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Home Forum | La Fantascienza e gli altri generi... | La Fantascienza in Generale | Discussione: Il mio problema con Simak «prec succ»
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  Autore  Discussione: Il mio problema con Simak  (letto 822 volte)
lolinhozzo


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Il mio problema con Simak
« data: 15 Aprile 2009, 11:22:54 »
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Un paio d'anni fa ho letto "Il papa definitivo" di Simak. Mi era piaciuto moltissimo, anche se avevo trovato il finale "un po' frettoloso". Poi ho letto "La casa dalle finestre nere" e mi sono entusiasmato.   

Poi ho letto "Il pianeta di Shakespeare", "L'anello intorno al sole" e i racconti di "Sette ombre azzurre". Carini, anche se ho cominciato a pensare che il Nostro iniziava a essere un po' troppo "nostalgico-dei-bei-tempi-andati-quando-il-mio-vecchio-faceva-il-contadino-ed-eravamo-tutti-più-poveri-ma-più-genuini-e-quindi-era-meglio" per i miei gusti.

I problemi per me sono iniziati con quello che è considerato il suo capolavoro, "Anni senza fine (City)": una rottura di balle infinita, anzi un massacro dei "cosiddetti" (peggio di Tafazzi con il bottiglione d'acqua di plastica). Ce l'ho lì da un anno e non riesco a leggere le ultime 40 pagine: ogni riga è una sofferenza. Tra 'sto benedetto Jenkins e 'sti malefici cani parlanti mi sono quasi ammazzato di noia.
Qualche giorno fa mi son detto: proviamoci ancora, e ho iniziato a leggere "Infinito". Un altro masso pauroso. Noia mortale bis.
  

Ma che succede, mi son detto: ho cambiato gusti letterari? Simak da prediletto mi è diventato in quattro e quattr'otto un macigno? Com'è possibile?

E HO INVESTIGATO.  

La conclusione a cui sono giunto è che FORSE il problema non è il sottoscritto, né tantomeno Simak. FORSE IL PROBLEMA E' LA TRADUZIONE. I primi erano tradotti dalla Roberta Rambelli e da Beata Della Frattina, quelli che mi hanno smassacrato son tradotti da Ugo Malaguti. Allora, forse il problema è Ugo Malaguti.

Credevo che per leggere con un minimo di piacere i libri della Libra/Perseo fosse sufficiente ignorare i pomposi e compiaciuti redazionali e gli imbarazzanti editoriali... e invece no. Bisogna anche controllare chi è il traduttore. Perché, forse, l'Uomo può essere anche capace, con le sue traduzioni, persino di rovinare un buon romanzo.

