Anche per quest’anno è finito. Mi riferisco a quello che a mio modo di vedere rappresenta il rito moderno a cui difficilmente ci si può sottrarre e che provoca, sempre secondo il mio personale parere, più stress di quanti benefici si pensi possa apportare. Ce l’ho fatta. Basta con gli orari imposti, con i risvegli in piena notte: ma chi cavolo m’ha spostato il bagno? Oppure, ma come mai e quando sono finito qui? Basta con le odiose e faticosissime visite ai borghi dei dintorni: andiamo a piedi nel pomeriggio, tanto è vicino, solo un paio di chilometri, cosa vuoi che siano! Spesso “pomeriggio” vuol dire letteralmente dopo pranzo, ovverosia vuol dire con la pancia piena di tutto quello che ti sei incorporato al buffet freddo: due piattini concavi di robba, ma riempiti con nonchalance e discrezione; pancia piena di tutto quello che ti hanno rifilato subito dopo: torta, gelato, caffé e ammazza caffé compresi; metta, metta pure. Ancora due patatine? Certo, si sciolgono in bocca, complimenti al cuoco.
      Faticosamente arrivati alla meta, col sole che dardeggia impietoso, con l’alluce che va a strisciare sempre più dolorosamente sulla ciabatta nuova, senza il berrettino che hai lasciato in albergo, bagnato di sudore e di polvere di sabbia calpestata e sollevata nei decenni dagli inutili pellegrinaggi di tanti pirla come te, ti accorgi che lì non c’è niente se non moderne case dormitorio o da vacanze e assolata spiaggia libera. Ti aspetti un miraggio tra la sabbia rovente e tremolante, ma manco quello. Qualcuno dice: là c’è una chiesa, andiamo a vedere; una chiesa peraltro moderna e deserta a quell’ora come tante altre. Ma come mai non c’è più niente? Ma non c’è il centro “storico”? Ti vien voglia di azzannarla alla gola; ma che centro storico vuoi che ci sia tra le case costruite l‘altro ieri? Trafelato e stordito, vedi, ad almeno mezzo chilometro di distanza in linea d’aria, in ripida salita e semi nascosto dalle villette, un complesso-eremo-monastero o chessò io. Preghi in silenzio che non lo vedano, guardi da un’altra parte, cerchi disperatamente di sviare l’attenzione parlando d’altro. “Qui non c’è niente“, senti dire; musica per le tue orecchie… “Torniamo indietro“, qualcun altro suggerisce. Ci si avvia. E’ fatta pensi. Non vedi l’ora di essere in albergo sotto la doccia e di dimenticare quel giorno terribile.
      Ma nonostante il caldo torrido e il sudore, il sangue ti si gela nelle vene all’improvviso. Qualcun altro guardando verso il monastero esclama, come se avesse scoperto di nuovo la penicillina: “è quello cos’è?” L’hanno visto. Ti senti perduto e ti rassegni al destino crudele del momento. Piangi senza ritegno ma sempre sorridendo, tanto, chi vuoi che veda le lacrime tra tutto quel sudore… Dite che quanto ho scritto sia fuori tema? Forse… A mia discolpa posso soltanto dire che sono circondato dai miei libri e se appoggio le spalle sulla sedia, con lo sguardo li abbraccio tutti!

      Cordialità finalmente casalinghe,

                 Den Heb            

Pur non sminuendo nemmeno minimamente il lavoro di ciascuno di noi, penso che nel tuo caso non si discuta. Per il lavoro che fai e per le condizioni in cui lo espleti, sulle tue meritate e sacrosante vacanze c’è davvero poco da scherzare.

      Cordialità,