26 Novembre 2014, 10:00:13 | Commento scritto da zecca_2000 |
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Concordo col giudizio sotto citato... Aggiungo che mi ha ricordato il ciclo del fiume di Farmer!! Secondo me è molto debitore! | |||||||
25 Novembre 2014, 21:14:44 | Commento scritto da maxpullo |
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Immaginatevi la scena: sono in una sala d'attesa dove delle persone stanno conversando del più e del meno mentre io sono immerso nella lettura. Ho appena finito di leggere un episodio in cui il protagonista parla di un amico sodomizzato con tutti i pantaloni da un dinosauro eccitato che poi lo divora prima di eiaculare, quando una signora vicino a me mi rivolge la parola: -E lei, così taciturno, che cosa sta leggendo? - Un libro di fantascienza - replico io sperando di far cadere lì il discorso. - Ah si, e di che parla? - mi chiede ancora lei. Imbarazzato, borbotto: - Beh, di un gruppo di persone che esplorano un pianeta... A questo punto chiudo il libro e mi dedico anche io alla conversazione per timore di dover dare altri particolari. Ma, adesso, a mente fredda, mi domando tra me e me: cosa stavo leggendo? Di che parlava il libro? Un lettore superficiale potrebbe affermare che questo romanzo è uno splatter puro e semplice, nemmeno troppo divertente, che rappresenta la degna conclusione di una trilogia all'insegna del grottesco e del rivoltante. Eppure questa chiave di lettura non convince sino in fondo e non la dice tutta sul libro: sotto la patina di scanzonate e volgari disavventure narrate con linguaggio degno del miglior (peggior?) Tomas Milian, infatti, si scorge una trama ben ideata e si agitano i fantasmi di un mistero che attende da ben due volumi di essere risolto e spiegato in qualche maniera. Ed il modo in cui Lansdale ci guida verso la soluzione dell'enigma, in maniera spontanea, leggera, scanzonata ha del magnifico e ci regala anche brani che non esito a definire indimenticabili: la scena del mondo dei Drive-in che si sfalda è semplicemente grandiosa, l'immagine del cielo che crolla e del sole che affonda del mare è vero e proprio un incubo ad occhi aperti e la "dickiana" spiegazione finale (una spiegazione quasi alla "Ubik"), per quanto semplicistica e scontata è l'unica in grado di giustificare tutti gli avvenimenti. Lansdale in definitiva dimostra di aver ben compreso la lezione di P.K. Dick sulla realtà, sulla sua percezione e sui mondi onirici, ma, da bravo autore, la rielabora in maniera autonoma non solo nella forma, con la scelta di un linguaggio scurrile ma molto efficace, ma anche e soprattutto nei contenuti: la morte del sognatore, infatti, non implica la fine del suo sogno (o del suo incubo) e, sprofondando attraverso infiniti stadi di coscienza che avvicinano progressivamente alla morte, la vita onirica del cervello può proseguire praticamente all'infinito. Ottimo lavoro! | |||||||
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