26 Ottobre 2013, 17:57:41Commento scritto da Rocheta
Voto: 9.00
Appassionante raccolta di avvincenti storie ambientate sul pianeta Marte, agonizzante da secoli per una cronica scarsità d'acqua. Sulle rive dei canali, costruiti per preservare il prezioso liquido, si percepisce in pieno il dramma dei nativi che vivono in modo dignitoso le fine inevitabile del loro mondo. Gli invasori terrestri si muovono sconcertati, tra le rovine di grandi civiltà del passato, perché non riescono a comprendere il fatalismo dei marziani sopravvissuti, che non vogliono aiuti di nessun tipo e chiedono solo di essere lasciati in pace. La Brackett ha saputo dare un'impronta unica a questo suo "Ciclo marziano" che si può leggere anche su "I classici della fantascienza e della fantasy" numero 3, oppure su "Urania collezione" numero 128.  
 
06 Ottobre 2013, 09:30:42Commento scritto da Klaatu
Voto: 8.00
Rileggo dopo tanti anni questi racconti di Leigh Brackett ambientati, come la maggior parte delle sue storie, sul pianeta Marte, riassaporando ancora le sensazioni di godibilità e di coinvolgimento che questa autrice mi ha sempre comunicato. Nei suoi romanzi, così come nei suoi racconti, c’è sempre l’Avventura nella sua accezione più eroica, in una descrizione piena di orizzonti sconfinati e diluvi di scenari continuamente cangianti, con descrizioni di esseri e razze pensanti di una varietà che forse solo Jack Vance ha saputo avvicinare (e forse ancor meglio definire). Che importa se il Marte da lei descritto non sia quello che la scienza degli ultimi decenni ci ha disvelato, il suo Marte è un luogo dello spirito, dove la fantasia di ciascuno di noi vola senza alcun vincolo. E che dire della effettiva possibilità di esistenza di una tale varietà di esseri senzienti e/o di differenti civiltà, come narrate nei testi, se non dicendo che non ci importa, quello che importa è partire tra deserti e rocce ocra e rosse, aride fin dentro l’anima, tra tempeste di sabbia e nemici in agguato, alla ricerca di qualcosa, fosse anche solo una possibilità di comprensione di realtà a prima vista inintelligibili.
È una raccolta di racconti facili da leggere e scorrevoli in ogni loro parte, oscillanti tra l’ottimo e il buono, ma che nel loro complesso ben meritano una collocazione tra quelle opere che io reputo molto belle e meritevoli di ulteriori riletture, fatte salve le singole valutazioni :
Il giardino degli orrori (1949), l’incontro con una delle realtà aliene e la lotta tra due diversi orgogli culturali (7.5)
Bisha (1954), le difficoltà di comprensione delle culture aliene, tra tenerezza, paura, illuminazione e odio   (8.0)
Gli ultimi giorni di Shandakor (1952), la bellissima ed incredibile festa di morte di una civiltà sconosciuta  (8.5)
La Sacerdotessa Purpurea (1964), inquietante contatto con una delle più oscure sfaccettature di Marte   (6.5)
La Strada per Sinharat (1963), forse solo il preludio di quella che sarà ripresa nel ciclo di N’Chaka    (7.0)    
 
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