25 Ottobre 2023, 17:25:09Commento scritto da nemesis
Voto: 7.00
Credo di aver affrontato questo romanzo con aspettative troppo alte.
Ben inteso, è un buonissimo romanzo, ricco di spunti interessanti e una scorrevolezza niente male, ma l'ho affrontato dopo diversi suggerimenti e dopo aver letto molte recensioni che hanno alzato l'asticella della mia aspettativa.
Sicuramente un tema distopico importante, con deliziose e raffinate trovate in un meraviglioso clima malinconico per tutto il romanzo.
 
23 Settembre 2016, 17:43:18Commento scritto da Free Will
Voto: 10.00
Quando Eminem ha scritto quella inquietante canzone intitolata "Mockingbird", forse non sapeva che Tevis aveva già scritto un romanzo con lo stesso titolo. Comunque ora sappiamo che esiste un uccello chiamato in italiano "mimo" oppure "tordo beffeggiatore", che ha la caratteristica di ripetere ogni suono che sente.
Certo il primo titolo italiano "Solo il mimo canta al limitar del bosco" è molto suggestivo ed anche pertinente, considerando il numero di volte con cui la frase viene ripetuta all'interno del libro.
Il nuovo titolo "futuro in trance" di altre edizioni, non solo è meno intrigante e poetico, ma anche meno preciso, perché il futuro immaginato dall'autore non è semplicemente in trance, bensì è del tutto addormentato, anzi letteralmente narcotizzato, in attesa dell'annientamento finale: l'umanità ha deciso di autodistruggersi, imponendosi stupide regole come la Privacy o la Cortesia Obbligatoria, con motti di vita come "non fare domande, rilassati" oppure "il sesso svelto è meglio". Ed ha costruito dei robot che non si limitano a svolgere certi lavori al posto dell'uomo, ma hanno la funzione di tutori di quelle leggi e di spacciatori di droghe rilassanti che impediscono qualsiasi iniziativa, compresa quella di riprodursi. A meno che singoli individui non decidano di suicidarsi col fuoco, accelerando il processo inevitabile dell'estinzione della specie.
Per fortuna che, come in tutte le situazioni innaturali, esistono dei ribelli, magari per caso, come i tre protagonisti, così male assortiti ma così accomunati dai medesimi impulsi: c'è una giovane donna che ha avuto un'educazione un po' fuori dagli schemi e che non accetta la tossica uniformità, c'è un professore che, per anomala curiosità decide di imparare a leggere, in un mondo che aveva dimenticato tutto, c'è un super robot androide, così perfetto da essere indistruttibile o meglio da non poter "morire".
La ragazza riesce ad avere ciò a cui altre donne hanno rinunciato, l'uomo percorre una strada (come quella del protagonista del romanzo di Cormic McCarty) di fuga, sopravvivenza e maturazione, il robot trova un aiuto insperato da parte dei due umani.
Con l'amore trovato e profuso, ciascuno a modo suo, i tre personaggi forse possono dare una speranza all'umanità.

Questo romanzo di distopia non soltanto è potente dal punto di vista dei messaggi e delle riflessioni che impone sulla civiltà attuale, ma è anche originale come idea fantascientifica: siamo abituati a futuri sovrappopolati, con tutte le conseguenze negative di tale situazione, mentre qui troviamo l'esatto contrario, ossia un mondo in estinzione, ma senza catastrofi naturali o interventi esterni.
Ci sono moltissime idee originali, come quella dei "pensierobus", ed immagini particolarmente belle come quella del falò sulla spiaggia.
E' uno di quei libri grazie ai quali possiamo affermare che la fantascienza non è letteratura di serie B.  
 
23 Settembre 2016, 13:00:12Commento scritto da Bob Tanner
Voto: 9.00
Vinmar mi ha rubato le parole. Il senso di desolazione che permea tutto il libro è fantastico. Assolutamente da avere.
 
