24 Giugno 2012, 11:42:27Commento scritto da Darkyo
Voto: 8.50
La figlia del drago di ferro - Non sono un amante del fantasy (anzi, si può dire che tendenzialmente lo detesto), ma questo romanzo mi ha colpito da subito grazie a un'ambientazione curiosa e originale e una trama che si discosta decisamente da quelle classiche del genere e si avvicina al weird e all'horror, strizzando l'occhio al cyberpunk (lo scontro finale è pura fantascienza). Il fascino dell'invenzione fantastica e la genialità dell'autore contribuiscono al divertimento del lettore e fanno perdonare alcuni sviluppi un po' fumosi dell'intreccio. Voto: 9.

I draghi di Babele - Più che un sequel, è una storia ambientata nello stesso strano universo del precedente romanzo; la trama è più lineare e maggiormente aderente alle regole del fantasy classico e, ancor più a monte, delle fiabe, ma i personaggi e il mondo descritto nei minimi particolari riescono a mantenere vivo nel lettore lo stato di fascinazione. Forse è troppo lungo e ripetitivo, in alcuni punti anche un po' banale. Bella l'idea di inserire nella narrazione alcune brevissime storie a sé stanti. Voto: 7,50.
 
08 Settembre 2011, 18:17:55Commento scritto da caioiii
Voto: 3.50

abbandonato a pagina 210. L'inizio sembrava promettente, qualcosa di diverso, ma poi ,proseguendo, non capivo più cosa stesse succedendo, dove voleva andare a parare. Mi associo a dire sconclusionato ed inconcludente, scarso di patos. Direi che se facesse parte di Urania sarebbero stati 7,50 euro regalati. Ma pubblicare nei millemondi il ciclo di Ilyum di Simmons?
 
03 Marzo 2011, 12:03:12Commento scritto da Stilgar
Voto: 4.00
Sconclusionato, inconcludente, caotico, un misto di romanzo fantasy e romanzo rosa con punte di letteratura hard poco convincenti, sicuramente a poco a che vedere con la fantascienza.
 
20 Febbraio 2011, 10:54:46Commento scritto da AgenteD
Voto: 5.00
Interessante e originale l'ambientazione, purtroppo la trama risulta noiosa in molte parti, e se aggiungiamo che alcuni snodi narrativi sono anche poco chiari, quel che rimane è una delusione verso un romanzo per il quale avevo forti attese. N.B. il commento vale per il primo romanzo.
 
12 Febbraio 2011, 19:56:40Commento scritto da bibliotecario
Voto: 6.00
Commento in progress, due romanzi fantasy uno dietro l'altro, per quanto atipici, sono troppo per me.
Quindi al momento:
La figlia del drago di ferro, primo romanzo di questo MilleMondi, ci presenta un universo fantasy decisamente atipico ed interessante. Ci sono tutti gli ingredienti del genere: magie, fate troll ecc. ma in un ambientazione del tutto atipica per romanzi fantasy, un ambientazione urbana e industriale tipica invece dei romanzi steampunk con l'aggiunta di connotazioni moderne e attuali e momenti che rasentano la fantascienza. La contaminazione dei generi è a mio modo di vedere la cosa più riuscita e piacevole del romanzo mentre le vicessitudini della protagonista e la storia in se, dopo una prima parte interessante, ha momenti piuttosto noiosi e ripetitivi e si risolleva solo nel finale.
 
11 Febbraio 2011, 16:34:37Commento scritto da attiliosfunel
Voto: 5.00

Basta! A pagina 300 o giù di lì non ce l'ho fatta più e ho abbandonato il volumazzo per dedicardi a Il viaggio dell'elefante di Saramago. Sono un ammiratore di Swanwick: mi piace la sua scrittura pastosa e colta, e avevo apprezzato opere intelligenti, ben delineate, come Domani il mondo cambierà e L'intrigo wetware, nonché alcuni suoi ottimi racconti. Però questo La figlia del drago proprio non ce l'ho fatta digerirlo sin dall'inizio. OK la prima parte (quella di Jane nella fabbrica dei draghi), e sicuramente innovativa l'idea di mescolare tecnologia e magia, soprattutto grazie a spunti di vita quotidiana come i vestiti italiani firmati, la TV, le limousine, il grimorio pieno di schemi elettrici, etc. Però, dopo trecento faticose pagine, non aiutate certo dalla prosa molto secca e dura dell'autore, mi sono chiesto: "E ora"? La verità è che a quel punto è successo in realtà un unico evento (la fuga di Jane) e non si capisce dove voglia portare la trama. Swanwick voleva forse continuare a calcare la mano sulla dicotomia di cui sopra con la vicenda di Jane studentessa, ma dopo un po', francamente, ha stufato. Non è che prendendo una trama alla Gibson e sostituendo agli umani nani e fate, a bit e nanotecnologie le formule magiche, si ottiene per forza un bel romanzo. Insomma, a quel punto il desiderio di abbandonare si è fatto impellente, e non ce l'ho fatta a terminare la lettura. 7 Euro e mezzo puramente collezionistici: non fatevi ingannare dal "Capolavoro di Swanwick" strombazzato in quarta di copertina.
 
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