04 Gennaio 2015, 20:53:49 | Commento scritto da antosimov |
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Romanzo che non è la solita fantascienza ma indaga sui sentimenti dell'uomo. L'uomo deve affrontare le novità (non solo positive) che le nuove scoperte mettono all'ordine del giorno. Ormai l'uomo è in tutta la galassia ma pochi uomini controllano tutto il potere non solo economico ma anche dei sentimenti. Un buon libro. | |||||||
09 Aprile 2013, 11:22:52 | Commento scritto da Arne Saknussemm |
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Se siete abituati a leggere SF, probabilmente leggendo "Brivido crudele" vi dimenticherete di avere sotto gli occhi un romanzo di SF e vi immergerete in quello che è a tutti gli effetti un dramma dell'anima e delle emozioni. Durante la lettura mi è capitato di pensare ad un bellissimo film: "Qui dove batte il cuore" con Natalie Portman, ve lo ricordate ? Ecco: "Brivido crudele" potrebbe essere una sorta di "Qui dove batte il cuore" ambientato in un futuro non meglio definito. La fantascienza non è altro che uno sfondo oltre che una leva (quella che dà a Minner Buris la sua "diversità"). Capiamoci bene: le intuizioni di Silverberg sono eccezionali e tutti i particolari fantascientifici sono di forte impatto e studiati molto bene; c'è addirittura un piccolo tour del sistema solare....molto bello. Ma quello che ti prende, il fulcro centrale della vicenda, non è altro che un dramma umano. E certamente nel '67, quando uscì questo romanzo, questa non era una SF che la faceva da padrona, anzi tutt'altro: era qualcosa di assolutamente nuovo e profondamente diverso da "Morgan Chane il lupo dei cieli", tanto per fare un titolo. Bel romanzo, lettura certamente piacevole. | |||||||
28 Novembre 2011, 14:05:50 | Commento scritto da mitd |
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Un Silverberg cupo e amaro, quello di Brivido Crudele. Il tema del dolore e dell'abuso è difficile, insolito per la fantascienza, e certamente nuovo ai suoi tempi. Silverberg se la cava bene - sa scrivere e le idee alla base del romanzo sono originali - ma la psicologia dei personaggi, e dunque il risultato complessivo dell'opera, non mi ha convinto appieno, soprattutto al momento di chiudere. Romanzo finalista ai premi Hugo e Nebula del 1968. | |||||||
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