23 Settembre 2016, 12:55:22Commento scritto da Fedmahn Kassad69
Voto: 8.50
Romanzo distopico ambientato nella Terra del 25° secolo che, sebbene sia forse meno noto dei capisaldi del genere come Fahrenheit 451 e 1984, ne è assolutamente all'altezza, sia per qualità letteraria, che per la potente e plausibile speculazione circa il futuro dell'umanità da parte di un autore acuto e sensibile come Tevis.
Tevis preconizza un'umanità disumanizzata, che ha rinunciato al concetto di comunità ed ha bandito qualunque forma di curiosità o di sete sapere, gli umani rimasti, simili più ad animali che a creature coscienti, sono esclusivamente dediti a vacui piaceri edonistici, concetti come il lavoro o lo studio sono proibiti ed ormai estinti.
Il controllo del pianeta, quindi, è stato abbandonato ai robot che oltre a badare ai rimasugli dell'umanità, mantengono in piedi le automatizzate infrastrutture superstiti senza le quali gli umani morirebbero letteralmente di fame.
I robot sono diretti da Spofforth, un androide il cui cervello è la copia di quello di una delle ultime grandi menti dell'umanità, un essere intelligentissimo e praticamente eterno, che però è stato dotato dai suoi incauti creatori di tutti i desideri e le aspirazioni della sua controparte umana, che essendo impossibili  per lui da conseguire lo hanno portato alla disperazione ed a impulsi suicidi .
Spofforth, però, è stato programmato in maniera da non potersi autodistruggere fin tanto che sarà in vita l'ultimo uomo, pertanto,  decide di creare le condizioni per l'estinzione dell'umanità, la quale, forse, riuscirà, ad un passo dalla fine, a riscattarsi e trovare salvezza riscoprendo l'amore per il prossimo e per la conoscenza grazie alla guida dei due co-protagonisti umani del romanzo, Paul e Mary Lou .
Romanzo che analizza ed estremizza in maniera lucida ma spietata la società moderna e che è ancora oggi, a più di trent'anni dalla pubblicazione, attualissimo oltre che inquietante per la sua visionarietà, opera che è restrittivo confinare alla narrativa di genere e la cui lettura è decisamente consigliata, anche se sarebbe preferibile fosse obbligatoria.
 
18 Giugno 2013, 19:25:50Commento scritto da Arne Saknussemm
Voto: 9.00
Un romanzo davvero toccante, una scrittura semplice, leggera ed una sottile poetica. Durante la lettura, a tratti, mi ha ricordato alcuni passaggi di Simak.
Alcune scene sono davvero splendide.
L'argomento trattato, poi, è davvero attuale e forse oggi lo è ancora di più di quando il romanzo fu scritto, dunque è facile entrare nella storia e provare le belle e le brutte sensazioni evocate dal testo.
Tevis attraverso questa distopia estremizza i mali e le pessime abitudini dell'uomo del ventesimo secolo (ancora più estreme in questo inizio del ventunesimo...) e l'effetto che questi hanno sulla società, evidenziando come certi cambiamenti radicali vengono posti in essere da piccole abitudini e modi di fare che subdolamente e spesso in punta di piedi entrano nella nostra vita, diventano parte della quotidianeità per poi evolvere verso forme diverse più estreme e fortemente invasive, la cui "azione" è agevolata dal fatto che sono già presenti nella nostra vita (agiscono dall'interno) e che quindi non trovano nessun tipo di difesa da parte nostra; siamo pressochè inermi e spesso inconsapevoli, lasciando andare ciò che dall'alba dei tempi ha caratterizzato, definito, plasmato, rinforzato il nostro essere e che ha permesso l'evoluzione e la continuazione della nostra specie per "abbracciare" valori frivoli, falsi dei, gioie illusorie, spesso isolandoci, chiudendoci in noi stessi e prestando ascolto solo ai nostri bisogni, quei bisogni che spesso non vengono da noi ma da quell'addestramento che quotidianamente subiamo quando la "curiosità intellettuale" va spegnendosi e (seppure non confinati in un Centro del Sonno) un certo stato di trance si impossessa di noi e, ancora più fortemente, dei nostri figli...del nostro futuro.
Tevis ci mostra la bellezza e l'importanza di valori che dopo aver dato per scontato abbiamo quasi accantonato (e che a volte perdiamo) ma che riusciamo ancora a sentire nostri. E viene voglia di riappropiarsene, dovremmo lottare per riappropiarcene, e se da soli non riusciamo a farlo allora dobbiamo rivolgerci a chi può insegnarci qualcosa, "metterci in contatto con i morti".
Romanzo sublime !
 
