18 Gennaio 2024, 09:38:58Commento scritto da Free Will
Voto: 8.00
Brrr. Finalmente le mie braccia e gambe cominciano a riscaldarsi, avendo terminato la lettura di questo romanzo: evidentemente l'autrice riesce a proiettare il lettore su quel pianeta sempre freddo, non a caso, chiamato Inverno.
So che la Le Guin ha scritto molte opere di Fantasy (tipo "il ciclo Terramare"), racconti per bambini, poesie, ma anche FS. Questo romanzo fa parte del ciclo "Ecumene" (8 romanzi e 6 racconti) di cui avevo già letto il magnifico "I reietti dell'altro pianeta". Ma non me ne sono accorto: evidentemente i vari romanzi del ciclo possono essere letti in maniera a sé stante. Questo risale al 1969 e risente un po' dello spirito sociologico di quegli anni (non a caso l'autrice era esperta di sociologia, antropologia, psicologia, oltre aver abbracciato il culto Taoista).
Devo dire che per almeno tre quarti del libro ho avuto molti dubbi e riuscivo a vedere solo i suoi difetti sulla scrittura: prima di tutto l'infinità di nomi di persone, località, paesi e città, monti, popoli, ecc., impossibili da ricordare, anche perché, a seconda del punto di vista cambavano. Poi il disorientamento quando i vari capitoli iniziavano in prima persona, ma si capiva solo dopo un po' chi era la voce narrante. Non ero molto convinto sul fatto che l'Ecumene (l'insieme dei mondi dell'Universo) avesse mandato un solo Inviato su Inverno per convincere i suoi governanti ad unirsi allo stesso Ecumene (senza parlare dei viaggi su distanze misurabili in tanti anni luce). E questo inviato passa anni presso un solo popolo, senza riuscire neppure ad avvicinare il re. Poi chissà perché si allontana per incontrare un altro popolo che lo prende prigioniero, trattandolo malamente insieme ad altri prigionieri. Tutto ciò si riconduce a descrivere un mondo quasi invivibile, con vari popoli (poco più che tribù) che si odiano a vicenda, senza però scatenare vere e prorie guerre.
Ma è l'ultima parte del romanzo, che mi ha aperto gli occhi sul suo significato. E' il racconto del lungo viaggio sui ghiacciai del terrano Gerly Ai e del locale emarginato Estraven (con tutti i suoi altri nomi). Il loro lungo viaggio, uniti per la sopravvivenza, chiarisce molti aspetti dei rapporti fra "intelligenze" diverse e dell'adattamento che possono scoprire nel tempo. L'altro aspetto strano, ma allo stesso tempo chiarificatore, è il fatto che gli abitanti di Inverno sono tutti ambisessuali, ogni mese "vanno in calore" (al contrario dei terrani) e diventano maschi o femmine, a seconda delle circostanze e delle persone che ritengono adatte ad accoppiarsi in quel momento. Ma tutto ciò non ha niente a che vedere con la stupida moda LGBTQXYZ.... Gli aspetti sociologici, antropologici e sessuali sono ben commentati nella chiarissima postfazione di Nicoletta Vallorani che, fra l'altro racconta che Le Guin in varie occasioni dichiarò di essere "un uomo", nel senso che aveva un ruolo nella società e che questo non poteva essere distinto solo per piccole differenze come le caratteristiche sessuali. A questo proposito mi viene in mente un episodio della serie televisiva "Castle", in cui assistiamo al dialogo fra la detective protagonista ed il suo "nuovo capo", cioè una donna nera. La detective interpella il capo dicendo qualcosa del tipo: è successo questo fatto ed intendo seguire questa pista SIGNORA. La risposta del capo è lapidaria: non si permetta più di chiamarmi SIGNORA, qui sono il responsabile del distretto e deve chiamarmi SIGNORE. E ovviamente viene in mente che Giorgia Meloni è IL Presidente del consiglio. Insomma non bisogna confondere il sesso fisiologico (che è solo un piccolo dettaglio) con il ruole che ricopre.
Questo è il grande errore che ha sempre fatto l'umanità relegando le donne in basso, da tutti i punti di vista.
Vorrei parlare anche degli scrittori di riferimento di le Guin, citati da Vallorani, e anche della traduzione, ma sono stato fin troppo sesquipedale.
 
