16 Settembre 2018, 18:35:43Commento scritto da galions
Voto: 6.00
Se mi attenessi alla storia narrata in questo romanzo non avrei molto da aggiungere ai giudizi positivi espressi da molti altri recensori.
Tuttavia scrivo questa nota per dire che non ho saputo sorvolare su un dialogo in un momento topico del romanzo.
Il protagonista trova ad un certo punto il coraggio di dichiararsi alla sua compagna di sventura e questa sembra contraccambiare i sentimenti del suo spasimante.
Il proposito è ottimo, visto che la popolazione umana è decimata ed è per la stragrande maggioranza rimasta cieca dopo aver assistito all'evento che apre il romanzo.
I due protagonisti invece godono ancora di salute perfetta e vedono benissimo perchè per cause diverse hanno mancato l'evento iniziale.
Ma qual'è la preoccupazione della ragazza?
Convinta di dover dividere il suo futuro compagno con altre donne per esigenze di ripopolamento evidenzia questo aspetto al protagonista incredulo e scandalizzato.
Ebbene lei esclama convinta:'Vuol dire che non mi ami a sufficienza da prendere anche altre due donne pur di avermi?'
E questo è decisamente uno dei dialoghi più stupidi ed improbabili che siano mai stati scritti.
Ho terminato la lettura con il ricordo di questo dialogo idiota e non ho potuto separarlo dal giudizio finale.
 
23 Giugno 2014, 23:05:24Commento scritto da PabloE
Voto: 8.00
I Cavoletti di Bruxelles distruggeranno la civiltà (forse)

Wyndham sa scrivere, lo capisci fin dall'incipit. Ciò che non capisci per un po' è il collegamento trifidi - "cometa", ma a posteriori è tutto più chiaro considerando che il 90% della SF di quegli anni è pervasa dalla minaccia della guerra fredda. E poi i trifidi. Questo è il secondo romanzo apocalittico di fila che leggo dopo Gomorra e dintorni: quattordici anni prima di Disch anche Wyndham appioppa l'aggettivo catastrofico a dei vegetali. Sarà qualche trauma infantile dilagante, magari le mamme dell'epoca costringevano i figli a mangiare i cavoletti di Bruxelles. Fatto sta che far diventare delle piante artefici - termine improprio per i trifidi - di un'apocalisse ha i suoi perchè: senza dubbio psicologicamente per il lettore per il quale i vegetali sono sempre stati innocui (il pericolo si annida dove meno te l'aspetti), in secondo luogo per le motivazioni che hanno portato i cavoletti di Bruxelles a costituire una minaccia per l'Uomo (l'estraneo, l'alieno in Disch, praticamente il contrario in Wyndham). In un romanzo apocalittico l'obiettivo deve giustamente focalizzarsi sulla psicologia dei personaggi, ciò che interessa è come reagirebbe un uomo in un mondo che da un momento all'altro non è più il suo, come cambiano la morale e l'etica, come cambia la società. Qui Wyndham è meno duro di Disch, meno cinico, ma fortunatamente non buonista nè moralista (paragone valido anche per il finale). Fin qui ho esageratamente posto al centro dell'apocalisse i trifidi più che altro per paragone spontaneo con Gomorra e dintorni. Wyndham, al contrario, fa capire bene quale sia la vera catastrofe per l'Uomo: la cecità. E voglio sottolineare come a ogni pagina l'autore inglese riesca a convincerci sempre più di quale sia la vera minaccia. "Perchè allora lo scrivi solo alla fine?" Perchè tutti iniziamo a leggere con delle convinzioni errate (non che i titolisti mondadoriani aiutino - L'orrenda invasione, ma davvero?) invece dovete leggervi 'sto romanzo e vedrete come Wyndham vi farà cambiare prospettiva.
 
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