08 Gennaio 2015, 10:27:52 | Commento scritto da Fedmahn Kassad69 |
| |||||
Il Cavaliere del Sole Nero è il primo libro del ciclo chiamato, per l'appunto, del Sole Nero, nome che non c'entra nulla con l'originale, ossia Cold Fire Trilogy, mah misteri dell'editoria e dei traduttori italiani. Si tratta di uno science fantasy (poco science per la verità) vicino per tematiche al Ciclo di Pern di Anne McCaffrey o al ciclo di Darkover di Marion Zimmer Bradley. Il punto di forza del romanzo sta nell'ambientazione, ossia Erna un pianeta ai confini della Via Lattea colonizzato da terrestri millenni prima degli avvenimenti narrati. Erna è molto simile alla Terra, tranne che si tratta di un pianeta "vivo", in grado, cioè, di adattare, in risposta alle sollecitazioni esterne (come quella apportata dai coloni terrestri), la propria natura e quella delle creature che lo popolano attraverso salti evolutivi quasi repentini. Inoltre la superficie del pianeta è percorsa da un flusso energetico, chiamato Fae, in grado di interagire con la psiche delle specie viventi nonché di proiettare e dare corpo alle loro paure più recondite, interferendo inoltre sul funzionamento delle macchine ed attrezzature tecnologiche. Ovviamente il contatto con un pianeta siffatto è stato quasi fatale ai coloni terrestri che faticosamente sono riusciti ad adattarsi riscoprendo pratiche magiche o ritornando fervidamente alla religione ed alla preghiera che, grazie alle proprietà del Fae, funzionano benissimo rendendo quasi superfluo il ricorso alla tecnologia, il cui uso, infatti, è del tutto decaduto. Di fronte ad un'ambientazione decisamente affascinante, le vicende narrate non sono esattamente all'altezza, la storia non è altro che il racconto di un viaggio compiuto dai protagonisti (il buono tutto d'un pezzo, il cattivo fedele alla parola data, la bella da salvare) per salvare la protagonista femminile privata dei ricordi e delle capacità "magiche" da vampiri psichici creati dal Fae, anche se alla fine del libro si intuisce un quadro più vasto rispetto agli eventi narrati, che in qualche modo incuriosisce, stimolando pertanto la lettura dei seguiti. La Friedman scrive bene, però dipana gli eventi troppo lentamente per i miei gusti, tanto più che l'azione è alquanto latitante, inoltre appesantisce il tutto con una serie infinita di monologhi interiori dei protagonisti "buoni" che risultano decisamente stucchevoli, tanto più che trattasi di personaggi caratterizzati alquanto banalmente, molto interessante invece la figura di Gerald Tarrant, l'unico personaggio ad avere un background degno di questo nome. Quindi il mio giudizio supera di poco la sufficienza, sicuramente però, essendo i punti di forza superiori alle manchevolezze e considerato che si tratta soltanto del primo terzo della saga, leggerò i due seguiti, sperando che siano superiori a questo romanzo d'esordio. | |||||||
Utenti cui piace il libro |
Utenti cui non piace il libro |