17 Gennaio 2024, 19:24:50Commento scritto da capricorno52
Voto: 8.00
Un'opera innovativa per l’ anno di pubblicazione il 1969, letto oggi il racconto ha perso parte del fascino innovativo e fantascientifico.
La mano sinistra delle tenebre racconta la storia di un emissario umano solitario su Inverno , un mondo alieno i cui abitanti sono ermafroditi latenti, neutri per la maggior parte del tempo, ma ogni ventisei giorni hanno una fase detta kemmer (della durata di due giorni) in cui diventano maschi o femmine in base ad uno scambio di feromoni con il partner. Entrambi i partner quindi hanno la possibilità di restare incinti. Questa caratteristica deriva dal fatto che l'insediamento è stato oggetto di manipolazione genetica decine di migliaia di anni prima.
L’ obiettivo di Gently Ai , l’emissario,  è facilitare l'inclusione del pianeta Inverno in una civiltà intergalattica in crescita, l’Ecumene. Ma per fare ciò deve colmare il divario tra le sue opinioni e quelle della cultura completamente diversa che incontra.
Sbarcato su Inverno fa amicizia con  Therem Harth Estraven un nobile di Karkide uno dei due stati egemoni presenti su Inverno , Therem cerca di aiutare AI nel suo scopo ma viene visto come traditore ed esiliato ,mentre Ai caduto in disgrazia si trasferisce ad   Orgoreyn, l’altro stato  di Inverno, dove viene tradito, arrestato ed inviato in una Fattoria Volontaria e Agenzia di riprogrammazione della Commensalità, luogo di detenzione per malfattori e politici simile ad un gulag.
Saputolo Therem ne organizza la fuga e i due affrontano un viaggio di mesi su un ghiacciaio per uscire dai confini di Orgoreyn.
Il viaggio , lungo e periglioso,  viene ottimamente descritto dalla Le Guin e rappresenta in modo simbolico il processo di familiarizzazione ed accettazione fra i due protagonisti , tuttavia  Therem Harth Estraven è il vero eroe di questa storia,  poiche’ intuisce la promessa di cambiamento che l’  Ecumene ha per il suo mondo ed aiuta Ai fino al sacrificio della sua vita, anche Ai subisce il cambiamento e dopo  molto tempo e molte prove e tribolazioni  riconosce Estraven per cosa e chi è: semplicemente UMANO, superando il disagio ed il pregiudizio e scoprendo il semplice amore.
Romanzo focalizzato principalmente sugli aspetti della psicologia, della società e le sue tradizioni , sulle emozioni umane in un mondo alieno, La mano sinistra delle tenebre è una storia profonda di umanità, amore, tradimento, alienazione e accettazione altamente originale, attuale anche oggi . Attraverso pagin di critica politica e sociale ed il paesaggio ghiacciato di Inverno , scorre una storia inconfondibilmente umana di lealtà, tragedia e amore.
Ma non è un libro facile da leggere, il ritmo è lento , non è pensato per creare emozioni vorticose e trascura l’azione mentre il suo scopo è invece quello di far riflettere i lettori.
Lento all’ inizio nel coinvolgimento del lettore  a causa del linguaggio secco e cerebrale  adottato da Ai , nel proseguo, si trasforma grazie alla narrazione di leggende brevi e molto poetiche di Inverno che illuminano la natura di questo mondo e ci aiutano a vedere gli eventi di questa storia in un contesto diverso e in una luce diversa. La bellezza che il linguaggio di Le Guin raggiunge durante questi intermezzi è mozzafiato ed è certamente uno dei motivi per il quale  “La mano sinistra delle tenebre” rappresenta una pietra miliare negli annali della fantascienza intellettuale.
 
08 Novembre 2016, 18:40:41Commento scritto da Tex-49
Voto: 7.50
Bel romanzo, principalmente il racconto di un viaggio avventuroso fra i ghiacci di due esseri alieni, alieni per pianeta d'origine e per sesso: uomo il primo, ermafrodita il secondo, con tutte le differenze psicologiche e comportamentali che ne derivano. Ma il viaggio dà loro modo di conoscersi a fondo e di superare tutte le loro differenze per conciliarle in ciò che li unisce: l'umanità!
 
24 Novembre 2011, 21:33:02Commento scritto da maxpullo
Voto: 5.50
Ecco un libro che mi mette in forte difficoltà.
Mentre lo leggevo, infatti, avevo in mente i volti degli amici che me lo hanno sempre consigliato e le parole di tutti quegli appassionati che mi hanno preceduto nel leggerlo e che lo considerano un capolavoro assoluto; per tutta la lettura ho inutilmente tentato di non deludere queste persone e di provare ad entusiasmarmi a quello che stavo leggendo, ma, a parte il brano dell'attraversamento del ghiacciaio da parte dei due protagonisti, qualche interessante riflessione qua e là sul dualismo (luce/tenebra, sole/luna, uomo/donna, umano/alieno) e qualche passo insolitamente struggente, non sono riuscito a trovare aspetti particolarmente positivi.
Inoltre, come già accaduto per "Il grande tempo" di Leiber, non sono riuscito affatto a comprendere i motivi per cui un romanzo prolisso e noioso come questo possa aver vinto tanti premi ed essere considerato un romanzo cardine.
Per alcuni aspetti l'ho trovato assai vicino al film "Il mio nemico" con Dannis Quaid, ma la forma confusionaria in cui è scritto (piena di termini che si dovrebbe aver voglia di imparare e ricordare consultando un prontuario) è servita solo a disorientarmi ed a farmi perdere il gusto della lettura già dopo le prime 100 pagine.
Attribuisco questa debacle principalmente allo stile dell'autrice che adotta lo stesso espediente spesso usato da Vance per introdurre il lettore ad un universo e ad un modo di pensare del tutto nuovo e cioè quello di inserire nella narrazione brani ed aneddoti funzionali per comprendere l'azione principale e per caratterizzare meglio i personaggi; ma, mentre Vance lo fa (quasi sempre) con una spontaneità che rende tutto più semplice per poi andare più spedito con una trama tutta azione e suspense, la Le Guin sembra volersi per forza andare a cercare le complicazioni con il lanternino, creando un serie di digressioni che fanno perdere di vista la trama principale e così, un romanzo la cui azione corrisponde pressochè ad uno zero assoluto ne risulta oltremodo appesantito.
La mia valutazione è da un lato impietosa rispetto quello che ho sentito dire di questo libro, ma dall'altro vi assicuro che è anche più larga rispetto a quella che mi sentivo di dare inizialmente.  
 
