07 Maggio 2010, 10:59:19Commento scritto da maxpullo
Voto: 6.50
Come tutte (o quasi) le raccolte di Ballard, anche questa va letta con le dovute cautele e non sempre il messaggio che l'autore vuole dare risulta immediatamente comprensibile.
Non c'è un vero e proprio tema predominante che accumini i vari racconti anche se in tutti quanti traspare la grande capacità dell'autore di riuscire a "rovesciare" i valori ed il senso comune della realtà.
Nel romanzo breve che da il titolo alla raccolta, "La civiltà del vento", che è anche quello che ha ispirato la copertina del volume, veniamo introdotti in uno scenario post catastrofico in cui l'umanità, abbandonate le metropoli alla loro rovina, ha preferito ritirarsi a condurre una vita più semplice e per certi versi più salutare, utilizzando in maniera diversa le forze della natura. Ma nella desolante solitudine della città abbandonata nasce, dalla mente di pochi, il sogno allucinato di farla rivivere, anche solo per breve tempo, pur di riuscire a ricreare tutti i problemi e i difetti della "vecchia civiltà" basata sul progresso e la tecnologia. Mossi da quello che è un evidente rovesciamento di valori vediamo i protagonisti affannarsi per ripristinare tutte le attività della metropoli e gioire per il conseguente ritorno del vandalismo, dell'inflazione, degli incidenti e di tutte quelle "piaghe" che affliggono il mondo attuale, secondo un paradigma destinato a ripercorrere a ritmo accelerato quella che fondamentalmente è la stoia della nostra civiltà. Sicuramente una idea ottima e suggestiva, ma che viene sviluppata in un racconto troppo lungo che alla fine risulta abbanstanza noioso.
"Il pastore aereo" ci riporta ancora in un futuro prossimo dell'umanità, un futuro di mutazioni genetiche apparentemente incomprensibili, ma destinate a preparare l'inspiegabile e misterioso nuovo sviluppo evolutivo della razza umana. Un racconto crudo e suggestivo, sicuramente buono, anche se il finale risulta un po' deludente.
Nel terzo racconto "L'astronauta morto", Ballard ci riporta nel suo ambiente preferito: quello della desolante sconfitta delle aspirazioni umane e del totale fallimento del programma spaziale. In quello che appare un centone di molte sue storie già scritte (come ad esempio il bellissimo "La rete di sabbia"), l'autore ci ripropone la storia dei corpi degli stronauti morti destinati ad entrare in orbita attorno alla Terra descrivendo traiettorie sempre più strette sino alla loro caduta definitiva. Poetico ed angosciante, ma poco originale.
Ancora angoscia, follia e caducità delle umane aspirazioni sono i sentimenti che animano il racconto successivo, "Il bombardiere del sogno", sicuramente uno dei racconti meglio riusciti della raccolta pur nella sua brevità.
E se vi siete un po' annoiati e state per chiudere il libro pensando che questa serie di racconti non abbia nulla da aggiungere a quanto già visto nelle altre antologie di Ballard non fatelo!
"Vita e morte di dio" è l'unico racconto di fantascienza tra quelli che mi sono capitati di leggere sino ad oggi, che sia riuscito a trasmettere in modo semplice, chiaro e soprattutto intelligente, una idea plausibile e "scientifica" di un dio immanente e del suo rapporto con l'universo. Il finale è un po' troppo pessimistico e l'idea si perde in una sorta di parabola sull'umana incapacità di concepire e fare il bene, ma l'idea è talmente geniale che questo è senza dubbio il miglior racconto dell'antologia e da solo ne vale la lettura.
Sulle ali dell'entusiasmo del racconto precedente, "Il più grande show televisivo mai visto", si legge che è un piacere e, affrontando in modo crudo (ma anche molto ironico) il tema dei viaggi nel tempo sfruttati per la produzione di spettacoli televisivi, contribuisce a risollvevare definitivamente le sorti della raccolta. A suo modo un piccolo capolavoro con un finale a sorpresa che non si dimentica facilmente.
Ma l'atmosfera idillica dei due racconti cardine viene bruscamente interrotta dall'insignificante "Gli invasori", incomprensibile storia di guerra e follia, destinanta a lasciare molti interrogativi nella mente del lettore.
Chiude stancamente la raccolta il racconto "Bambini prodigio" che dopo aver creato una piacevole atmosfera di mistero e sospensione che sembra quasi preludere ad un nuovo grande capolavoro, sciupa tutto con un finale banale e scarsamente comprensibile.
Insomma, diverse ombre e letture un po' faticose, agevolate da due tre capolavori sparsi nel mucchio: complessivamente direi che non è tra le raccolte migliori che Urania abbia dedicato a Ballard.

- La civiltà del vento - 6
- Il pastore aereo - 6,5
- L'atronauta morto - 6,5
- Il bobardiere del sogno - 7
- Vita e morte di dio - 9
- Il più grande show televisivo mai visto - 8
- Gli invasori - 4,5
- Bambini prodigio - 6
 
05 Ottobre 2009, 09:10:21Commento scritto da Eremita
Voto: 5.50
Salvo solo un paio di racconti brevi alla fine dell'antologia, il resto, per uanto possa essere poetico, è noioso e pesante...
 
09 Settembre 2009, 07:53:40Commento scritto da grifone58
Voto: 6.50
Discreta raccolta, sicuramente il migliore è il racconto-breve che dà il titolo all'antologia
 
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