08 Marzo 2020, 19:41:34 | Commento scritto da adso | | |
Come di consueto, nei suoi romanzi PKD mette in campo quelle che sono le sue principali ossessioni, tra cui la questione religiosa e il suo significato ultimo, l’influenza che le droghe hanno sulla realtà e il suo rapporto conflittuale con l’altro sesso. In quest’ opera l’autore si serve di un espediente piuttosto originale, ossia l’effetto Hobart, in conseguenza del quale gli esseri umani vedono invertirsi il normale flusso vitale dalla nascita alla morte. Senza entrare nel merito della trama, ciò che mi ha colpito maggiormente sono stati i dialoghi in cui vengono affrontati argomenti di carattere filosofico/teologico che avranno un’incidenza decisiva sull’ evoluzione degli eventi, anche se viene messo in evidenza come l’azione di singoli attori, seppur ai limiti dell’eroico, sarà ininfluente al cospetto dell’ordine costituito e delle istituzioni che, in qualche maniera, lo detengono e lo regolano. In definitiva, al termine della lettura mi è rimasto un senso di profondo sconforto e di sostanziale pessimismo sulla possibilità del genere umano di elevarsi ad un livello superiore a quello (piuttosto misero) cui sembra inesorabilmente destinato. Grande Dick! |
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09 Giugno 2009, 23:16:44 | Commento scritto da joker | | |
Francamente Dick ha scritto di meglio. In ogni caso lo spunto è interessante e, nella parte finale, il capitolo che contiene una efficace interpretazione dello spazio-tempo è davvero formidabile (da 9). Peccato per la trama ed i personaggi bislacchi e poco credibili. |
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22 Ottobre 2005, 23:06:11 | Commento scritto da combatrockit | | |
Molto interessante lo spunto centrale del libro: meno realistico che in altre occasioni, ma molto efficace come metafora di una società che, semplicemente... torna indietro. Come nei migliori libri di Dick, non ci sono buoni o cattvi, ma figure a tutto tondo. Molto interessanti le descrizioni delle masse in azione. |
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02 Agosto 2005, 12:31:13 | Commento scritto da squeezo | | |
Cibo! Che libro! |
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