«Ciao.»

«Ciao. Come al solito?» disse chinandosi a posare la pallina sul tee.

«Al solito! Palle nuove a ogni buca e bevuta finale. Chi perde paga.»

«Va bene, cominciamo!»

Un piccolo waggle per sciogliersi, takeaway lento, braccio sinistro disteso ma non rigido, pivot ampio e stabile... insomma il solito swing.

La pallina, perfettamente colpita si librò alta per poi atterrare al centro del fairway.

«Stavolta tieni pronto il portafoglio!» disse mentre l’altro si apprestava ad effettuare il suo colpo di partenza.

Altro splendido swing, altra palla in centro pista.

«Vedremo, vedremo.» rispose, e si avviarono entrambi.

Iniziavano tutte così le partite, da tempi immemorabili ormai.

E anche quella volta, tra colpi più o meno brillanti, putt lunghi imbucati e corti sbagliati, giunsero all’ultima buca.

«L’ipotesi dell’universo ciclico sembra essere, tuttora, quella più convincente.» continuò il relatore cambiando i lucidi. «Pensiamo che, alla fine del ciclo espansivo, per l’azione progressiva della forza di gravità, interi ammassi di galassie si riducano a una specie di “brodo” neutronico che finisce inevitabilmente per collassare, generando quelli che possiamo definire “superwormhole”. Tanto per esemplificare,» Cambio di lucido. «Abbiamo individuato ben diciotto di questi super buchi neri nei pressi della nostra galassia. Ma altri potrebbero essere ovunque, nell’universo. Agendo sequenzialmente, potrebbero assorbire tutta la materia esistente, raggiungendo, alla fine, un nucleo supercompresso ed instabile, una condizione che secondo alcuni somiglierebbe a quella di poco precedente al big bang.» Altro cambio di lucido. «Ma a questo punto rimane il vero problema: come si rimette in moto il meccanismo? Quale sarebbe, diciamo, la scintilla della nuova “esplosione primordiale”? Dovremo riflettere ancora molto su questo punto.»

«Ma dove l’hai trovata quella pallina? Verde e azzurra, mai vista una così!» disse cercando di distrarre l’avversario.

L’altro non si scompose. Aveva letto bene la pendenza e colpì la sfera con movimento lento, tenendo la testa del putter bene in linea... e imbucò!

L’insolita pallina scomparve nella diciottesima buca con un flebile risucchio.

«Mi è sembrato di sentire un grido.»

«Io non ho sentito niente. Te lo sei sognato.» rispose il vincitore.

I due si strinsero la mano senza aggiungere altro e si avviarono verso il club house.

«Alla tua!» brindò con sogghigno ironico il vincitore.

«Beh, spero almeno di non dover aspettare altri diciannove miliardi di anni per la rivincita.»

«Perché, che fretta c’è?» fece l’altro sorseggiando il daiquiri alla frutta.

«Guarda, si è fatto buio.»

«Hai ragione. Fai luce, per favore!»