21 Maggio 2023, 11:40:49Commento scritto da bibliotecario
Voto: 6.50
Questo romanzo del 1968, unico romanzo lungo di un autore che in tutta la sua carriera di scrittore ha sempre privilegiato la narrativa breve, ha tanti pregi e almeno per me, nessun difetto.
Pregi riconosciuti e in comune con tanta narrativa di lingua inglese che oggi definiamo classica, della vecchia scuola.
L'ottimo spunto iniziale, la scorrevolezza, la brevità, la mancanza di prolissità, la mancanza di superbia nel voler stupire a tutti i costi, comune a tanta narrativa di genere scritta oggi.
L'idea alla base del romanzo, Gli uomini nei muri, arriva a William Tenn dal suo precedente racconto, Gli uomini nelle caverne, di cui il romanzo è un ampliamento e vede un ribaltamento dei ruoli di forza e potere abbastanza raro nei romanzi di Fantascienza, soprattutto in quelli della Golden Age.
In questo ribaltamento delle forze si intravede una non tanto velata critica e satira al comune sentire, al destino manifesto, che negli Stati Uniti e in genere nel mondo occidentale di quegli anni era comune. Il racconto è dei primi anni sessanta del secolo scorso.
Tenn ci racconta che nel momento in cui l'umanità stava spiccando il volo verso l'esplorazione del proprio sistema solare, la Terra è stata invasa da una specie aliena composta da esseri giganteschi se paragonati all'uomo. Esseri che hanno preso possesso del nostro pianeta in modo irrevocabile e definitivo, senza probabilmente quasi accorgersi di aver distrutto al contempo la civiltà umana. Civiltà percepita solo come una specie di parassita insignificante che vale la pena di studiare solo come cavia di laboratorio al solo scopo di potersene disfare in modo definitivo, visto che infesta le abitazioni aliene cosi come i topi infestavano quelle degli esseri umani.
Se questo non è un duro colpo all'autostima, alla gonfiata visione di noi stessi, non so cosa altro potrebbe esserlo.
E come ratti, gli uomini saranno costretti a comportarsi per sopravvivere, sorretti solo da lontani ricordi mitizzati e distorti della loro precedente grandezza. Come ratti svilupperanno resistenza, adattabilità e prolificità ed il lettore seguirà immedesimandosi nel giovane uomo Eric l'Unico, Eric l'Occhio le peripezie necessarie per poter sopravvivere a queste tremende condizioni, sino a giungere ad un finale forse affrettato, ma sorprendente e in fondo unico possibile a chiusura di questo originale e brillante classico.
 
14 Maggio 2023, 13:17:50Commento scritto da gentlezeuhl
Voto: 6.50
Un po’ di morale e un po’ di satira per un romanzo (breve) che non risente molto degli anni, si sviluppa veloce e con qualche colpo di scena e termina all’improvviso ma in linea con il messaggio che l’autore intende lasciare. Bell’idea sviluppata senza troppi sfronzoli.
 
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