18 Ottobre 2023, 12:02:57Commento scritto da Free Will
Voto: 10.00
Questo capolavoro della Le Guin descrive due pianeti vicini, al punto che ciascuno considera l'altro come la sua luna, dal punto di vista di un apprendista scienziato, nel corso di gran parte della sua vita.
Urras è il pianeta sul quale si sono insediati gli umani, costruendo uno Stato capitalista (anzi "privatista") a livello estremo, dove tutto si compra e si vende, governato dai "ricchi" che si godono la vita in una specie di Paradiso, e dove innumerevoli "poveri" vivono, o meglio sopravvivono, "dietro le quinte" producendo con l'industria e l'agricoltura tutto ciò che serve alla classe dirigente.
Antarres, al contrario, appare come un Inferno. E' il pianeta su cui è emigrato un gruppo di anarchici che non sopportavano più la vita su Urras. e che sul nuovo mondo costituiscono una specie di comunismo "buono", misto con l'anarchia, dove tutti sono poveri, malnutriti o malati, e non hanno alcuna possibilità di emergere, ma sono obbligati a svolgere qualsiasi lavoro, anche umile, indipendentemente dalle capacità o aspirazioni, per il bene di tutti. Sono spinti dall'ideologia di una certa Odo, una specie di guida spirituale, e dalle decisioni dei cosiddetti "comitati" che non hanno una vera funzione di governo, ma che distribuiscono i compiti e dettano le regole.
Il nostro protagonista, Shevek, ha scelto di fare il fisico (nonostante debba sottostare alle "corvé" manuali) e così reinventa la teoria della relatività e poi cerca di modificarla e modularla inserendo il tempo come variabile fondamentale, e perfino l'etica. Insomma l'universo è costituito da un circolo temporale nel quale gli umani si trovano proiettati e devono trovare il modo "ideale" di vivere. Shevek però è solo un fisico teorico e dovrebbe impostare la sua ricerca in modo che le sue visioni possano essere trasferite nella pratica quotidiana. Così su Antarres, il suo pianeta così sfortunato, scarso di risorse anche basilari come l'acqua, nessuno riconosce i suoi studi e deve combattere con la quotidianità. Così decide di spostarsi su Urras dove, apparentemente, gli scienziati lo incoraggiano a proseguire i suoi studi, per poter arrivare all'ingegnerizzazione degli stessi.
Nei vari salti temporali e di luogo, l'autrice elabora in maniera efficace le sue grandi competenze in sociologia, antropologia, psicologia, ambientalismo. In più la sua fede Taoista si ritrova nell'anarchismo. Alla fine scopriamo che gli estremi (ipercomunismo e supercapitalismo) si possono toccare per...
Non voglio spoilerare rivelando il finale: mi limito ad accennare al sottotitolo "un'ambigua utopia"che ci fa scoprire che ogni tipo di regime (anche e soprattutto la cosiddetta "democrazia") è imperfetto.
A meno che...
Scritto 45 anni fa, sembra rispecchiare il presente in maniera estremamente precisa, a confermare che l'umanità è sempre la stessa.
 
14 Luglio 2014, 11:47:11Commento scritto da maxpullo
Voto: 6.50
Il grande merito di questo libro è stato certamente quello di avermi finalmente mostrato il vero volto della Le Guin, rivelandomi un mondo di pensiero che altrimenti mi sarebbe rimasto ignoto. Però... quanta fatica!
Sono andato letteralmente avanti a tappe forzate in quella che non esiterei a definire una vera e propria "steppa di parole", combattendo contro la sonnolenza, la noia e la voglia matta di porre fine alla sofferenza chiudendo il libro ed abbandonando per sempre questa autrice.
La cosa che più mi scoraggiava, oltre alla poca scorrevolezza della vicenda era il non riuscire a comprendere dove l'autrice volesse andare a parare, il non riuscire a vedere quel "messaggio" che tutti i precedenti lettori dicevano di essere riusciti a scorgere.
E, solo alla fine, la mia costanza è stata premiata: gli ultimi tre capitoli mi hanno finalmente illuminato sul senso dell'intera vicenda, rivelandomi che, sotto quella trama lentissima e noiosissima, c'era un messaggio interessante e profondo: lo studio sociologico di due società economicamente e politicamente inconciliabili ma che, alla fine, si rivelano l'una specchio dell'altra.
Da una parte c'è Annares con la sua intrinseca povertà e la sua chiusura verso tutto ciò che è lontano e diverso dalla sua cultura, mentre dall'altra c'è Urras, mondo capitalistico con le sue diversità sociali e le sue disparità: questi due mondi ci vengono rivelati a poco a poco attraverso gli occhi del protagonista e la sua vicenda personale, una vicenda destinata al termine ad avere risvolti epocali per tutti i mondi conosciuti.
Purtroppo per il lettore la vicenda scorre lentissima (peggio di una goccia cinese) ed il ritmo della storia assume la tempistica e le caratteristiche di un fiore che sboccia: per poterlo apprezzare davvero occorrerebbe vederne il filmato accelerato...
Diciamo che valuto 7,5 il contenuto e 5 lo stile, per cui mi attesto su una sufficienza piena.
 
