Con mia grande (viva e vibrante direbbe qualcuno) soddisfazione la disposizone interna di questo numero mi consente di limitare l'editoriale a poco più di un paio di pagine compresse, cosa questa che da qualche tempo non mi capita e che viene incontro alla mia innata pigrizia. Quindi procediamo spediti: Allons-y! Strane creature, in questo decimo numero, creature perdute nelle nebbie della storia. creature sperimentali, esseri umani a cui il proprio potere o il proprio destino su questo o su di un altro pianeta impone cambiamenti e scelte... 11 pe..o di apertura, andato a Brace Sterling, ci conduce nelle terre dell'Orrtremer, nome con cui si indicavano i territori della Terrasanta sotto il dominio dei Crociati. Nel suo The Blemmye's Stratagem Sterling recupera le atmosfere del racconto pale esotico e ci regala un pezzo di bravura in cui prende vita davanti ai nostri occhi una Terrasanta crepuscolare, territorio di spoliazione e conquista, sulla quale aleggia perenne un velo di nostalgia e leggenda e nella quale si muovono personaggi nitidi e fortemente caratterizzati: un arabo dai multiformi talenti, una donna volitiva che ha saputo vincere ogni orrore di una vita aspra e difficile e una figura mitica delle cronache di viaggio dell'antichità, il Blemmye, uomo appartenente ad una razza ormai perduta vagheggiata e descritta dai viandanti d'Outremen I Blemmye erano una popolazione nomade della Nubia, regione che si estende dalla prima alla quarta cateratta del Nilo comprendendo l'Egitto meridionale e il Sudan settentrionale. Si hanno notizie di questa popolazione da autori dell'antichità e Plinio il Vecchio (23-79) nella sua Naturalis Historia ne riporta una descrizione dai tratti leggendari: "Si dice che i Blemmye non abbiano il capo, e che abbiano la bocca e gli occhi nel petto. "Altro riferimento al Blemmye si trova nella Chorografia del geografo romano Pomponio Mela (Primo Secolo D. C.) che dice: "1 Blemmyae non hanno teste, ma hanno le facce sul petto" ("Blemys capita absunt, vultus in pectore est". Chorographia I, 8. 48 ed.Frickt...
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