14 Dicembre 2017, 18:32:17 | Commento scritto da Fedmahn Kassad69 |
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Da grande appassionato di letteratura di genere fantastico, ho sempre ritenuto doveroso conoscere i classici del genere, per cui mi sono accinto un paio di mesi fa alla lettura di questo classicone di Burroughs che da anni guardava, dall'alto degli scaffali della libreria, questo povero collezionista che sempre aveva nutrito un certo timore nell'approcciarsi alla lettura di John Carter di Marte. E forse i miei non erano timori, ma foschi presentimenti. Il libro, il numero dieci della gloriosissima collana Cosmo Oro della Nord (che ospitò ben altri 4 volumi contenenti l'intero ciclo di John Carter composto da 11 romanzi) contiene i primi tre romanzi del ciclo, ossia: La Principessa di Marte, Gli Dei di Marte, Il Signore della Guerra di Marte. Complice il recente film omonimo molti hanno un'infarinatura circa le principali vicende, ambientate alla fine del secolo XIX, inerenti il protagonista della saga, John Carter ultimo rampollo di una gloriosa schiatta di gentiluomini della Virginia, nonché lontano parente dello stesso Burroughs, il quale per sfuggire ad una banda di Apache si rifugia in una miniera abbandonata dalla quale, per cause che l'autore poco si cura di illustrare al lettore, si ritrova su Barsoom che altri non è che Marte il pianeta rosso, un pianeta morente dove in lande aride e desolate, la vita e la civiltà, un tempo rigogliose, lottano per la sopravvivenza. In breve, grazie a doti morali adamantine, intelligenza vivissima (per es. impara la lingua marziana in una settimana o poco più), orgoglio, combattività, un non comune sprezzo del pericolo e caratteristiche fisiche aumentate esponenzialmente grazie alla minore gravità esistente su Marte, diventa in pochissimo tempo: capo militare dei marziani verdi, principe di Helium ( grande città marziana ) e marito di Dejah Thoris, bellissima ed intelligentissima principessa marziana. Questa in breve è la trama de La Principessa di Marte primo romanzo del ciclo, del quale nulla si può dire se non che è davvero un divertentissimo romanzo d'avventura, che ogni appassionato dovrebbe conoscere per ammirare la grandissime capacità affabulatorie di Burroughs (inventore tra gli altri anche di Tarzan, per es.). Purtroppo con gli altri due romanzi sono iniziate le mie sofferenze, in quanto non sono altro che l'infinita ripetizione degli schemi de La Principessa di Marte, solo che, finito l'effetto novità, mi sono trovato di fronte a una noiossima ed infinita sequenza di battaglie, agguati, tradimenti, colpi di scena e quant'altro, affrontati sempre serenamente dall'ineffabile capitano Carter. Per cui, terminata, con grande fermezza di carattere (detesto lasciare i libri in asso, anche i più noiosi), la lettura del volume al prezzo di ore ed ore di noia, sonnolenza ed irritabilità, cosa mi resta da dire, ebbene Burroughs ai suoi tempi è stato sicuramente un precursore, uno che ha contribuito ad avvicinare alla lettura anche persone con un grado culturale poco elevato, ma oggi il suo stile narrativo appare irrimediabilmente datato, quasi ostile nei confronti del moderno lettore. In definitiva, è giusto leggere e conoscere autore e personaggio tramite la lettura della Principessa di Marte, il resto del ciclo, a mio giudizio, si può tranquillamente evitare. | |||||||
22 Gennaio 2014, 15:30:50 | Commento scritto da gasp63 |
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Il volume contiene i primi tre romanzi del ciclo di "John Carter di Marte", il primo dei quali è stato pubblicato prima del primo romanzo di Tarzan, personaggio che ha reso famoso Burroughs in tutto il mondo molto più di qualsiasi altro suo scritto. I romanzi risalgono ormai a quasi cento anni fa (1912-13-14). Lo stile di scrittura è quindi abbastanza lontano da quello odierno: non ci sono più trame che evolvono parallelemente con salti di scena in stile cinematografico e i dialoghi diretti sono quasi assenti. Si tratta del più classico romanzo d'avventura. L'eroe (John Carter) per tutte le 500 e più pagine del libro è coinvolto in una serie di iperboliche vicende, alla disperata ricerca della sua magnifica principessa. Burroughs ci descrive Marte come un pianeta morente ma allo stesso tempo popolato da molteplici razze/etnie sempre in lotta fra loro. La lettura è fluida e abbastanza appassionante anche se alla lunga le continue battaglie e l'eterno obiettivo delle liberazione della principessa può stancare. Ma in fondo, questo era il romanzo d'avventura di inizio '900. | |||||||
12 Aprile 2012, 16:55:29 | Commento scritto da nemesis |
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Non ricordo di essere stato così affascinato da un romanzo (in realtà 3 racconti lunghi) dai tempi di Conan il Cimmero. Ho provato la stessa sensazione di dipendenza dalle pagine di questo romanzo, e soprattutto, nonostante fosse chiaro che il proitagonista se la cava in ogni situatione rimani sempre sorpreso quando questo accade, non so se mi spiego, probabilmente no. I temi di lealtà, amicizia, amore, odio, orgoglio, c'è tutto questo e sono legati, mischiati e decritto con una coerenza realmente notevole lungo i 3 racconti. Descrizioni di luoghi e creature veramente dettagliati e mai scontate o inutili. Per tirare le somme, BISOGNA assolutamente leggere questo libro, assolutamente inperdibile | |||||||
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