26 Aprile 2024, 12:22:28Commento scritto da adso
Voto: 7.50
Opera decisamente femminista (nell’accezione migliore del termine, beninteso), affronta tematiche importanti come l’affermazione della donna contro le leggi dell’uomo scritte esclusivamente per l’uomo. Ed è in questo contesto che la figura della strega si impone come autodeterminazione della donna che, in profonda armonia con la natura, esprime la propria personalità e libertà di espressione, svincolata dalle catene impostele attraverso una sottomissione tanto fisica quanto psicologica (basti pensare al caso di Giovanna la pazza, bollata come tale solo perché anticonformista e non disposta a sottostare alle convenzioni dell’epoca). Il romanzo, scritto molto bene, narra una vicenda a suo modo divertente, ma che porta a riflettere sulle dinamiche tra i due sessi in cui quello ‘debole’ viene in qualche maniera vessato in quanto tale e per questo motivo giudicato negativamente se cerca di prevalere e far valere le sue ragioni (vedi la scena all’interno della sala convegni tra i due amanti/avversari). Beatrice, la protagonista, rappresenta pienamente uno spirito femminile indipendente, autosufficiente e in grado di cavarsela da sola, unitamente all’utilizzo di un’ironia che denota la sua vasta conoscenza della natura umana, maturata nell’arco di anni. Molti anni…La parte che ho preferito, però, è quella ambientata qualche secolo prima in cui la giovane strega incarna perfettamente quanto già detto in precedenza senza i veli e gli schermi deformanti imposti dall’epoca contemporanea. Bella anche la conclusione in cui le due linee temporali trovano una soddisfacente sintesi. Per quanto riguarda la stesura iniziale della sola Daniela Piegai, non ho trovato sostanziali differenze rispetto alla versione rivista e scritta a quattro mani con Nicoletta Vallorani. Di quest’ultima, invece, mi è piaciuto molto il racconto finale che, seppur concordando sul fatto di non includerlo nel romanzo principale, meriterebbe uno sviluppo, quanto meno, in un romanzo, anche breve.

Molto interessante anche l’introduzione di Laura Coci, già apprezzata nella postfazione di ‘Il mondo non è nostro’.

L’unica perplessità riguarda la scelta editoriale di includere questo romanzo in una collana di fantascienza. Cosa c’entra la storia narrata con questo genere? Per me, meno di niente. L’avrei vista inclusa, piuttosto, nell’ambito fantastico (blandamente fantastico) se non addirittura realista (secondo me il più confacente alla stessa).
 
24 Novembre 2023, 10:30:44Commento scritto da bibliotecario
Voto: 7.00
Ho approcciato le lettura di questo volume con grande interesse, conoscendo di persona le due coautrici ed essendo un loro appassionato lettore, l'idea di avere per le mani un loro lavoro a quattro mani, perduto e ritrovato, per di più creato agli albori delle loro carriere letterarie, in realtà la Piegai aveva già alle spalle importanti pubblicazioni, in un periodo cosi fecondo di rivendicazioni ideali e libertarie che hanno almeno per qualche aspetto cambiato il nostro Paese, mi incuriosiva tantissimo.
Devo ammettere che a lettura conclusa sono rimasto più che soddisfatto del testo, arricchito dalla versione originale più breve della solo Piegai e del capitolo, poi avulso dal racconto a quattro mani, della sola Vallorani, per non parlare della prefazione della sempre appassionata e bravissima Laura Coci. Ma sono anche rimasto tristemente disilluso dalla constatazione di quanto oggi sia ben poco cambiato di quello che hai tempi della stesura del romanzo si credeva di poter a ragione rivoluzionare, la strada verso qui cambiamenti di cui il testo è manifesto è ben lungi da essere conclusa ma anzi è ancora in gran parte da percorrere.
La trama in se, di difficile inquadramento in un genere predefinito, si è rivelata di una semplicità e prevedibilità disarmante, ed è in realtà un mero pretesto per parlare dei personaggi, meglio del personaggio, La strega, archetipo della figura femminile, libera, indipendente ed emancipata che tutti gli uomini anche quelli ben intenzionati vorrebbero piegare e sottomettere ai propri egoistici desideri.
Il duo autoriale svolge il racconto in due linee temporali ben distinte, una ambientata nel medioevo ci narra della fuga sull'appennino tosco emiliano di una Strega e di un Soldato, l'altra ci descrive la preparazione di un congresso culinario con delitto nella Milano degli anni 80 del secolo scorso, entrambe sono accomunate da un forte personaggio femminile, e nel finale si capirà da cosa sono legate.
E' interessante vedere che In Strega di sera bel tempo si spera già traspare ben chiaro e manifesto tutto l'impegno civile, tutti gli umani ideali che poi hanno contraddistinto tutta la carriera letteraria e la vita delle due autrici. Ideali e istanze che oltre loro hanno segnato un epoca, sogni e istanze di eguaglianza rispetto e umanità che solo all'apparenza sono stati oggi raggiunti ma che nel profondo dell'animo umano, com'è palese dai fatti di questi giorni, sono ancora e sempre sogni da realizzare.
 
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