06 Ottobre 2020, 11:08:36Commento scritto da Free Will
Voto: 10.00
Il titolo italiano "la svastica sul sole" non è molto significativo, anche pensando all'ucronia rappresentata nel racconto: molto meglio il titolo originale "l'uomo nell'alto castello".
Il libro racconta una Storia alternativa, ambientata nel 1960, dopo che Giappone e Germania hanno vinto la seconda guerra mondiale, a danno degli Alleati, spartendosi il mondo in parti uguali.
Non accadono molte cose, se non una fotografia dell'America conquistata, attraverso gli occhi di alcuni personaggi.
Detto così non sembra un gran che, in realtà il romanzo è ricco di genialità, tipiche di Dick.
La prima genialità riguarda un orologio con il quadrante di Topolino, simbolo di una serie di "memorabilia", ossia di oggetti e manufatti dell'"arte" americana, sia veri che falsi.
La seconda è il libro oracolo dell'I Ching, che appare come un filo rosso nelle vite dei vari personaggi e nelle decisioni, più o meno determinanti, che devono prendere.
Ma soprattutto appare veramente geniale l'invenzione del libro proibito "la cavalletta non si alzerà più", scritta da un certo Abendsen, che racconta una Storia alternativa, con gli Alleati vincitori e l'Asse sconfitto; quello che è strepitoso è il fatto che anche la Storia raccontata nella "cavalletta" è diversa, e per certi versi inquietante, da quella vera che tutti conosciamo.
Ad un certo punto lo scrittore Abendsen, riferendosi ad una spilla che chiude e sostiene il vestito del personaggio Jiuliana, dice: lei deve leggere il mio libro e accettarlo per il suo valore nominale, così come io accetto ciò che vedo, senza chiederle se quello che c'è sotto è autentico...".
Ecco quindi che non dobbiamo farci troppe domande, ma accettare questo gioco di specchi come una metafora dello stato effimero del mondo e di come gli avvenimenti possono cambiare solo per piccoli segni del caso.
Da questo punto di vista appare assurda l'enorme introduzione (25 pagine!) di Carlo Pagetti che si diverte a fare sfoggio della sua cultura letteraria e filosofica, con un linguaggio di "alto" livello ben poco comprensibile.
Molto meglio la postfazione di Luigi Bruti Liberati che fa il punto sui vari personaggi veri, citati nel libro.  
 
20 Settembre 2013, 14:56:45Commento scritto da adso
Voto: 10.00
Semplicemente un capolavoro. Unico nel suo genere
 
01 Dicembre 2011, 09:32:25Commento scritto da Arne Saknussemm
Voto: 8.00
Eccezionale !!
 
02 Agosto 2011, 11:09:49Commento scritto da attiliosfunel
Voto: 5.00

Basta Dick!!!! Si parla quasi solo di lui... Ok, aveva eccellenti idee dal punto di vista filosofico-visionario ma, a parte qualche racconto, non sapeva scrivere, diciamocelo. E soprattutto era incapace (anche qui con qualche notevole eccezione, specie in qualche angosciante racconto), di caratterizzare in modo decente i personaggi. E questo romanzo, noiosissimo e contorto, lo dimostra.
 
02 Agosto 2011, 09:14:34Commento scritto da maxpullo
Voto: 8.00

Leggere questo inconsueto romanzo di Dick da un po' la stessa sensazione che si prova dal barbiere a guardare il gioco degli specchi contrapposti che riflettono la stessa immagine all'infinito.
Nel mondo in cui le forze Alleate hanno vinto la seconda Guerra Mondiale (il nostro), l'ucronia è rappresentata dal romanzo di Dick che racconta di un universo parallelo in cui invece hanno trionfato quelle dell'Asse; ma in questo stesso universo l'ucronia è, a sua volta, rappresentata dal libro proibito La cavalletta non si alzerà più, che descrive un mondo simile ma non identico al nostro, un mondo ipotetico in cui gli Alleati hanno vinto ma che non è l'esatta copia del nostro universo.
Non è difficile, da qui, riuscire ad immaginare una successione infinita di universi che si riflettono l'uno sull'altro avendo come superficie riflettente dell'uno nei confronti dell'altro un romanzo di fantascienza che rovescia l'esito della Seconda Guerra Mondiale: una serie di universi che gradualmente sfumano all'infinito differendo l'uno dall'altro per alcuni particolari, senza possibilità di averne due identici.
La genialità del romanzo di Dick, al di là dello spunto eccezionale e della magistrale descrizione della vita americana sotto la dominazione dell'Asse Nazista-Nipponico, è proprio questa: riuscire a dare una idea dell'infinito e delle realtà parallele tanto potente da essere praticamente autoesplicativa.
Purtroppo, tuttavia, il libro risente (più di altri) della particolarissima tendenza di Dick a non seguire uno stile narrativo descrittivo ed a non raccontare una trama con un inizio ed una fine, ma piuttosto a fornire una serie di elementi su cui il lettore è chiamato a dare una sua propria interpretazione.
E' facile quindi che i lettori non abituati a questo genere di narrazione (tipico di storie come "Le tre stimmate di Palmer Eldritch" o anche lo stesso "Ubik") possano smarrirsi nel gioco degli specchi, rimanendo intrappolati in una selva di immagini suggestive si, ma prive di un significato in se stesse e finire quindi per considerare il romanzo come un puro nonsense privo di trama.
A me personalmente il libro è piaciuto moltissimo, ma penso che uno spunto del genere avrebbe meritato maggiore approfondimento e che forse questa volta Dick avrebbe potuto fare qualcosina in più per arricchire la trama e magari tentare di creare una trama più "abituale" come del resto era capacissimo di fare (vedi "Il cacciatore di androidi" e "L'uomo dei giochi a premio").
Insomma un ottimo romanzo, ma che mi da tanto la sensazione di occasione sprecata.
 
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