10 Settembre 2012, 19:13:16Commento scritto da brz57
Voto: 5.00
Un ammasso di situazioni viste e riviste, trite e ritrite senza mai un guizzo di originalita'. L'unica nota positiva e' la lettura veloce e poco impegnativa, per il resto c'e' ben poco da salvare.
 
11 Marzo 2009, 14:13:19Commento scritto da Giurista81
Voto: 4.50
Fiacco, fiacco. Strutturato su un soggetto dispersivo (i protagonisti, con la forza del pensiero, passano da un mondo a un altro per fuggire da alieni cattivi pronti a eliminare l'uomo dalla faccia dell'universo).
Infarcito di banalità e condito da un fastidioso senso di stima nell'uomo, al punto da addebitare ogni sua malefatta all'azione degli alieni (insomma, una sorta di "scarica barile", proprio come faranno gli alieni nel corso del romanzo e in riferimento all'uomo), l'opera ha poco da offrire al suo lettore.
Ritmo sollecito, ma coinvolgimento basso. Presente qualche abbozzo di scenario apocalittico. Evitabile.
 
06 Marzo 2008, 09:03:26Commento scritto da metalupo
Voto: 4.00
Il valore del fascicolo è tutto nel racconto in appendice. Un raccontino di Robert F. Young, piacevole e d'atmosfera pur senza molte pretese. Il romanzo di Philip E. High invece, è veramente penoso. Vorrebbe essere, credo, una versione moderna di "Assurdo Universo" di Fredric Brown, intenzionata a stupire con mille invenzioni e con un ritmo leggero e vorticoso. In effetti la narrazione è molto veloce e piacevolmente adatto a tal scopo è lo stile, per cui si entra subito nella storia. Ma già dall'inizio si sospetta non ci sia da attendersi granchè. L'impressione iniziale è sbagliata: proseguendo la lettura si soffre sul serio! Fra idee vecchie, idee appena abbozzate, idee decisamente bizzarre e prive di qualsiasi fondamento logico (appiccicate a bella posta per colpire con la loro alienità), un po' di melodramma melenso e scadente (anzi, quasi imbarazzante) per dialoghi e per credibilità delle caratterizzazioni psicologiche (specie nel finale, quando l'autore ormai presume, a torto, ci si sia irrimediabilmente affezionati al protagonista), un paio di ricorrenti "deus ex machina" a condimento del tutto (per risolvere ogni esigenza transitoria dei personaggi) e  - "last but not least" - la natura stessa degli eventi narrati che porta ad abbandonare troppo presto ogni ambientazione si riesca fortuitamente a percepire come appena appena interessante... il risultato complessivo è?
Non fatemi essere volgare!
Dopo aver letto 'sta roba comincio a rivalutare Ron Goulart, che almeno un paio di risate le sa strappare.
 
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