23 Aprile 2012, 17:48:08Commento scritto da maxpullo
Voto: 6.00
Dopo una certa età, molto probabilmente, nell'organismo umano di sesso maschile entrano in gioco fattori tali per cui si finisce per diventare dei vecchi sporcaccioni libidinosi; alcuni scrittori, non riuscendo a superare i bassi istinti indotti loro dalla tarda età finiscono per produrre opere in cui il sesso diventa una ossessione, una malattia, qualcosa di inevitabilmente ed intrinsecamente connesso con ogni umana attività.
Robert Silverberg, ad esempio, sul finale di carriera, ci ha donato storie semplicemente atroci che sono l'esempio lampante di questo progressivo disfacimento mentale e morale, con pagine e pagine di coiti, eiaculazioni improvvise e orgasmi più o meno correlati con la situazione vissuta dai protagonisti (cfr "Il figlio dell'uomo")
Robert Heinlein, invece, con questo romanzo, ci dimostra che un vero scrittore di razza può a volte riuscire a discostarsi da questo squallido clichè, quanto basta per regalarci invece delle pagine quantomento interessanti nonostante la morbosa libidine senile si faccia pressante e manifesta.
E' vero, infatti, che per quasi tutto il libro si ha l'impressione di leggere le fantasie del nonno zozzone che si diverte a "giocare" con le bambole della nipotina; è vero ugualmente che per 3/4 il libro è di una noia sconfinata al punto da far rimpiangere i tagli editoriali di Fruttero & Lucentini ed è vero pure che la vicenda del trapianto di cervello è volutamente "tirata via" per poi dar spazio a tutta una serie di situazioni che dovrebbero essere piccanti ed invece sono solo grottesche; ma è anche vero che, proprio nel finale, Heinlein ritrova finalmente il suo amor proprio, si ricorda all'improvviso che quello che sta scrivendo non è la rivisitazione a sfondo erotico della storia di Frankenstein e provvede a costruire, tardivamente ed in modo insolito, una sorta di riquadro fantascientifico della vicenda, risollevando in quattro e quattro otto le sorti di un libro altrimenti da dimenticare.
Il drammatico finale, le riflessioni sulla frammentazione della personalità umana e della coscienza individuale e quelle sul possibile veicolo di ricordi attraverso il sistema nervoso ospite al di là di quelli presenti nel cervello ospitato, hanno reso questo romanzo almeno "sopportabile" e mi hanno dato l'impressione che, alla fine, sia valsa la pena leggere quelle oltre 450 pagine di banalità e di dialoghi assolutamente artefatti.
Non sarà un capolavoro, ma alla fine la mano di Heinlein è venuta fuori e questo mi basta.  
 
Utenti cui piace il libro
DBDavis
Utenti cui non piace il libro