31 Ottobre 2011, 22:37:59 | Commento scritto da maxpullo |
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E' il tipico libro che ti lascia un vuoto quando lo finisci e che ti fa sembrare brutte le prime pagine del libro successivo. Il romanzo uscito dalla penna di Miller è poesia allo stato puro e, anche se alcuni brani possono sembrare troppo lunghi o noiosi, alla fine ti accorgi che l'autore è riuscito a raccontare tutto senza usare una parola di più o una di meno: il pessimismo sulle capacità dell'uomo che traspare dal racconto è assoluto e solo in parte mitigato dall'ironia del linguaggio o dalla velata comicità di alcuni brani. Personalmente ho riscontrato molti punti di contatto con il ciclo della Fondazione di Asimov, anche se il romanzo di Miller risulta alla fine avere un senso diverso: entrambe le storie, infatti, si basano sul concetto di "ciclicità" della storia umana e sulle crisi che periodicamente portanto alla scomparsa della civiltà ed alla barbarie del "medioevo" prima della successiva rinascita, ma, mentre la storia di Asimov presenta la scienza come unica strada per tenere accesa la fiammella della speranza, quella di Miller affronta il tema in maniera molto più profonda ed umanistica, portando il lettore a ragionare sul fatto che, la scienza, senza la fede o senza l'illuminazione divina, non è in grado da sola di evitare che l'uomo si autodistrugga. Un romanzo struggente ed intenso, un capolavoro che trascende i confini del genere fantascientifico e che merita la lettura. | |||||||
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