18 Gennaio 2024, 09:40:20Commento scritto da Free Will
Voto: 8.00
Brrr. Finalmente le mie braccia e gambe cominciano a riscaldarsi, avendo terminato la lettura di questo romanzo: evidentemente l'autrice riesce a proiettare il lettore su quel pianeta sempre freddo, non a caso, chiamato Inverno.
So che la Le Guin ha scritto molte opere di Fantasy (tipo "il ciclo Terramare"), racconti per bambini, poesie, ma anche FS. Questo romanzo fa parte del ciclo "Ecumene" (8 romanzi e 6 racconti) di cui avevo già letto il magnifico "I reietti dell'altro pianeta". Ma non me ne sono accorto: evidentemente i vari romanzi del ciclo possono essere letti in maniera a sé stante. Questo risale al 1969 e risente un po' dello spirito sociologico di quegli anni (non a caso l'autrice era esperta di sociologia, antropologia, psicologia, oltre aver abbracciato il culto Taoista).
Devo dire che per almeno tre quarti del libro ho avuto molti dubbi e riuscivo a vedere solo i suoi difetti sulla scrittura: prima di tutto l'infinità di nomi di persone, località, paesi e città, monti, popoli, ecc., impossibili da ricordare, anche perché, a seconda del punto di vista cambavano. Poi il disorientamento quando i vari capitoli iniziavano in prima persona, ma si capiva solo dopo un po' chi era la voce narrante. Non ero molto convinto sul fatto che l'Ecumene (l'insieme dei mondi dell'Universo) avesse mandato un solo Inviato su Inverno per convincere i suoi governanti ad unirsi allo stesso Ecumene (senza parlare dei viaggi su distanze misurabili in tanti anni luce). E questo inviato passa anni presso un solo popolo, senza riuscire neppure ad avvicinare il re. Poi chissà perché si allontana per incontrare un altro popolo che lo prende prigioniero, trattandolo malamente insieme ad altri prigionieri. Tutto ciò si riconduce a descrivere un mondo quasi invivibile, con vari popoli (poco più che tribù) che si odiano a vicenda, senza però scatenare vere e prorie guerre.
Ma è l'ultima parte del romanzo, che mi ha aperto gli occhi sul suo significato. E' il racconto del lungo viaggio sui ghiacciai del terrano Gerly Ai e del locale emarginato Estraven (con tutti i suoi altri nomi). Il loro lungo viaggio, uniti per la sopravvivenza, chiarisce molti aspetti dei rapporti fra "intelligenze" diverse e dell'adattamento che possono scoprire nel tempo. L'altro aspetto strano, ma allo stesso tempo chiarificatore, è il fatto che gli abitanti di Inverno sono tutti ambisessuali, ogni mese "vanno in calore" (al contrario dei terrani) e diventano maschi o femmine, a seconda delle circostanze e delle persone che ritengono adatte ad accoppiarsi in quel momento. Ma tutto ciò non ha niente a che vedere con la stupida moda LGBTQXYZ.... Gli aspetti sociologici, antropologici e sessuali sono ben commentati nella chiarissima postfazione di Nicoletta Vallorani che, fra l'altro racconta che Le Guin in varie occasioni dichiarò di essere "un uomo", nel senso che aveva un ruolo nella società e che questo non poteva essere distinto solo per piccole differenze come le caratteristiche sessuali. A questo proposito mi viene in mente un episodio della serie televisiva "Castle", in cui assistiamo al dialogo fra la detective protagonista ed il suo "nuovo capo", cioè una donna nera. La detective interpella il capo dicendo qualcosa del tipo: è successo questo fatto ed intendo seguire questa pista SIGNORA. La risposta del capo è lapidaria: non si permetta più di chiamarmi SIGNORA, qui sono il responsabile del distretto e deve chiamarmi SIGNORE. E ovviamente viene in mente che Giorgia Meloni è IL Presidente del consiglio. Insomma non bisogna confondere il sesso fisiologico (che è solo un piccolo dettaglio) con il ruole che ricopre.
Questo è il grande errore che ha sempre fatto l'umanità relegando le donne in basso, da tutti i punti di vista.
Vorrei parlare anche degli scrittori di riferimento di le Guin, citati da Vallorani, e anche della traduzione, ma sono stato fin troppo sesquipedale.
 
