A parte i racconti giovanili e qualche sprazzo qua e là di una discutibile tendenza al razzismo (vedi ad es. "la strada" o "il tempio"), già da questa prima antologia di racconti possiamo apprezzare appieno le caratterisiche del Lovecraft adulto perchè i temi ci sono tutti: ci sono i primi accenni alla sua personalissima mitologia ("Dagon", "La città senza nome", "Nyarlathotep") per cui gli gli uomini non sono i veri padroni della terra ma la stanno occupando in attesa dell'avverarsi di antiche profezie e del ritorno dei veri dei; ci sono i primi "prose-poems" ("La stella polare", "La rovina di Sarnath", "I gatti di ulthar", "gli altri dei") e ci sono infine dei piccoli capolavori, che, nonostante l'autore non avesse ancora raggiunto la piena maturità, sono pur sempre da annoverare tra le cose migliori da lui scritte ("La stella polare", "La dichiarazione di Randolph Carter", "Il tempio", "Il segugio"). Molto belli anche alcuni dei racconti scritti in collaborazione come l'immaginifico e sconvolgente "prato verde" e "L'orrore di Martin's Beach" scritto con Sonia Greene che sarebbe poi divenuta sua moglie. La lettura è consigliata ovviamente a tutti i fan di Lovecraft che qui potranno ritrovare i suoi primissimi scritti e leggere molte interessanti notizie bio/biblio-grafiche; gli altri forse potranno trovare un po' noiosi i "prose-poems", ma, il fatto che ogni racconto sia preceduto da una lunga didascalia, che ne illustra la genesi e l'argomento, agevola la lettura e consente di poter selezionare dall'antologia i racconti di maggior gradimento. Ottimo non solo per i racconti, ma anche per la scelta editoriale di dedicare sezioni apposite ai racconti giovanili ed alle revisioni e per la spelndida e rara copertina di Karel Thole, recuperata in extremis dalla mondadori. |