Area Sito

 
Urania

Cambia Area DB:

» HELP HomePage «
» Forum
» Cerca
 
  

Database

 
» Database Collane UM
» Autori
» Tags
» Novità
» Le Interviste di UM!
» Wanted !!!
» Scambio/Vendita
» La Compagnia del Ciclo
» Giudizi/Commenti
 
  

Utenti OnLine

 
Lucky Vedi il profilo utente Amico di Urania Mania
Visitatore Visitatori(124)
 
  

Classifiche

 


 
  

URANIA Mondadori

 

 
  

Le figlie di URANIA

 

 
  

Ricerca Libri

 
Inserisci i dati:
Numero:
Titolo:
Tit.Orig.:
Autore:
Editore:
Trama:
Relazione:
 
  

Links utili

 
 
  

Contatti

 
Amici di UraniaMania
Lo Staff di
Urania Mania
Lo Staff onorario di
Urania Mania
 
  
 

Galassia - La Tribuna - Scritta Galassia stretta

 
 
Codice:2860      
 
Piace a 1 utente
Non piace a 1 utente
Media: 6.00
 
N. Volume:   45
Titolo:   L'ultima fortezza della Terra
Autore:   A. E. VAN VOGT (ps. di Alfred Elton VAN VOGT)
   Traduzione: Lucia MORELLI
   Copertina: Rocco BORELLA
 
Data Pubbl.:   1 Settembre 1964 ISBN:    non presente
Titolo e/o Data Orig.:   Earth's Last Fortress, 1960
Note:  
 
Genere:   Libri->Fantascienza
 
Categoria:   FANTASTICO Rilegatura:   Brossura
Tipologia:   Principali Dimensioni:   124 x 184
Contenuto:   Romanzo  N. pagine:   224
 
 
  Ultima modifica scheda: zecca_2000 14/01/2019-09:53:53
 
   
 

 
 
È ormai una regola normale che i romanzi di Alfred E. Van Vogt abbiano una sorte movimentata, e L'ultima fortezza della Terra non fa eccezione. Van Vogt ne scrisse una prima stesura nel 1942, con il titolo Recruiting station (Centro reclutamento) e l'inviò a Campbell, il direttore di Astounding. Il breve romanzo venne pubblicato, ottenne un buon successo di pubblico: qualche anno dopo, nel 1950, venne pubblicata una versione, intitolata Masters of Time (I signori del tempo) in un volume della Fantasy Press che includeva un altro romanzo breve, The Changeling (quest'ultimo, a sua volta, doveva essere ripreso, manipolato e integrato da Van Vogt, completato con l'inserimento di altri racconti, tra cui il noto The engine, e ribattezzato The Beast). Dopo l'edizione della Fantasy Press, la storia di Norma Matheson venne ripubblicata nel 1960 da Ace Books, una delle più popolari collane americane specializzate, con il titolo Earth's last fortress, dopo che Van Vogt l'aveva attentamente riveduta, trovandosi tuttavia nella necessità di ritoccarla soltanto in alcuni particolari di poco conto — soprattutto per quanto riguarda l'epoca in cui gli avvenimenti descritti dal romanzo hanno inizio. In verità, se molte cose si possono dire pro e contro la produzione di Van Vogt, è indiscutibile che le sue vicende sono così abilmente avulse dalla realtà contemporanea e così abilmente integrate in un tessuto temporale vicino all'assoluto che ben difficilmente invecchiano; e quindi escludono la necessità di massicce operazioni di rammodernamento e di restauro. Earth's last fortress, modificato in non più di cinquanta parole rispetto alla sua precedente versione non denuncia affatto la propria età: una volta che si accetti come base la fervida fantasia vanvogtiana, questo romanzo — come del resto gli altri dello stesso autore — è completamente autosussistente; mentre la produzione di altri scrittori, ad esempio il più ortodosso e più famoso Heinlein, risente, almeno in una certa misura, dell'usura del tempo, ed è sempre agevole da «datare». Assolutamente vanvogtiano nel suo ambizioso impegno di descrivere eventi ciclopici, guerre che hanno per posta la distruzione o la conservazione dell'universo, forze ipotetiche, affascinanti quanto improbabili, esseri e macchine dotati di facoltà inimmaginabili, L'ultima fortezza della Terra, rimane tuttavia un esempio abbastanza infrequente nella produzione di Van Vogt. Innanzi tutto, protagonista una donna, Norma Matheson. Altre volte Van Vogt ha creato ruoli importanti per i suoi personaggi femminili; Innelda, Gloria Cecilia, Ineznia, donna Lydia hanno parti-chiave in alcuni dei suoi romanzi più celebri, ma pur sempre accanto a protagonisti maschili. Norma Matheson, invece, è una protagonista assoluta e, a differenza delle sue consorelle, non è una personalità orgogliosa e inflessibile, degna paredra dei consueti superuomini vanvogtiani, ma una creatura sconfitta, che si presenta a noi sull'orlo d'un suicidio che però non oserà compiere e che, poco prima della conclusione, punterà tutto il suo potere incredibile, indesiderato e tremendo, sul solo scopo di richiamare a sé, attraverso quadrilioni di anni, l'uomo che ha oscuramente e umilmente amato e del quale invoca la vicinanza e la protezione. Sgomenta, disperata, incerta, femminilmente timorosa della minaccia che i Gloriosi fanno incombere su di lei — e Van Vogt sfoggia qui un sottile e felice intuito psicologico, escogitando un magico ringiovanimento come premio per l'acquiescenza ai voleri dei «signori del tempo» e un magico invecchiamento come punizione per le istintive, insensate ribellioni — eppure vagamente e cocciutamente tesa verso la realizzazione del suo semplice ideale, Norma Matheson è probabilmente la più vera e la più attraente tra tutte le eroine di Van Vogt: accanto a lei, Jack Garson ha già i freddi sbigottimenti e la razionalità distaccata dei futuri eroi positivi vanvogtiani, inconsciamente crudeli, e il dottor Leli anticipa i futuri eroi negativi, infatuati nei loro sogni di ciclopica egemonia: ma Norma Matheson è rimasta unica. Un'altra caratteristica particolare di questo romanzo — in tutte le sue versioni, derivate da una comune base vecchia ormai di più di venti anni — è il suo linguaggio: più fresco e più vivido, più movimentato ed elegante, che successivamente doveva purtroppo smussarsi piegandosi in formule più prevedibili, forse a causa dell'usura provocata da una produzione massiccia, per venire compensata, almeno in parte, da una più pirotecnica inventiva, da una vertigine più febbrile di trovate suggestive.