22 Agosto 2012, 13:56:05Commento scritto da maxpullo
Voto: 10.00
Quello che sorprende dell'universo creato da Brin non sta tanto nel suo costrutto generale quanto piuttosto nei suoi particolari e nella loro ricchezza che egli riesce a far trapelare leggendo tra le righe delle sue storie.
Non bastavano i Tymbrimi, i Thennanin, gli Episiarchi, i Soro, i Gubru ed i Tandu... non bastava aver creato un universo talmente ricco da domandarsi come possa esserci spazio per tutte queste specie di vita intelligente... ora con il pianeta Jijo Brin sembra iniziare davvero a fare sul serio, creando un posto al cui confronto Tschai risulta noioso e piatto.
Sei razze intelligenti (per tacer dei pre-senzienti Noor e dei devoluti Glaver) animano la superficie del pianeta e, visto che questo ancora non bastava entrano in gioco i pretesi patroni dell'umanità, i Rothen, e, proprio nel convulso finale, una razza di predoni spaziali talmente pericolosi che anche nominarli fa paura, i Jophur.
La storia de "Il pianeta proibito" è certamente meno appassionante di quella de "Le maree di Kithrup" o de "I signori di Garth", ma quasi non ci si fa caso, rapiti come siamo dal fascino dei G'kek e dei Traeki e tutti tesi a scoprire con occhi di bambino le meraviglie di un mondo selvaggio e ricco di storie e leggende.
Di fronte alla storia degli Hoon o degli Ur l'azione passa in secondo piano e di fronte ai processi mentali multipli dei Traeki quasi non si fa caso al fatto che questo romanzo non solo riprende la vicenda interrotta de "Le maree di Kithrup" con l'avventura della Streaker, ma, di complicazione in complicazione, di scoperta in scoperta, di colpo di scena in colpo di scena, prepara il palcoscenico per un intreccio che si preannuncia oltremodo gustoso.
Alla fine della lettura si rimane al contempo stupiti e felici di aver letto quel che si è letto e delusi dal fatto che il romanzo si interrompa quasi sul più bello: è mia opinione personale che non avere i due seguiti potrebbe addirittura essere un valido motivo di suicidio.

E, domandandomi dove Brin vorrà andare a parare nei volumi successivi e come potrà mai tenere le fila di un universo talmente grande e ricco di vita da far impallidire ogni altra opera di fantascienza che abbia mai letto, mi domando anche se il termine "Capolavoro" possa davvero rendere giustizia ad un libro così.
 
28 Febbraio 2011, 21:21:47Commento scritto da mitd
Voto: 9.50
Puro "sense of wonder": inventivo, sorprendente, appassionante, ricco d'azione, di dettagli... Scrittura brillante e ricercata senza che si avverta lo sforzo. Che cosa aggiungere? Chi ha amato Tschai di Vance, adorerà questo romanzo (che fa parte del ciclo delle 5 galassie, ed è il primo dei tre conclusivi) .
 
02 Dicembre 2007, 20:23:42Commento scritto da onukleare
Voto: 8.50
Narrazione magistrale e poetica in almeno tre stili diversi nello stesso romanzo. Mi inchino a cotanta bravura
 
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