27 Novembre 2018, 19:20:54Commento scritto da galions
Voto: 5.50
Harris costruisce le origini del personaggio di Hannibal Lecter e le condizioni che lo hanno portato a sviluppare l'antropofagia.
Hannibal è un ragazzo sensibile ed intelligente, che nell'ambiente giusto potrebbe coltivare i suoi innumerevoli talenti e la sua sconfinata intelligenza, a meno di non trovarsi nel tempo e nel luogo sbagliati.
La crudeltà gratuita degli uomini. la loro infima stupidità, enfatizzata dal contesto storico del secondo conflitto mondiale, finiscono invece per stuzzicare gli istinti più bassi del giovane protagonista, che grazie alla sua straordinaria superiorità intellettuale orchestra, con fredda e spietata pazienza, una vendetta sadica e feroce.
Confesso di aver letto in breve tempo questo romanzo, perché il personaggio ha indubbiamente il suo fascino, ma c'é qualcosa che stona.
Quando si tratteggia un personaggio così violento e l'autore vuole fornire a tutti i costi una giustificazione al suo comportamento, si finisce inevitabilmente con il dover sommergere il protagonista di soprusi tanto gratuiti quanto efferati, per poter successivamente concedergli di essere, se possibile, ancora più violento ed efferato dei suoi carnefici.
Ed è questo il meccanismo a cui Harris si afferra saldamente per farci accettare, se possibile, la nostra empatia con un protagonista capace di architettare ritorsioni raccappriccianti.
Harris dunque pesca abbondantemente nel gusto dell'orrido e lo fa con compiaciuta consapevolezza.
Il risultato però non mi ha convinto sino in fondo, l'unico input che viene soddisfatto a mio modestissimo parere è la curiosità di conoscere le origini di un personaggio così diabolicamente magnetico.
 
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