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Galassia - La Tribuna - Scritta Galassia stretta

 
 
Codice:2858      
 
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Media: 8.00
 
N. Volume:   43
Titolo:   Redenzione immorale
Autore:   Philip K. DICK (ps. di Philip Kindred DICK)
   Traduzione: Lucia MORELLI
 
Data Pubbl.:   1 Luglio 1964 ISBN:    non presente
Titolo e/o Data Orig.:   The Man Who Japed, 1956
Note:  
 
Genere:   Libri->Fantascienza
 
Categoria:   FANTASTICO Rilegatura:   Brossura
Tipologia:   Principali Dimensioni:   124 x 184
Contenuto:   Romanzo  N. pagine:   224
 
 
  Ultima modifica scheda: zecca_2000 11/01/2019-15:31:50
 
   
 

 
 
Philip K. Dick è, probabilmente, l'autore più brillante che la science fiction americana abbia espresso nell'ultimo decennio. Vi sono, naturalmente, scrittori anche superiori a lui, come Walter Miller jr. e Kurt Vonnegut jr. che si sono compiutamente affermati nei tempi più recenti, ma mentre il contributo di Vonnegut e di Miller è piuttosto sporadico (Vonnegut ha scritto tre soli anche se magistrali romanzi di sf e non più d'una dozzina di racconti in questi dieci anni, mentre Miller ha creato un capolavoro — Un cantico per Leibowitz — qualche bel racconto e altri molto meno belli, appesantiti da una certa prolissità), Dick è un rifornitore costante e prolifico. Racconti e romanzi, che recano sempre l'impronta d'una personalità originale e irrefrenabile — The defenders (I difensori), Autofac, The eye in the sky (L'occhio nel cielo), Solar Lottery (Il disco di fiamma), Dr. Futurity (Il dottor futuro), l' ancora inedito The world Jones made, e questo originale e potente The man who japed — hanno contribuito a costituirgli una solida fama, coronata dalla vittoria di un altro romanzo — potente e originale — nel Premio Hugo 1963: The man in the high castle.
Un po' tenuto in disparte, nel pantheon personale di molti lettori antesignani, ancora vincolati dall'abitudine a considerare tra i grandi soltanto gli autori che più li impressionarono alla prima apparizione della science fiction in Italia — e che in molti casi erano d'oro autentico, in qualche altro solo di ben imitato orpello — Dick ha fatto presa soprattutto sui giovani che hanno scoperto la science fiction soltanto in questi ultimi tempi. Negli Stati Uniti, invece, bastò l'apparizione di Solar Lottery (che pure concludeva una impostazione rivoluzionaria con una trovata un po' fiacca, dovuta alla non ancora perfetta esperienza dell'autore) per mettere in moto i recensori e i critici più famosi. Già sappiamo che Anthony Boucher ha definito la sua narrativa il frutto di « una fertile intelligenza speculativa... più l'agghiacciante simbolismo dell'incubo assoluto ». Damon Knight, che è forse il critico specializzato più celebre del mondo, ha detto di lui: «è come se Robert Sheckley si rivelasse improvvisamente una combinazione di Alfred Bester, Henry e Katherine Kuttner e A. E. Van Vogt ». H. H. Holmes, scrivendo su un importante quotidiano, il New York Herald Tribune, ha definito la sua opera « elaboratamente eccitante come il miglior Van Vogt... con l'aggiunta d'un tocco di C. M. Kornbluth». Commenta a sua volta Donald A. Wollheim (il quale, oltre ad essere autore di numerosi ottimi romanzi per ragazzi apparsi anche in Italia, dirige con successo una delle più diffuse collane di volumi di fantascienza degli Stati Uniti ed ha curato numerose e quotate antologie) che Dick non è soltanto una combinazione dei meriti altrui, ma uno « scrittore nuovo veramente grande per meriti propri ». E questo è forse il giudizio più centrato: così come questo romanzo, Redenzione immorale, costituisce la prova dell'appassionata