16 Novembre 2014, 01:05:37 | Commento scritto da doge |
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Dunque...il racconto sarebbe bello di per sè..la trama è interessante...ma non mi è piaciuto come il tutto sia tirato per le lunghe...come il protagonista maschile sembra non afferrare ciò che è ovvio(per quanto possa essere incredibile),come questo mondo esista ma poi non viene spiegato il perchè e il percome è cosi(non ha senso costruire un mondo-macchina)..insomma,manca qualcosa,mancano i colpi di scena,mancano le spiegazioni,manca perfino un finale decente...un 6,5 è il max che gli dò(almeno la lettura non è pesante..) | |||||||
15 Novembre 2014, 21:28:58 | Commento scritto da grifone58 |
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Personalmente non mi ha entusiasmato, anche se riconosco che l'idea di fondo è decisamente originale Meravigliosa come sempre la copertina... ricorda vagamente "La città degli angeli" | |||||||
25 Novembre 2013, 15:20:37 | Commento scritto da remotino |
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Il titolo e' fuorviante, la trama e' intrigante e lo leggi di un fiato. | |||||||
20 Novembre 2013, 21:47:36 | Commento scritto da antosimov |
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Il romanzo non è pura fantascienza, all'inizio è prolisso ma dalla metà in poi è coinvolgente. Può avere anche interpretazioni esterne alla fantascienza. Anche oggigiorno sono pochi coloro che riescono a vivere fuori dagli schemi e fuori dal conformismo. I romanzi che si possono leggere anche dopo 50 anni sono pochi e vanno premiati. | |||||||
16 Ottobre 2013, 11:12:36 | Commento scritto da wawawa |
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Capolavoro | |||||||
03 Ottobre 2013, 10:44:30 | Commento scritto da maxpullo |
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Uno spunto felicissimo è, a mio avviso, la cosa migliore di quest'opera. Va dato atto all'autore di aver tentato veramente di tutto per ricavarci sopra una storia sopra le righe mettendo in scena personaggi fuori dal comune (sul tipo di quelli de "Il verde millennio"), descrivendo scene oniriche memorabili ed aggiungendo un pizzico di pepe alle descrizioni hard. Eppure, nonostante tutti i suoi buoni tentativi la storia, esattamente come accadeva ne "Il grande tempo", non decolla e, per tutta la lettura, si ha la butta sensazione di avere tra le mani un "raccontone allungato". La meccanicità dell'universo, l'impossibilità della gente comune di uscire dagli schemi quotidiani (o di "ridestarsi") appare alla lunga pretestuosa e difficile da comprendere realmente in termini soggettivi soprattutto perchè il confine tra i due stati (la coscienza della vita contrapposta al determinismo del quotidiano) appare piuttosto labile, sfumato e semplicistico (basta dimenticare per rientrare nello schema, basta fare qualcosa di insolito per uscirne), senza contare tutti i paradossi che derivano dalla sua accettazione; uno su tutti quello degli oggetti di uso comune spostati che lasciano un non meglio precisato vuoto di cui la gente comune non si accorge (e se si togliesse sistematicamente il cibo dalla bocca di una persona questa morirebbe di fame pur avendo la sensazione di mangiare?). Rimane infine un senso di insoddisfazione tremendo perchè Leiber prima distrugge la visione comune del mondo basata sul libero arbitrio e sull'autodeterminismo dell'uomo e poi non può (o non vuole) costruirne un'altra in alternativa, dando l'impressione di aver esaurito le idee. Il romanzo è, IMHO, sicuramente migliore de "Il grande tempo" (ci voleva poco) e meritevole di menzione per originalità e descrizioni oniriche, ma fortemente carente da un punto di vista dello sviluppo dell'idea centrale. Interessante | |||||||
30 Settembre 2013, 21:31:33 | Commento scritto da clisimak |
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Romanzo più che discreto, già letto una decina di anni fa, riletto ora in una nuova traduzione, comunque il giudizio non cambia di molto, l'idea di partenza è valida, ma troppe pagine per farci capire cosa sta succedendo e la voglia di mollarlo prima è stata forte, ma poi scorre via abbastanza bene, non è questo il genere di fantascienza che più mi piace, merita comunque una lettura. | |||||||
29 Settembre 2013, 18:23:52 | Commento scritto da bibliotecario |
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Lo spunto, l'idea di base, per questo racconto è quanto mai originale e interessante, l'auto consapevolezza di se e l'interpretazione del mondo che ci circonda. La storia raccontata dal personaggio principale nella condizione di solitudine di risvegliato in un mondo di dormienti è estraniante e angosciosa. Lettura interessante. | |||||||