Voglio provare con una controprova: cercherò per "City" di procurarmi anche la traduzione di Giorgio Monicelli, e se riesco anche l'edizione in inglese per un confronto. Purtroppo l'unica traduzione italiana di "Infinito" esistente è la malagutiana.
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Re:Il mio problema con Simak
« Rispondi #1 data: 15 Aprile 2009, 13:58:50 »
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Ciao,
come ho avuto modo di scrivere nella mia rubrica, Simak è stato il mio grande amore di gioventù, un amore iniziato leggendo "L'ospite del senatore Horton" e proseguito poi negli anni proprio con "Anni senza fine", un amore che mi ha permesso di perdonargli diverse nefandezze come ad esempio "Mastodonia" o "L'immaginazione al potere"...
Sono propenso a darti ragione sul fatto delle traduzioni, proprio perchè alcune sue opere universalmente considerate "capolavori" mi hanno lasciato un po' perplesso e mi riferisco soprattutto al confusissimo "Oltre l'invisibile"... essendo UManiaco dalla testa ai piedi, tuttavia, sinora non ho mai avuto nemmeno il pensiero di leggere edizioni diverse da quella Mondadori/Urania, ora però dopo aver visto quello che scrivi mi sorge un piccolo dubbio e farò caso a chi ha tradotto l'opera.
Il discorso traduzioni però regge solo fino ad un certo punto, credo infatti che molto dipenda anche dai gusti personali e dalla loro evoluzione nel corso degli anni. Per Simak poi la discordanza dei pareri sembra la regola: personalmente ho apprezzato molto opere come "L'anello intorno al sole" e "La strada dell'eternità" mentre altri le hanno irrimediabilmente stroncate... al contrario ho visto gente (non sei l'unico) apprezzare tanto "La casa dalle finestre nere" che a me è parso poco più di una favoletta. Non so quanto le traduzioni possano influire in questi casi; è molto più probabile che i temi da lui sviluppati ed incentrati prevalentemente sul "nostalgico-dei-bei-tempi-andati-quando-il-mio-vecchio-faceva-il-contadino-ed-eravamo-tutti-più-poveri-ma-più-genuini-e-quindi-era-meglio" () alla lunga possono risultare pesanti e far apprezzare meno alcuni libri...
Non ti nego poi che alcuni romanzi di Simak letti e apprezzati in gioventù ("Pellegrinaggio vietato" tanto per citarne uno), rileggendoli mi sono sembrati delle ciofeche assurde degne di una squadra di Tafazzi completa di riserve, allenatore, mascotte e magazzinieri...
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Re:Il mio problema con Simak
« Rispondi #2 data: 15 Aprile 2009, 19:17:09 »
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Concordo con Lolinhozzo sull'importanza delle traduzioni.

La cosa diventa particolarmente critica quando il traduttore in questione si mette in testa di "arricchire" arbitrariamente e di proprio pugno l'opera originale.

Mi accorsi della cosa circa 20 anni fa, quando mi insospettii a causa dell'enorme differenza di volume tra le edizioni Mondadori e quelle della casa bolognese che potevano essere solo parzialmente giustificate dai tagli che in passato erano in voga presso Urania e dintorni

Simak e Williamson erano tra i miei autori preferiti dunque acquistai alcune edizioni originali ed ecco scoperto il motivo di molte anomalie.

Certi infiorettamenti, circonlocuzioni o talvolta anche periodi interi, uscivano esclusivamente dalla penna del traduttore.

Insomma, se a volte da una parte si tagliava altre volte dall'altra parte si gonfiava.

A me Simak piace, non sempre mantiene i suoi livelli migliori ma per alcune delle sue cose resta sempre catalogabile tra i grandi.

Gort
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lolinhozzo


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Re:Il mio problema con Simak
« Rispondi #3 data: 15 Aprile 2009, 23:12:40 »
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Ciò che guasta "Anni senza fine" rovinando completamente questo libro sono questi assurdi, stucchevoli, ridondanti sproloqui condotti in terza persona in cui vengono esposte in maniera contorta le deduzioni e le controdeduzioni mentali dei personaggi (a un certo punto al lettore viene da pensare che l'unica cosa che succede in questi racconti è che i personaggi pensano!). Il punto è che sono anche ripetitivi: un punto di vista oppure un'opinione o una deduzione sono spesso ripetuti più e più volte di seguito.

Inizio a pensare che siano proprio questi passaggi a costituire, per così dire, le interpolazioni - diciamo più prosaicamente: aggiunte ingiustificate - gratuite da parte del traduttore di cui parla Gort.

Guarda caso analoghi passaggi ridondanti (sempre questi lunghi monologhi interiori in terza persona dei personaggi) "infestano" un'altra opera tradotta da Malaguti che ho letto: "Sabbie, tempeste e pietre preziose" di Cordwainer Smith.
Francamente, mi chiedo cosa diavolo passasse nella testa di quest'uomo mentre traduceva (o meglio, riscriveva).


Ora voglio fare questo confronto. Il volume 6 (quello dedicato al 1944) delle "Grandi storie della fantascienza" curate da Asimov contiene ben 3 dei racconti che compongono "Anni senza fine": voglio confrontare frase per frase questa traduzione con quella di Malaguti. Sono curioso di vedere cosa vien fuori.
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