violenza ideologica del Dick e della sua originalità. Il mondo in cui si muove il protagonista, Allen Purcell, è quello della Redenzione Morale, che dopo la catastrofe d'un conflitto ipotizzato nel nostro secolo ha ricostruito il benessere o per lo meno le condizioni di sopravvivenza per l'umanità, imponendo tuttavia, come scotto, una pesante e forzosa concezione morale, derivata dai peggiori atteggiamenti fanatici del protestantesimo. Obbligati a conformarsi a un paradigma di noiosa virtù, sottoposti alla tirannia di spietate guardiane di caseggiato, incrocio tra le più pettegole portinaie della letteratura e la tragicomica istituzione totalitaria dei capi-fabbricato, gli abitanti di questo mondo non hanno altra scelta che annoiarsi dignitosamente, lavorando nei rispettivi impieghi e poi occupando le ore libere in passatempi istruttivi, andando a letto a ore da neonati: la pena per chi infrange le regole della Remo non è, naturalmente, cruenta, e non potrebbe esserlo in questo mondo: ma è sottilmente feroce. La perdita dell'appartamento d'una sola stanza così difficile da conseguire, costituisce lo spettro costante, il deterrente che lega uomini, donne e bambini all'acquiescenza più supina. Il contraltare di questa felicità forzata è la Casa di Salute Mentale, una potente organizzazione-ombra, che per reazione trasporta quanti le si rivolgono su un pianeta di comodità, di lusso e di ozio. Ma Allen Purcell, che rifiuta inconsciamente gli schemi della Remo e non sa adattarsi alla passiva esistenza dell'Altro Mondo, è l'eccezione che rompe l'equilibrio manicheistico di questo mondo: o almeno tenterà di farlo. E tenterà con un'arma inattesa e inimmaginabile: con l'umorismo e con il sarcasmo, ormai inesistenti nell'una e nell'altra metà del mondo della Remo. La beffa finale, destinata a scrollare alle fondamenta l'omphalos del sistema, è una delle trovate più cattive ed esplosive della narrativa di fantascienza. L'inventiva di Dick è qui accuratamente imbrigliata per offrire un effetto di massima plausibilità, e raggiunge talvolta la sua abituale atmosfera d'incubo per mezzo di inquadrature semplici, quasi dimesse, e forse per questo tanto più suscettibili di essere sentite come altamente probabili dal lettore: l'ossessione degli assassini autorizzati di Solar Lottery, gli orrori della casa divoratrice di The eye in the sky, la civiltà invertita di Dr. Futurity, in cui guarire un malato è un delitto, sono in un certo senso eguagliati dall'incubo domestico delle riunioni di caseggiato del mercoledì, quando l'inquilino imputato di avere leso la morale si trova davanti a un accusatore senza volto, e cerca di sfuggire alla morbosa curiosità dei moralissimi concittadini e al rischio di perdere il prezioso alloggio. Un altro non indifferente segno dell'originalità di Dick sta poi in questo: nella marea di romanzi e racconti — spesso eccellenti — in cui autori famosi fanno, attraverso lo specchio deformante d'un ipotetico futuro, il processo alla realtà di oggi, Dick ha il coraggio di insinuare che, in fondo, il mondo attuale non è poi tanto orrendo, che le soluzioni estremistiche sono sempre eccessive, sia quella che impone lavoro, sacrificio e ipocrisia in nome della Remo sia quella che concede lusso e ozio indiscriminato nell'Altro Mondo. La società cui Allen Purcell più o meno inconsciamente aspira e che cerca di restaurare attraverso la beffa è il mondo di oggi, con le sue contraddizioni ma con le sue libertà, con i suoi squilibri ma con le possibilità che offre all'individuo capace e autonomo. E sotto questo punto di vista, Redenzione immorale è anche, in un certo senso, un atto di fiducia nell'uomo di oggi e nelle sue qualità migliori.