28 Novembre 2022, 17:29:45 | Commento scritto da Han Tavers |
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Leggasi Dieci piccoli indiani e abbiamo la soluzione. La fantascienza è effimera ma come giallo/poliziesco/thriller va benissimo. Ritmo incalzante e colpi di scena rendono velocissima la lettura. | |||||||
26 Dicembre 2011, 12:16:19 | Commento scritto da Free Will |
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Il terzo libro del ciclo dell'agente Earl Jazine della Polizia Cibernetica (dopo Urania 652 - La macchina televettrice - e Urania 666 - Golpe cibernetico) è anche in questo caso un romanzo poliziesco. La differenza rispetto ai romanzi precedenti è la presenza di un tema fantascientifico meno banale, costituito dal trapianto di cervello, per altro reso in maniera troppo semplicistica. Lo stile di scrittura è leggermente più maturo, ma ancora elementare e scarno, e sono ancora fortemente presenti le note maschiliste. Per quanto riguarda la storia scompare dall'azione il capo di Jazine, Carl Crader, e addirittura la presenza della Polizia Cibernetica appare del tutto pretestuosa. Il giallo si ispira in modo evidente ad Agatha Christie ed anzi l'autore, in maniera arrogante, osa citare nel testo i "dieci piccoli indiani". L'unica novità positiva è il fatto che la traduzione è qui affidata a Vittorio Curtoni e non più all'analfabeta Lella Cucchi. | |||||||
03 Novembre 2009, 13:00:26 | Commento scritto da maxpullo |
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Senza dubbio un discreto giallo/thriller con ambientazione pseudo fantascientifica. Caratterizzato da un ottimo ritmo e da una trama simpaticamente "mutuata" dal celebre "Dieci piccoli indiani" di Agatha Christie, il romanzo di Hoch si contraddistingue per l'atmosfera cupa di attesa che riesce a creare e per la capacità dell'autore di riuscire a sospendere la narrazione al momento giusto, chiudendo ogni paragrafo con un efficace colpo di scena che sembra rovesciare tutte le certezze acquisite sino a quel momento. Il suo 007, alias Earl Jazine, nonostante sia un uomo pieno di risorse, fascino e simpatia è tutt'altro che infallibile e lo dimostra in più di una circostanza, al punto che, come nella miglior tradizione del giallo, il mistero dell'isola e degli omicidi che vi si consumano verrà risolto solo nelle ultimissime pagine. Il legame con il celebre romanzo di Agatha Christie è molto forte e non si limita soltanto ad alcuni aspetti della trama: il giallo della scrittrice viene, infatti, addirittura espressamente citato e sfruttato da Jazine per avvicinarsi alla soluzione dell'enigma, cosa questa che rende la similitudine molto più accettabile e che fa sembrare il romanzo di Hoch un simpatico tributo. Personalmente, nonostante la scarsa caratterizzazione dei personaggi ed una trama a tratti ingenua, continuo a considerare questo romanzo come uno dei miei preferiti soprattutto per via dell'atmosfera di orrore e minaccia che l'autore è riuscito a costruire, per certi versi molto simile a quella de "L'orrore di Gow Island". Qui non ci sono alberi carnivori, ma il misterioso nemico è ugualmente spietato e "invisibile", un nemico in grado di nascondersi abilmente e di colpire all'improvviso quando nessuno se lo aspetta. L'inspiegabile vegetazione, l'isolamento della piccola comunità di medici e scienziati, l'onnipresente rumore delle onde e del vento contribuiscono poi a rendere la lettura inquietante e piacevole, facendo guadagnare parecchi punti ad un romanzo che, altrimenti, non avrebbe nulla di straordinario. | |||||||
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