23 Gennaio 2020, 18:02:03 | Commento scritto da astrologo |
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Un buon libro sui viaggi nel tempo firmato da un grande autore. L'alieno co-protagonista è in grado di costruire delle strade nel tempo e il òlibro sfrutta appieno queste facoltà. E'un buon libro e Si,ak riesce a esser4e meno favolistico. | |||||||
06 Aprile 2014, 17:40:21 | Commento scritto da Han Tavers |
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Lettura scorrevole per un romanzo non al livello del Simak che conosciamo. | |||||||
17 Aprile 2010, 20:05:23 | Commento scritto da brz57 |
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Anch'io sono un amante di Simak e, pur non considerando questo uno dei suoi prodotti migliori, la lettura e' stata comunque piacevole. Da questo autore non ricordo di aver mai preso una fregatura piena, riesce sempre a farsi leggere bene. | |||||||
01 Aprile 2010, 15:12:23 | Commento scritto da Giurista81 |
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A circa dieci anni da "The Thing in the Stone" – tradotto con il più generico "Caverna nel Wisconsin" (nel volume Urania dal titolo "Cratere e Caverna") - C.D. Simak torna a proporre una storia che miscela il presente alla preistoria, il tutto grazie all’intercessione di una creatura extraterrestre capace di aprire varchi temporali. La storia è ambientata in un paese della campagna americana dove pare esser precipitato un UFO. Nel luogo viene altresì riscontrata la presenza di una creatura bizzarra dalla testa di gatto che si diletta ad aprire porte che permettono di passare dal presente al passato. Avvicinato da un cane e da un ritardato avente però il dono di parlare con gli animali, l’extraterrestre inizia a interagire con Asa Steele (un locale con un passato da archeologo). L’uomo decide così di sfruttare l’occasione e predispone una società dedita a organizzare viaggi nel tempo. Per non pagare le tasse, la sede della società viene stabilita a Mastodonia, nel periodo precedente alle grandi glaciazioni, tra mammuth e altri animali estinti. I partiti politici e le organizzazioni religiose, però, iniziano presto a mostrare le loro pressioni, mentre l’extraterrestre abbandona la Terra riuscendo a ritornare al proprio paese di origine, non prima però di aver spiegato all’uomo il mistero della sua arte. Le analogie tra "Mastodonia" e "Caverna nel Wisconsin" sono molteplici. Simak propone un’altra volta le sue riflessioni su Dio e sulla visione della religione senza però schierarsi troppo. Appare, tuttavia, palese la predilezione per un approccio filosofico, con una forte attenzione concentrata sulla capacità di evoluzione della mente umana come chiave per scardinare il mistero che attende ogni mortale (emblematico, da questo punto di vista, l’epilogo del romanzo). Di contro, viene sottolineato più volte il tentativo di insabbiamento operato dai sostenitori delle religioni convenzionali (tentano infatti di impedire lo studio della genesi delle religioni, quasi per paura che sia dimostrata la falsità di quanto preteso come dogma). Viene inoltre rappresentato efficacemente il materialismo dell’uomo, il quale, pur avendo a disposizione privilegi incalcolabili, perde il tempo in occupazioni futili (safari nel cretaceo o riprese cinematografiche) o egoistiche (esportazione nel tempo di criminali e disoccupati). Se questi aspetti, condivisibili o meno, rendano l’opera interessante e non finalizzata all’esclusivo intrattenimento, il resto non è eccezionale. In prima battuta si riscontra una certa banalità – non sempre ben mascherata dall’uso dell’ironia - nello sviluppo della storia (personaggi troppo creduloni, trovate semplificate) quasi ci si trovasse in un fantasy (protagonisti che parlano con gli animali, alieni amici degli uomini) e, in taluni passaggi, un’eccessiva pesantezza nell’evolversi della storia. Ci sono vari capitoli, ad avviso di chi scrive, inutili, in cui il narratore mette in scena i suoi personaggi per snocciolare una serie di usi che questi potrebbero fare della loro scoperta. La parte avventurosa, con tirannosauri e triceratopi in grande spolvero, non è sufficientemente sfruttata. Simak, infatti, utilizza solo di contorno l’azione e la tensione, preferendo concentrarsi sugli aspetti burocratici che ruotano attorno al tema "viaggi nel tempo". Simpatico, ma si sarebbe potuto osare di più. Voto: 6- | |||||||
20 Maggio 2009, 23:40:43 | Commento scritto da maxpullo |
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Mi spiace di essere proprio io, fan di Simak, a dare la valutazione più bassa, ma onestamente non mi sento di fare diversamente. Come tanti altri romanzi di questo simpatico autore, non serbavo alcun ricordo del racconto, se non l'inquietante presenza del misterioso "Testadigatto" ma, dopo una rilettura, mi sento di dire che è una storia che non ha davvero nulla di speciale e solo pochissime briciole della magia che Simak ha saputo infondere in altri suoi scritti. Dall'inizio sino alla fine è tutto troppo facile: l'alieno nel giardino di casa, la possibilità di viaggi nel tempo, i devastanti safari nel Cretaceo in barba a tutte le possibilità di paradossi e danni vari, gli stessi personaggi, dal flemmatico Asa Steele, al sempliciotto Hiram sino alla romantica affarista Rila, tutto sembra troppo "caricato" e messo lì apposta per portare avanti una tesi: quella di dimostrare l'inadeguatezza degli uomini di fronte al grande mistero del tempo. Come già in altri romanzi, l'intento dissacrante e polemico nei confronti degli atteggiamenti umani è molto forte ed è il vero leitmotiv di tutta la vicenda: di fronte alla meravigliosa possibilità di poter compiere viaggi nel tempo, il primo pensiero non è quello di studiare o di conoscere, ma di guadagare e di saccheggiare. C'è anche chi vuole impedire che alcuni periodi vengano studiati o analizzati per timore delle conseguenze che questo potrebbe avere sui suoi attuali privilegi (le organizzazioni religiose che non vogliono si vada all'epoca di Cristo per esplorarne la realtà storica) e c'è chi velatamente accenna ai vantaggi per la "prevenzione" di crimini o disordini, ma nessuno che si ponga i problemi logici derivanti dal massiccio afflusso di uomini nelle epoche passate; da questo punto di vista, il pur brevissimo e semplicistico "Fuga dal futuro" risulta assai più credibile e godibile. Nonostante il bel finale, non mi sento di considerarlo tra le cose migliori di Simak. | |||||||
26 Aprile 2008, 12:21:40 | Commento scritto da grifone58 |
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Letto molto tempo fa, ne serbo tuttora un buon ricordo | |||||||
25 Aprile 2008, 20:14:11 | Commento scritto da sandrix |
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bello | |||||||
10 Gennaio 2006, 08:34:42 | Commento scritto da Lazarus |
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Si legge piacevolmente, è la parodia della mediocrità umana di fronte alle situazioni più grandi di quanto possa gestire. Forse avrebbe giovato di maggior lunghezza, che all'epoca nel quale è stato scritto non era più un problema. | |||||||
02 Maggio 2005, 09:47:49 | Commento scritto da marsman60 |
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