18 Giugno 2013, 19:26:08 | Commento scritto da Arne Saknussemm |
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Un romanzo davvero toccante, una scrittura semplice, leggera ed una sottile poetica. Durante la lettura, a tratti, mi ha ricordato alcuni passaggi di Simak. Alcune scene sono davvero splendide. L'argomento trattato, poi, è davvero attuale e forse oggi lo è ancora di più di quando il romanzo fu scritto, dunque è facile entrare nella storia e provare le belle e le brutte sensazioni evocate dal testo. Tevis attraverso questa distopia estremizza i mali e le pessime abitudini dell'uomo del ventesimo secolo (ancora più estreme in questo inizio del ventunesimo...) e l'effetto che questi hanno sulla società, evidenziando come certi cambiamenti radicali vengono posti in essere da piccole abitudini e modi di fare che subdolamente e spesso in punta di piedi entrano nella nostra vita, diventano parte della quotidianeità per poi evolvere verso forme diverse più estreme e fortemente invasive, la cui "azione" è agevolata dal fatto che sono già presenti nella nostra vita (agiscono dall'interno) e che quindi non trovano nessun tipo di difesa da parte nostra; siamo pressochè inermi e spesso inconsapevoli, lasciando andare ciò che dall'alba dei tempi ha caratterizzato, definito, plasmato, rinforzato il nostro essere e che ha permesso l'evoluzione e la continuazione della nostra specie per "abbracciare" valori frivoli, falsi dei, gioie illusorie, spesso isolandoci, chiudendoci in noi stessi e prestando ascolto solo ai nostri bisogni, quei bisogni che spesso non vengono da noi ma da quell'addestramento che quotidianamente subiamo quando la "curiosità intellettuale" va spegnendosi e (seppure non confinati in un Centro del Sonno) un certo stato di trance si impossessa di noi e, ancora più fortemente, dei nostri figli...del nostro futuro. Tevis ci mostra la bellezza e l'importanza di valori che dopo aver dato per scontato abbiamo quasi accantonato (e che a volte perdiamo) ma che riusciamo ancora a sentire nostri. E viene voglia di riappropiarsene, dovremmo lottare per riappropiarcene, e se da soli non riusciamo a farlo allora dobbiamo rivolgerci a chi può insegnarci qualcosa, "metterci in contatto con i morti". Romanzo sublime ! | |||||||
18 Novembre 2012, 13:50:53 | Commento scritto da maxpullo |
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Questo romanzo è una delle distopie più curiose ed originali che mi sia mai capitato di leggere; al di là di questo è anche uno dei libri più poetici e belli che siano mai stati scritti. Tevis parte da un mondo morto che non ha coscienza di esserlo, un mondo futuro in cui gli uomini hanno smesso di provare sentimenti annullandoli con le droghe ed hanno demandato tutte le attività ai robot, idioti ambulanti impegnati in una bizzarra e insensata parodia della vita; da questo punto di partenza egli sviluppa una trama bizzarra, insolita ed affascinante per mostrarci come da un inizio tanto buio, possa sprigionarsi di nuovo la luce della speranza. Sono pagine di pura poesia ed ogni scoperta dei suoi protagonisti è una riscopera per il lettore: ogni tassello che essi aggiungono alla loro comprensione del mondo passato e di ciò che si è perduto è un tassello per il lettore che lo porta a toccare con mano il senso stesso della vita. Il grande valore dato ai libri ed alla lettura rende molto facile (forse troppo facile) l'accostamento a "Farenheint 451" di Bradbury, ma Tevis è riuscito ad andare oltre ed a creare un libro stupendo che accosto idealmente ad "Infinito" di Simak ed al film di animazione "Wall-e"; un libro prezioso che mi ha regalato immagini indimenticabili come quella dello zoo meccanico, quella dell'Empire State Building paragonato alla pietra tombale di New York, quella della spiaggia in riva all'oceano in cui il protagonista vive la sua fuga dal carcere e quella infine del mimo, misterioso ed evocativo protagonista che, pur senza mai comparire di persona, pervade ogni riga del testo e che, a mio parere, rappresenta quasi la coscienza dell'uomo che, dal suo punto di vista privilegiato esterno alla vicenda, si diverte e sbeffeggiare la nuova civiltà, invitandola a ricordare ciò che ha dimenticato. Di libri così ce ne sono pochi: questo non è solo un classico della SF, ma è piuttosto un capolavoro immortale della letteratura. PS Pessima la scelta del titolo italiano in questa edizione | |||||||
01 Maggio 2012, 13:29:16 | Commento scritto da PabloE |
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In buona sostanza: ottime premesse, caratteristiche distopiche con i controfiocchi, ma manca tutto il resto. Il titolo uranico, ancorché meno poetico ed evocativo, esalta la caratteristica principale di questa distopia: lo stato di trance in cui versano i pochi uomini rimasti al mondo, rabboniti dall'uso continuo di droghe, da una mancanza completa di comunità (a partire dalla famiglia), dall'inesistenza di una qualsivoglia cultura (dall'incapacità di leggere all'ignoranza completa in tutti i campi). Il motto "chi controlla il presente controlla il passato" si ripresenta nell'umanità senza memoria della propria storia e se "chi controlla il passato controlla il futuro" questo qualcuno/qualcosa può cancellare anche il futuro dell'uomo costretto così a vivere il momento godendo dei soli piaceri estemporanei che conosce: droga e sesso. Se Orwell eliminava di fatto la privacy rendendo possibile controllare addirittura i pensieri degli uomini (e mi tornano in mente tante altre cose come i bagni in comune ecc.), Tevis capovolge la situazione estremizzando la privacy stessa al punto da rendere di poco gusto il guardarsi negli occhi, per non parlare della convivenza quasi totalmente vietata per legge. Pur se queste ed altre caratteristiche rendono questo romanzo una antiutopia originale, diverse carenze ne hanno appesantito la lettura. La struttura del diario, oltre a risultare eccessivamente pesante probabilmente anche per la volontà dell'autore di rispecchiare il modo di scrivere di Bentley, mi è parsa inadeguata o quantomeno mal utilizzata per far risaltare il cambiamento di Bentley. L'atmosfera, il mondo creato da Tevis non riesce a prendere quota, rimane uno sfondo aleatorio in cui si susseguono le azioni dei personaggi. La trama non ha alcuno spunto di interesse, il tutto si riduce ad un uomo allontanato dalla donna che ama a causa di un terzo personaggio che la vuole per sè e quindi delle disavventure del primo per ritrovare la sua amata. Dirò di più: la trama parte da un presupposto totalmente idiota, illogico, molto peggio di Miliardi di tappeti di capelli [SPOILER: possibile che un robot con un'intelligenza pari o superiore a quella umana in più di cent'anni non abbia mai pensato di farsi buttare giù da un essere umano? Aveva bisogno della prima tizia che passava per accorgersi di 'sta cosa? Mi sembra giusto, era più facile causare la fine dell'umanità.] | |||||||
20 Giugno 2005, 10:31:57 | Commento scritto da Lazarus |
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Un libro molto bello che si legge tutto d'un fiato. Uno psicodramma che affronta i temi dell'amore e della decadenza umana ma che tiene accesa sempre la luce della speranza per un futuro migliore. | |||||||
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