13 Marzo 2023, 09:30:32Commento scritto da Arne Saknussemm
Voto: 9.00
(24/02/2012)
Solo di poco inferiore a "Le 3 stigmate di P.E.", a mio avviso.
Cosi' come successo per "Stigmate", durante la lettura non facevo che chiedermi se mi trovassi ancora nella "realtà" dalla quale venivo, o se invece Dick non aveva nuovamente cambiato le coordinate spazio-temporali. Sono stato rapito da questo gioco di specchi, reso partecipe di qualcosa di allucinante.
Straniante, fino alla fine !

Anche i vivi leggeranno questo commento ???


Edit: Ri-riletto ad inizio 2023. Mi piace anche di più.
 
14 Novembre 2019, 09:59:51Commento scritto da and
Voto: 8.50
Capolavoro
 
20 Aprile 2012, 16:51:23Commento scritto da PabloE
Voto: 9.00

Chiunque a fine libro si chiederà quale sia la realtà. Dick ha provato per mezzo secolo a rispondere a questa domanda e la conclusione a cui è arrivato (perlomeno a tre quarti del suo cammino) è racchiusa nel finale di Ubik, un romanzo che definirei sfuggente e allo stesso tempo ipnotico. Un romanzo con due, tre, quattro (?) piani di realtà. Se nel Cacciatore di androidi ero rimasto incantato dalla capacità di Dick di capovolgere le carte in tavola, in Ubik ritrovo me stesso arrovellato invano alla ricerca della "giusta" realtà. Solo dopo averci rimuginato un po' sopra credo di aver capito. M'inchino a PKD e ammetto di averlo sottovalutato dopo La svastica sul sole (che in ogni caso prima o poi rileggerò con una consapevolezza diversa).

Inoltre sottolineerei l'originalità della trama e del mondo "futuro" (ok, è il 1992, ma è il futuro per Dick e deve essere considerato il futuro per il lettore) in cui si svolge la vicenda, oltre all'assunto che se esistessero degli uomini telepatici, precognitivi e quant'altro dovrebbero poter esistere anche uomini in grado di contrastare queste abilità, assunto che mi era sempre sfuggito.
 
05 Ottobre 2011, 11:33:50Commento scritto da Free Will
Voto: 10.00

Ubik è innocuo, se usato secondo le istruzioni. Questo vale sia che si tratti di una bevanda, oppure di un cosmetico, o di un elettrodomestico, o di un capo di abbigliamento. Oppure che si tratti di un libro astruso, pretenzioso e incomprensibile, per di più intriso di sigarette, alcool e droga.
Allora perché ho dato il massimo dei voti?
1) E' scritto da Dick, che dicono sia un genio
2) Dati i precedenti commenti voglio allinearmi con gli spettatori della corazzata Potemkin che gridano al capolavoro, sperando che arrivi Fantozzi che dica "è una cagata pazzesca"
3) Mentre leggevo il volumetto antico ed economico (vendutomi dal buon Miky), le pagine venivano via ad una ad una, fino a distruggersi completamente all'ultimo capitolo: sembrava proprio di vivere una regressione nel tempo, che mette in discussione la realtà, come i personaggi del romanzo: se non è magia questa...
 
13 Settembre 2010, 20:31:07Commento scritto da slan
Voto: 10.00
romanzo ubiquo sull'ubiquità: l'ubiquità di tutte le cose, della natura stessa, dalle sostanze primigenie ai loro derivati, da Dio al Diavolo, dalla Redenzione alla Dannazione... l'ubiquità del tempo, dello spazio, del corpo e della mente... non si poteva rendere in maniera migliore questa nuova teoria filosofica che potremmo chiamare: la teoria dell'ubiquità... un capolavoro da leggere assolutamente!
 
02 Settembre 2010, 14:06:54Commento scritto da maxpullo
Voto: 9.00
Questo è un libro davvero strano che concilia con sapiente maestria la straniante atmosfera onirica delle allucinazioni con il senso stesso della parola "realtà".
In un futuro in cui i poteri psichici sono universalmente accettati ed in cui lo spionaggio industriale si avvale di telepati e precog, Glen Runciter ha fondato una industria che offre un servizio molto speciale: la protezione di questi poteri. Per poter adempiere il suo progetto di business Runciter ricerca ed assume individui dotati di poteri anti-psi, persone cioè dotate di assorbire ed annullare i poteri paranormali di telepati, precog e telecinetici.
Ma la missione "difensiva" che vede Runciter ingaggiato assieme a undici dei suoi uomini migliori per contrastare una consistente minaccia psichica che grava su un suo cliente si rivela in realtà una astuta trappola, nonchè il pretesto per dare il via alla vera trama del libro.
L'esperienza di simil-vita vissuta da Runciter e dai suoi uomini, tra i quali spicca il protagonista Joe Chip, somiglia moltissimo a quella dell'altro romanzo di Dick "L'occhio nel cielo", ma, evidentemente, questo "Ubik" non ha subito i tagli che furono invece riservati al romanzo apparso su Urania e così, fortunatamente, non ne condivide la triste sorte risultando un romanzo tanto inquietante ed affascinante, quanto l'altro era strampalato ed inconcludente.
La vera essenza di questo libro è da ricercarsi non tanto nella storia in se, che pure risulta meravigliosamente ben costruita, quanto piuttosto nel messaggio che scaturisce dalle sue pagine e che mette irrevocabilmente in discussione l'essenza stessa della realtà e della vita.
Le avventure di Joe Chip e degli altri anti-psi, gli allucinanti colpi di scena e rovesciamenti di cui sono, loro malgrado, protagonisti, l'ambigua valenza attribuibile ai concetti di vita, morte e rinascita che accompagnano tutte le loro esperienze finiscono inequivocabilmente per disegnare una la sconcertante sequenza di "scatole cinesi" con cui i diversi piani di esistenza sembrano essere racchiusi e tutto questo finisce altrettanto inequivocabilmente per minare alla base il nostro stesso concetto di esistenza e di identità.
Il libro non solo pare interrogarsi sul concetto di vita dopo la morte, attraverso l'esperienza della simil-vita che mantiene attiva l'elettricità cerebrale delle persone in fin di vita, ma addirittura sul concetto di vita stessa: più che credere ad una esistenza dopo la morte, sembra suggerirci Dick, dovremmo forse addirittura chiederci se non siamo già morti, perchè le nostre esperienze cognitive e la nostra percezione della realtà circostante non possono affatto rivelarci nè in quale piano di esistenza stiamo vivendo e nè se ne esistono degli altri.
Oltre all'infelice paragone con il già citato "L'occhio nel cielo", ho trovato in questo romanzo molti dei concetti sostanzialmente espressi nei film "Il trediciesimo piano" e "Matrix", mentre è quasi impossibile non notare una certa influenza di questo romanzo sull'inquietante "Cherudek", capolavoro assoluto di Valerio Evangelisti che, a mio avviso, deve moltissimo al presente libro.
In sostanza un libro inquietante, che pone diversi spunti di riflessione ed interrogativi che vanno al di là della sua stessa trama e che rappresenta per questo una tappa obbligatoria e fondamentale per ogni lettore di fantascienza.
Eccellente
 
30 Maggio 2005, 23:07:43Commento scritto da fieramosca
Voto: 10.00
Un romanzo stupendo, da non perdere. Dovrebbe essere presente nella biblioteca di ogni appassionato di fantascienza. Uno dei capolavori di Philip K. Dick.
 
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