oscar Cult Mondadori «prec succ»
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  Autore  Discussione: La “Trilogia Atomica” di Carlo Cassola in Oscar Cult Mondadori  (letto 184 volte)
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La “Trilogia Atomica” di Carlo Cassola in Oscar Cult Mondadori
« data: 09 Giugno 2023, 10:43:13 »
Cita

Per Oscar Cult, una interessante operazione editoriale.
Pubblicizzata tra l'altro anche sul Blog di Urania: Clicca Qui
e che noi riportiamo nella sua interezza qui:



"Una trilogia esplosiva

E il vento d’estate che viene dal mare intonerà un canto fra mille rovine, […] ma noi non ci saremo”, cantava Guccini nel 1966.

La Trilogia Atomica di Carlo Cassola, scritta una dozzina di anni più tardi, nel 1978, si inserisce nello stesso solco di questo anelito pacifista e ambientalista. Una riflessione sulla vita e sul mondo da parte di uno scrittore, e di un partigiano, che si sente ormai prossimo alla fine del proprio percorso esistenziale. E che sceglie, nonostante tutto, di credere sempre e comunque nella vita.

I tre romanzi che compongono la trilogia, Superstite, Ferragosto di morte e Mondo senza nessuno, hanno avuto una storia editoriale travagliata, tanto che Cassola arrivò alla rottura con il suo editore storico, Rizzoli, che pubblicò solo il primo titolo. Ed è un vero peccato, perché Cassola è un autore importante, che ha avuto un’esperienza di vita incredibile, e questa trilogia del tutto inconsueta per un grande della letteratura nazionale e mondiale, non meritava certo di essere dimenticata.

Per fortuna ci hanno pensato gli Oscar Cult Mondadori, che il 13 giugno di quest’anno finalmente ripubblicano tutti e tre i romanzi, raccolti in un unico volume. Sulla copertina rossa campeggia in primo piano una figura nera e solitaria che raffigura il Superstite, protagonista assoluto del primo romanzo: un… cane!

Lucky, nome chiaramente ironico, è uno dei pochi sopravvissuti all’atomica che ha devastato la Terra, cancellando il suo padrone e tutti gli esseri umani e gli amici animali con cui era solito giocare.

Davanti alla perdita di ogni suo punto di riferimento, Lucky si mette sulla strada come un novello Ulisse, alla ricerca di compagnia: qualcuno per cui valga la pena continuare a vivere. Gli va bene persino un gatto!

E a proposito di cani e gatti, nel romanzo la narrazione del desolante scenario post-nucleare è interrotta spesso e volentieri dalle reminiscenze di Cassola, che rompe la quarta parete per rivolgersi direttamente al lettore, riflettendo sulla propria esperienza di vita in relazione alle vicende narrate, come in questo brano:

Ricordo che al tempo del fascismo con un amico si consideravano fascisti i cani e antifascisti i gatti. Oggi rimetterei la formula in discussione ma è indubbio che il gatto è un asociale. A quel tempo la socievolezza era rappresentata dal fascismo. Chi la rifiutava, fosse pure un egoista integrale come il gatto, doveva essere considerato antifascista.

È il maggior problema che non sia riuscito a risolvere. Mi pare indubbio che la socialità sia indispensabile. Nello stesso tempo va preservata l’individualità, altrimenti tutto si spenge nel conformismo e la creatività scompare per dar posto all’imitazione.

Alla fine, la frattura viene ricomposta dall’amore. Lucky si innamora di un gattino, anche se non può far nulla per impedirne la sofferenza. Può solo restargli accanto e desiderare con tutto il cuore che almeno un po’ di quel male che lo divora da dentro si attacchi a lui invece che alla creatura amata. Tutta colpa degli uomini e della loro stupidità…

Il secondo romanzo della trilogia, Ferragosto di morte, fa un passo indietro nel tempo e ci presenta il punto di vista di un essere umano: Ferruccio Fila, il padrone di Lucky, consapevole del fatto che gli rimangono solo pochi giorni di vita prima di soccombere alle radiazioni.
Ferruccio è a tutti gli effetti un alter ego dell’autore, con i suoi ricordi della Seconda guerra mondiale e soprattutto del Dopoguerra, l’unico altro momento della vita in cui aveva provato un simile scoramento. Un profondo senso di colpa che lo spinge a chiedersi perché “gli altri sono morti quasi tutti e io sono uno dei pochi sopravvissuti.”

Una domanda comune ai reduci di ogni conflitto, che riecheggia temi già presenti nella produzione letteraria precedente di Cassola, affine e parallela al neorealismo, ma molto più interessata all’interiorità dei personaggi, come ne Il giardino dei Finzi-Contini di Bassani.

Mondo senza nessuno, terzo e ultimo romanzo della serie, ci trasporta invece nel futuro, quando anche gli ultimi esseri viventi, le piante, stanno ormai per soccombere a loro volta all’incubo atomico, in uno scenario ancora più estremo e deprimente di quello dipinto dalla canzone di Guccini.

In Noi non ci saremo c’è una fede incrollabile nella vita che vince sempre, superiore e indifferente agli esseri umani. Il romanzo di Cassola, invece, è un urlo di protesta per ridestare le coscienze. Un invito agli uomini del suo tempo a svegliarsi, a cambiare punto di vista e a imparare dalla natura, superando le tentazioni del nichilismo per scegliere sempre e comunque l’amore, inteso come servizio. “Essere per gli altri.” Heidegger contro Schopenhauer.

Anche perché l’unica alternativa alla pace è la mutua distruzione assicurata:

Gli abissi più profondi furono naturalmente gli ultimi a prosciugarsi. Dappertutto la Terra era una desolazione: l’uomo non avrebbe riconosciuto niente, se fosse tornato al mondo. La copriva un fitto pulviscolo. Era diventata come la Luna.

E noi… dove saremo?"
« Ultima modifica: 09 Giugno 2023, 10:45:10 di bibliotecario » Loggato
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...è pieno di stelle!

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Re:La “Trilogia Atomica” di Carlo Cassola in Oscar Cult Mondadori
« Rispondi #1 data: 09 Giugno 2023, 11:56:07 »
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Ottima segnalazione Biblio, il postatomico torna di estrema attualità purtroppo.
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