01 Gennaio 2022, 16:22:37Commento scritto da Klaatu
Voto: 9.00
È IL LIBRO simbolo del ciclo Hainita di Ursula K. Le Guin e contemporaneamente il migliore, forse, di tutta la produzione dell’autrice. La descrizione della società sviluppatasi sul pianeta Inverno, nell’ambito di una situazione ambientale fortemente ostile alla colonizzazione umana, è approfondita e convincente. La risposta data nelle ere remote della colonizzazione, avvenuta molto tempo prima che la missione dell’Ekumene riscopra il pianeta, cioè quella della muta-zione degli esseri umani normali in esemplari di una specie completamente bisessuata per eliminare qualunque tipo di problematiche intersessuali, in un mondo in cui ogni impulso deve necessariamente essere posposto al tema della sopravvivenza, può essere o non essere capita o condivisa ma è comunque un dato di partenza del problema. E il problema vero è se un uomo può o non può essere amico del diverso, se un uomo può o non può capire una società i cui valori morali siano talmente alieni da essere per lui inconoscibili (come può infatti una razza in cui la problematica sessuale è una delle basi dello sviluppo dell’essere, basta rifarsi a Freud e alla sua scuola, capire, apprezzare ed emotivamente identificarsi con l’altra?), e come non apprezzare lo spirito eroico con cui Estraven il Traditore persegue il suo obiettivo di lealtà, dedizione e amore prima per l’intera sua razza e solo poi per la sua patria (intesa in senso politico)?
Indimenticabile la lunga Odissea della traversata dei ghiacci, compiuta da Genry Ai ed Estraven, parafrasi del viaggio verso la verità e contemporaneamente verso la comprensione dell’altro, del diverso, sino alla sua accettazione, che non è concessione o conversione alla diversità, ma comprensione e rispetto reciproci, e come non sentirci coinvolti nelle speranze che le nuove generazioni nutrono per il futuro e il loro desiderio di conoscere e comprendere le azioni e gli ideali che li hanno prodotti e che essi, a loro volta, trasmetteranno ai discendenti?
 
24 Novembre 2011, 18:05:57Commento scritto da maxpullo
Voto: 5.50
Ecco un libro che mi mette in forte difficoltà.
Mentre lo leggevo, infatti, avevo in mente i volti degli amici che me lo hanno sempre consigliato e le parole di tutti quegli appassionati che mi hanno preceduto nel leggerlo e che lo considerano un capolavoro assoluto; per tutta la lettura ho inutilmente tentato di non deludere queste persone e di provare ad entusiasmarmi a quello che stavo leggendo, ma, a parte il brano dell'attraversamento del ghiacciaio da parte dei due protagonisti, qualche interessante riflessione qua e là sul dualismo (luce/tenebra, sole/luna, uomo/donna, umano/alieno) e qualche passo insolitamente struggente, non sono riuscito a trovare aspetti particolarmente positivi.
Inoltre, come già accaduto per "Il grande tempo" di Leiber, non sono riuscito affatto a comprendere i motivi per cui un romanzo prolisso e noioso come questo possa aver vinto tanti premi ed essere considerato un romanzo cardine.
Per alcuni aspetti l'ho trovato assai vicino al film "Il mio nemico" con Dannis Quaid, ma la forma confusionaria in cui è scritto (piena di termini che si dovrebbe aver voglia di imparare e ricordare consultando un prontuario) è servita solo a disorientarmi ed a farmi perdere il gusto della lettura già dopo le prime 100 pagine.
Attribuisco questa debacle principalmente allo stile dell'autrice che adotta lo stesso espediente spesso usato da Vance per introdurre il lettore ad un universo e ad un modo di pensare del tutto nuovo e cioè quello di inserire nella narrazione brani ed aneddoti funzionali per comprendere l'azione principale e per caratterizzare meglio i personaggi; ma, mentre Vance lo fa (quasi sempre) con una spontaneità che rende tutto più semplice per poi andare più spedito con una trama tutta azione e suspense, la Le Guin sembra volersi per forza andare a cercare le complicazioni con il lanternino, creando un serie di digressioni che fanno perdere di vista la trama principale e così, un romanzo la cui azione corrisponde pressochè ad uno zero assoluto ne risulta oltremodo appesantito.
La mia valutazione è da un lato impietosa rispetto quello che ho sentito dire di questo libro, ma dall'altro vi assicuro che è anche più larga rispetto a quella che mi sentivo di dare inizialmente.
 
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