21 Febbraio 2014, 10:41:27Commento scritto da PabloE
Voto: 6.50
Un'ambigua lettura

L'ideologia alla base del romanzo è oggettivamente notevole. L'ambigua utopia anarcoide di Anarres, la simil guerra fredda su Urras, la storia dei "dispossessed". Già per il fatto che ti faccia venir voglia di approfondire il movimento anarchico merita. Tuttavia l'intera vicenda è pesante, a larghi tratti ripetitiva, non emoziona né fa interessare. Pur essendo il protagonista uno ed univoco, non sono riuscito ad entrare in empatia con questa sorta di straniero in terra straniera.
 
06 Luglio 2011, 08:11:53Commento scritto da Klaatu
Voto: 8.50
Si tratta di un nuovo capitolo del ciclo Hainita di Ursula K. Le Guin, quello di impronta forse più politica, in cui le analisi antropologiche care alla Le Guin si rivolgono ad una dimensione più orientata alle problematiche politico-sociali. Possiamo nel libro vedere anche un tentativo di contrapposizione, quasi manichea all’inizio, tra una società del Male (Anarres, chiaramente capitalistica) e un’altra del Bene, quasi arcadica e naturale, dove gli altri, quelli di Urras, hanno edificato una società che forse potremmo definire un socialismo dal volto umano. La contrapposizione non è però così stabile come sembra; inevitabilmente si scopre che il Bene è anch’esso inquinato dalle stesse pulsioni umane di desiderio, da parte di alcuni, di dominio e controllo, ma che soprattutto non basta a garantire la felicità e può autosostentarsi a patto di evitare il contatto e il confronto con altre società e altre idee. Dall’altro lato il Male può invece essere portatore di benessere e felicità, sempre però a patto che non si scavi troppo a fondo alla ricerca della verità, e non ci si domandi mai chi è che paga, e come lo paghi, il prezzo per il benessere della minoranza privilegiata.
La presenza dell’Ekumene non è essenziale nell’economia del romanzo, anche se necessaria alla conclusione della storia, e questo romanzo pur nella sua pregevolezza è il meno indispensabile al più volte citato quadro di storia galattica di cui fa parte; le premesse, la scoperta e l’arrivo della crisi è infatti puramente endogena, senza la necessità della presenza di alcun demiurgo. Resta in definitiva la lettura di un ottimo romanzo, con problematiche un po’ datate ma non ancora superate dalle ideologie politiche attuali e tale da meritare un consiglio di lettura.
 
15 Novembre 2009, 22:01:50Commento scritto da npano
Voto: 7.50
Bel romanzo, ottima ambientazione e ben resa dallo stile della Le Guin.
Fantascienza sociologica ad alto livello, mi è piaciuto molto come ha reso palpabile la vita all'interno della società utopica di Annares , la sua solidarietà e le sue contraddizioni.
Non ci sono battaglie spaziali, non ci sono alieni, mutanti o altro, è la storia di un fisico che vive due società completamente differenti e in contrasto tra di loro, entrambe con pro e contro , entrambe viste con occhio critico dall'autrice ma alla fine solo una è assolta.
 
Utenti cui piace il libro
Utenti cui non piace il libro