Con "Il labirinto magico", la vicenda giunge apparentemente alla sua naturale conclusione. L'ingresso nella torre, le rivelazioni sull'evoluzione e le intelligenti riflessioni sulla distinzione tra intelligenza ed autocoscienza e sulla natura dell'anima, danno finalmente un senso compiuto all'intero ciclo e rendono sopportabile (se non proprio giustificano) il proliferare di trame, sottotrame ed intrighi, che allungano il brodo e rendono molto "diluito" il gusto complessivo del capolavoro. Perchè di capolavoro si deve parlare, nonostante la noia di alcuni passaggi e l'impressione che dei quattro romanzi ne sarebbero bastati forse solo due. A dire il vero, tutte le pagine fino al momento della battaglia navale tra i battelli fluviali di Clemens e Re giovanni, sono una immane sofferenza e potrebbero essere tranquillamente saltate a piè pari: dopo il titanico scontro che azzera buona parte dei protagonisti in puro stile "Dario Argento" (è l'unico che riesca a girare film in cui alla fine del primo tempo muoiono tutti gli attori principali ed il secondo tempo lo gira con le sole comparse) la lettura finalmente decolla e le ultime pagine sono davvero "dense" di avvenimenti e rivelazioni, al punto che l'equilibrio complessivo viene prepotente ristabilito e la valutazione diventa molto positiva. Quest'ultimo episodio, nonostante la conclusione, lascia aperte ancora diverse porte e, come detto, proprio qui sta la vera potenza del ciclo di Farmer: nell'aver costruito un mondo fantascientifico senza uguali, in grado di dar vita ad un filone inesauribile di storie che, con il trascorrere dei prossimi mesi leggerò volentieri. |