19 Settembre 2010, 23:49:35Commento scritto da belvas
Voto: 7.00
  una pianta prodotta dalla variazione genetica o importata dall'esterno dall'asteroide di Tunguska viene portata in una grande città per errore e di comincia a propagarsi fino a rendere dura la vita a dei villeggianti su una isola sperduta della Scozia, le piante sono carnivore e si cibano di sangue, ma è soprattutto l'acqua di mare a nutrirle, solo il fuoco da un minimo di sollievo ai malcapitati, ma la diffusione della pianta continua, fino a quando?
Il romanzo si chiude cosi, nella ennesima catastrofe a sfondo botanico, questa storia brilla di luce propria, per tensione e dettagli e verosimiglianza da farmi condividere i giudizi che ho letto nei vari forum.
Peraltro la ottima scrittura, cosa che nella fantascienza è merce rara, lo rende gradevole
 
20 Dicembre 2008, 09:28:05Commento scritto da maxpullo
Voto: 6.50
Difficile credere che un libro senza capo nè coda possa essere appassionante, eppure a volte può capitare.
Questo romanzo di piante assassine, a mio avviso, non ha nè un vero e proprio inizio, nè una conclusione definitiva: a parte poche congetture ed ipotesi, infatti, nulla si sa o viene spiegato circa la genesi dei mostruosi vegetali ed anche la conclusione, nonostante la notevole lunghezza della narrazione, arriva bruscamente e lascia all'intuito del lettore la comprensione di cosa accadrà in seguito, secondo il peggior costume di molti horror cinematografici.
A rendere ancora peggiore il quadro, ad un certo punto non si ha più traccia dei membri della spedizione scientifica con cui la vicenda era iniziata e la storia, iniziata con due vicende parallele, ne porta avanti solo una, segno di trascuratezza e di poco rispetto per il lettore attento.
Ma nonostante questi irritanti particolari non si riesce a bocciare del tutto questa storia, innanzitutto perchè Charles è riuscito, in questo romanzo fiume, a far rivivere magistralmente l'incubo dei letali Trifidi e secondariamente perchè è riuscito ad infondere alla storia stessa un ritmo sorprendente, capace di tenere il lettore incollato alle pagine, con il fiato sospeso, fino alla conclusione.
Le descrizioni dell'isola di Lairg e la capacità dell'autore di rendere tangibile la drammaticità di alcune sequenze come ad esempio quella della tragica conclusione della tappa migratoria degli uccelli e dell'assedio al cottage fanno infine guadagnare parecchi punti alla storia e quasi ribaltano il verdetto finale: a mio modesto avviso, con un minimo di sforzo in più nella cura di alcuni particolari, questo poteva davvero essere uno dei capolavori della collana; così è solo un romanzo discreto, da annoverare tra quelli che urania ha dedicato alle mostruosità vegetali.
 
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