18 Novembre 2012, 13:47:39Commento scritto da maxpullo
Voto: 9.50
Questo romanzo è una delle distopie più curiose ed originali che mi sia mai capitato di leggere; al di là di questo è anche uno dei libri più poetici e belli che siano mai stati scritti.
Tevis parte da un mondo morto che non ha coscienza di esserlo, un mondo futuro in cui gli uomini hanno smesso di provare sentimenti annullandoli con le droghe ed hanno demandato tutte le attività ai robot, idioti ambulanti impegnati in una bizzarra e insensata parodia della vita; da questo punto di partenza egli sviluppa una trama bizzarra, insolita ed affascinante per mostrarci come da un inizio tanto buio, possa sprigionarsi di nuovo la luce della speranza.
Sono pagine di pura poesia ed ogni scoperta dei suoi protagonisti è una riscopera per il lettore: ogni tassello che essi aggiungono alla loro comprensione del mondo passato e di ciò che si è perduto è un tassello per il lettore che lo porta a toccare con mano il senso stesso della vita.
Il grande valore dato ai libri ed alla lettura rende molto facile (forse troppo facile) l'accostamento a "Farenheint 451" di Bradbury, ma Tevis è riuscito ad andare oltre ed a creare un libro stupendo che accosto idealmente ad "Infinito" di Simak ed al film di animazione "Wall-e"; un libro prezioso che mi ha regalato immagini indimenticabili come quella dello zoo meccanico, quella dell'Empire State Building paragonato alla pietra tombale di New York, quella della spiaggia in riva all'oceano in cui il protagonista vive la sua fuga dal carcere e quella infine del mimo, misterioso ed evocativo protagonista che, pur senza mai comparire di persona, pervade ogni riga del testo e che, a mio parere, rappresenta quasi la coscienza dell'uomo che, dal suo punto di vista privilegiato esterno alla vicenda, si diverte e sbeffeggiare la nuova civiltà, invitandola a ricordare ciò che ha dimenticato.
Di libri così ce ne sono pochi: questo non è solo un classico della SF, ma è piuttosto un capolavoro immortale della letteratura.
 
01 Maggio 2012, 13:27:57Commento scritto da PabloE
Voto: 5.50

In buona sostanza: ottime premesse, caratteristiche distopiche con i controfiocchi, ma manca tutto il resto.

Il titolo uranico, ancorché meno poetico ed evocativo, esalta la caratteristica principale di questa distopia: lo stato di trance in cui versano i pochi uomini rimasti al mondo, rabboniti dall'uso continuo di droghe, da una mancanza completa di comunità (a partire dalla famiglia), dall'inesistenza di una qualsivoglia cultura (dall'incapacità di leggere all'ignoranza completa in tutti i campi). Il motto "chi controlla il presente controlla il passato" si ripresenta nell'umanità senza memoria della propria storia e se "chi controlla il passato controlla il futuro" questo qualcuno/qualcosa può cancellare anche il futuro dell'uomo costretto così a vivere il momento godendo dei soli piaceri estemporanei che conosce: droga e sesso. Se Orwell eliminava di fatto la privacy rendendo possibile controllare addirittura i pensieri degli uomini (e mi tornano in mente tante altre cose come i bagni in comune ecc.), Tevis capovolge la situazione estremizzando la privacy stessa al punto da rendere di poco gusto il guardarsi negli occhi, per non parlare della convivenza quasi totalmente vietata per legge.

Pur se queste ed altre caratteristiche rendono questo romanzo una antiutopia originale, diverse carenze ne hanno appesantito la lettura. La struttura del diario, oltre a risultare eccessivamente pesante probabilmente anche per la volontà dell'autore di rispecchiare il modo di scrivere di Bentley, mi è parsa inadeguata o quantomeno mal utilizzata per far risaltare il cambiamento di Bentley. L'atmosfera, il mondo creato da Tevis non riesce a prendere quota, rimane uno sfondo aleatorio in cui si susseguono le azioni dei personaggi. La trama non ha alcuno spunto di interesse, il tutto si riduce ad un uomo allontanato dalla donna che ama a causa di un terzo personaggio che la vuole per sè e quindi delle disavventure del primo per ritrovare la sua amata. Dirò di più: la trama parte da un presupposto totalmente idiota, illogico, molto peggio di Miliardi di tappeti di capelli [SPOILER: possibile che un robot con un'intelligenza pari o superiore a quella umana in più di cent'anni non abbia mai pensato di farsi buttare giù da un essere umano? Aveva bisogno della prima tizia che passava per accorgersi di 'sta cosa? Mi sembra giusto, era più facile causare la fine dell'umanità.]
 
05 Ottobre 2009, 17:40:30Commento scritto da attiliosfunel
Voto: 7.50
Davvero un bel romanzo, con una poetica tutta sua. Se si supera lo scoglio iniziale di una prosa (in qualche punto) leggeremente macchinosa, si resta con il ricordo di un'opera unica.
 
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