27 Settembre 2013, 10:59:26 | Commento scritto da AgenteD |
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Durante le prime 40-50 pagine ho avuto più volte la tentazione di lasciarlo, ma, arrivati a quando si comprende quello che sta accadendo al protagonista, che è poi la chiave del romanzo, viene invece voglia di finirilo al più presto per capire cosa succede, e alla fine della lettura ci si accorge di aver letto un sorta di capolavoro. Ecco, l'unico problema è l'inizio ma, tutto sommato, esso è perfettamente funzionale alla trama - se il protagonista non capisce quello che gli sta succedendo, perchè dovremmo capirlo noi? - rendendo l'immedesimazione protagonista/lettore pressochè perfetta. Da leggere, in particolare se si vuole avere un'idea di una fantascienza "diversa", più vicilna alla "letteratura e basta", non di genere, ma pariementi godibile e attraente. | |||||||
12 Settembre 2013, 19:09:57 | Commento scritto da Arne Saknussemm |
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Uscito nel 1950 col titolo "You're all alone" e sotto forma di racconto (su Fantastic Adventures), è stato rimaneggiato varie volte (anche dietro pressione di editori) ed è uscito anche nella forma più estesa con il titolo "The Sinful Ones". Una prefazione dell'autore (presente nell'edizione Urania ed UCZ) racconta proprio le vicissitudini di questo "sfortunato" romanzo. Effettivamente alcuni passaggi del romanzo, soprattutto quelli che volevano occhieggiare al porno-soft dei primi anni '50 (condizione imposta a Leiber da un editore) sono un pò fuori luogo ed appesantiscono il romanzo. Dopo le prime 20-30 pagine ho iniziato a chiedermi quando sarebbe arrivata una "rivelazione", quando sarebbe successa una certa cosa, quando il protagonista avrebbe appreso ciò che io credevo di aver già intuito.... ma niente di tutto questo. Non ci sono rivelazioni, ciò che si potrebbe intuire (fuorviati anche dal titolo italiano del romanzo) è assolutamente sbagliato ed il romanzo va avanti lasciando addosso un senso di "incompletezza", continuavo a pensare "mah! ...non ho capito...", ed è proprio qui che a mio avviso si manifesta la grandezza del romanzo. Infatti se da un lato viene messa in scena una storia che prende spunto dal solipsismo e viene sviluppata in maniera davvero originale, dall'altro il lettore si immedesima in un protagonista che realmente "è solo", ciò che vede e che sente è tutto ciò che sa ed è tutto ciò che Leiber concede al lettore. Il lettore "tutto solo" procede nella lettura ed il senso di indefinito, indecifrabile, relativo, soggettivo ed ambiguo si impossessa fortemente di lui e lo accompagna fino alla fine. La grandezza di Leiber è proprio questa: non racconta emozioni ma ci fa vivere quelle emozioni, non racconta una storia ma ce la fa interpretare, non espone le sue idee ma ti mette in condizione di immedesimarti nel suo percorso logico e lascia a te tutto il resto. Questo modus operandi è poi lo stesso utilizzato ne "Il grande Tempo" ed è il punto nevralgico di entrambi i romanzi, quello che rende questi 2 romanzi molto più belli delle storie che raccontano, che li rende grandi, che ti fa innamorare e che ti lascia qualcosa dentro. Bellissimo. Sorvoliamo poi sulla forza innovativa del romanzo, sul fatto che mette in scena l'orrore nella vita quotidiana e per le strade che percorriamo tutti i giorni (come avevano gia fatto Lovecraft e Bloch) e sui suoi originali personaggi. Non siamo davanti ad un capolavoro, forse se Leiber ci avesse lavorato più a lungo ed in totale autonomia le cose sarebbero state diverse invece purtroppo il romanzo presenta diverse imperfezioni. Ma sulle imperfezioni possiamo soprassedere se poi il romanzo riesce a darci qualcosa di prezioso, e personalmente posso dire che questo romanzo mi ha arricchito. Voto: 7,5 ...ma è un 7,5 che amo appassionatamente | |||||||
02 Settembre 2013, 08:18:10 | Commento scritto da nickel |
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Diciamo che non l'ho trovato immediato; e non troppo fantascienza. Però bello, realistico nel finale. Concordo con Zelaph sul titolo | |||||||
20 Agosto 2013, 13:49:46 | Commento scritto da zelaph111 |
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opera di eccezionale carica emotiva che reinterpreta in maniera mirabile (pur non dandone spiegazioni) l'ancestrale dilemma dell'interpretazione egocentrica dell'autoconsapevolezza. Quello che però non capisco cosa centri il titolo con l'opera sarebbe stato meglio lasciare l'originale o tradurlo letteralmente You're all Alone. Non si fa minimamente riferimento al tempo in tutto il racconto. | |||||||
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