05 Luglio 2011, 13:18:00Commento scritto da Klaatu
Voto: 9.00
È Il Libro simbolo del ciclo Hainita di Ursula K. Le Guin e contemporaneamente il migliore, forse, di tutta la produzione dell’autrice. La descrizione della società sviluppatasi sul pianeta Inverno, nell’ambito di una situazione ambientale fortemente ostile alla colonizzazione umana, è approfondita e convincente. La risposta data nelle ere remote della colonizzazione, avvenuta molto tempo prima che la missione dell’Ekumene riscopra il pianeta, cioè quella della mutazione degli esseri umani normali in esemplari di una specie completamente bisessuata per eliminare qualunque tipo di problematiche intersessuali, in un mondo in cui ogni impulso deve necessariamente essere posposto al tema della sopravvivenza, può essere o non essere capita o condivisa ma è comunque un dato di partenza del problema. E il problema vero è se un uomo può o non può essere amico del diverso, se un uomo può o non può capire una società i cui valori morali siano talmente alieni da essere per lui inconoscibili (come può infatti una razza in cui la problematica sessuale è una delle basi dello sviluppo dell’essere, basta rifarsi a Freud e alla sua scuola, capire, apprezzare ed emotivamente identificarsi con l’altra?), e come non apprezzare lo spirito eroico con cui Estraven il Traditore persegue il suo obiettivo di lealtà, dedizione e amore prima per l’intera sua razza e solo poi per la sua patria (intesa in senso politico)?
Indimenticabile la lunga Odissea della traversata dei ghiacci, compiuta da Genly Ai ed Estraven, parafrasi del viaggio verso la verità e contemporaneamente verso la comprensione dell’altro, del diverso, sino alla sua accettazione, che non è concessione o conversione alla diversità, ma comprensione e rispetto reciproci, e come non sentirci coinvolti nelle speranze che le nuove generazioni nutrono per il futuro e il loro desiderio di conoscere e comprendere le azioni e gli ideali che li hanno prodotti e che essi, a loro volta, trasmetteranno ai discendenti?
 
17 Gennaio 2010, 18:41:40Commento scritto da gasp63
Voto: 8.00
Ho amato Ursula Le Guin con il primo romanzo che lessi ("il mondo della foresta").
Ho poi perso interesse leggendo  "i reietti dell'altro pianeta", dalle atmosfere vagamente fantasy.
Non reggo il fantasy, mi addormento durante la lettura.
Anche in questo romanzo ho ritrovato quelle atmosfere un pò soporifere.
Il mio giudizio finale è però molto positivo. L'argomento centrale del romanzo (la mancanza di differenziazione sessuale dei nativi) è interessante e ben approfondita.
Sicuramente una lettura da consigliare
 
25 Marzo 2009, 21:45:24Commento scritto da attiliosfunel
Voto: 4.50
Mortalmente palloso. Il mio primo Cosmo Oro (mi pare... sono passati vent'anni ormai), mai che sia riuscito a terminarlo, pur avendo provato varie volte. Lo stesso dicasi per TUTTI i libri della Le Guin. Sarà lo stile... boh!
 
28 Luglio 2008, 22:20:52Commento scritto da caioiii
Voto: 6.00
Il voto positivo viene espresso per il fatto che è un premio Hugo.
Romanzo difficile: sociologico e antropologico, tipico di quest'autrice, vedasi  La salvezza di Aka. Ho trovato il tutto troppo descrittivo e a volte confuso, spesso mi perdevo e distraevo.
Chiaramente è un romanzo figlio della sua epoca e di quell'america contraria a guerre e votata all'integrazione.
Il viaggio di fuga dalla prigionia, visto come il viaggio di crescita del personaggio e del coprimario è stato ripreso, sembra, come messaggio, in "Il mio Nemico".  
Insomma non l'ho capito: l'alieno che poi non è più alieno della nostra stessa razza?
Che immergendosi in una determinata situazione o quotidianità o stile di vita, società, che riteniamo estranea (aliena e alienante), ci appare poi come l'unica vita che conosciamo, e che l'uomo si adatta ad ogni situazione ed il suo stile di vita precedente gli appare estraneo?
E ancora: il dualismo di una società senza distinzione di sesso, tutti possono essere entrambi, siamo sicuri che porti a veri vantaggi sulla soppressione degli istinti animaleschi?
Sarà colpa mia che non ho abbastanza sensibilità!.......
Forse mi sono confuso anche io.
 
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