22 Settembre 2014, 17:38:04Commento scritto da and
Voto: 7.00
Pellegrinaggio vietato. Voto 6,5
Gnomi, elfi, arpie, folletti, streghe, orchi, abomini, bestie del caos e chi più ne ha più ne metta, questi sono i protagonisti di questo viaggio nel fantastico targato Simak, che mi ha ricordato in diversi il ciclo del Nuovo Mondo di James KAHN.
Sicuramente non il mio genere ma obbiettivamente ben scritto.

Immaginazione al potere.
Voto: 7
Come sempre Simak riesce a tramutare tutto in oro, e a rendere una storia che di FS ha ben poco in un bel romanzo.

Fuga da futuro. Voto 7,5
Bella l'idea e ovviamente, trattandosi di Simak, lo svolgimento.
Peccato per la scelta dell'autore di soffermarsi troppo sulla questione politica, tralasciando approfondimenti sulla biologia degli alieni che sarebbero potuti essere veramente interessanti.
Anche la soluzione all'invasione mi pare un po' forzata.
Detto questo rimane un titolo secondo me da leggere assolutamente, da questo grande maestro di ironia che è Clifford Simak.    
 
10 Febbraio 2010, 13:22:27Commento scritto da maxpullo
Voto: 6.00
L'immaginazione al potere - 5,5
Modesta favoletta targata Simak che inizia in modo misterioso e avvincente per perdersi in una sorta di delirante e grottesca farsa: nonostante lo avessi già letto in passato non mi aveva lasciato alcun ricordo di sorta e forse era meglio se le cose fossero rimaste così.
L'idea di fondo è buona: l'immaginazione umana ha contribuito con il trascorrere delle epoche a creare un mondo della fantasia che essa ha popolato con tutte le creature buone e cattive che è riuscita a concepire, dai demoni alle streghe, dai folletti agli dei dell'olimpo, dai personaggi dei film e dei romanzi sino a quelli dei fumetti. Questo regno della fanatasia, assimilabile all'immaginario collettivo è anche il mondo che molti altri autori hanno spesso "sfruttato" per le loro storie, immaginando ipotetici e fantastici punti di contatto come porte in grado di materializzare le fantasie umane (mi vengono in mente "L'ultimo arrivato" di Fredric Brown, oppure a "Infect@" di Dario Tonani). Simak fa proprio questo, ipotizzando che le creature scaturite dal nostro immaginario collettivo rappresentino il successivo stadio dell'evoluzione umana. Purtroppo, anzichè sviluppare questa ottima idea e creare un romanzo a fosche tinte, egli si limita a "giocarci", proponendo una storia burlesca e discutibile in cui le creature della fantasia si limitano ad essere delle semplici comparse ed il loro portavoce, un non meglio identificato "Diavolo", risulta davvero poco credibile.
Il tutto si perde in un finale assurdo il cui scopo, almeno nelle intenzioni, era probabilmente quello di rivendicare l'autenticità dei miti del passato nei confronti dei moderni personaggi, più semplici, ma con minor spessore, ma il tono del finale è davvero deprimente e l'intento si intuisce appena.
Molto buona è la narrazione scorrevole che ha il pregio di agevolare la lettura e di far scivolare via l'impressione di una buona idea sciupata, mentre davvero ottime sono alcune sequenze come l'aggressione da parte del serpente di mare e la "citazione" da Lovecraft.
Consigliato ai soli amanti di Simak

Fuga dal futuro - 6,5
Il tema dei viaggi nel tempo, tanto caro a Simak, fa da sfondo ad una storia interessante e assai originale. Già dalla prima pagina la realtà come la conosciamo si incrina di colpo e da un varco aperto nel più sfuggente degli elementi (il tempo) inizia ad uscire gente. Si tratta dei nostri futuri eredi, degli uomini che verranno dopo di noi 500 anni avanti nel futuro che, pacificamente, fuggono nel passato per chiedere il nostro aiuto. La storia che raccontano è incredibile e, alla loro descrizione sull'utopico mondo futuro gli uomini del presente rispondono con diffidenza e scetticismo, dubbiosi e chiusi nel loro piccolo mondo quotidiano il cui equilibrio rischia di essere compromesso dagli scomodi "ospiti".
Simak, benchè il tono del romanzo si mantenga sempre leggero, è un maestro nello sviscerare le nevrosi dell'uomo moderno e le "miopie" del mondo capitalistico, apparentemente incapace di conciliare i propri interessi con le esigenze concrete che vengono poste dal dramma in atto.
Ma ciò da cui gli uomini del futuro sfuggono non è qualcosa di umano, è un nemico ben più terribile dell'utopia comunista o della rinuncia alla religione: si tratta di orrendi mostri micidiali, feroci all'inverosimile e apparentemente invincibili. Ed è proprio grazie alla loro comparsa attraverso uno dei varchi che finalmente si rompono gli indugi e viene dato credito ai profughi del futuro.
Il romanzo risulta piacevole e scorrevole, con una buona dose di velata ironia "alla Simak" contro il mondo contemporaneo: anche qui come in altri romanzi (Mastodonia, ad es.), la preistoria della Terra viene vista come la meta ideale per "ricominciare" a ricostruire.
Molto interessante, al proposito, la spiegazione che viene data della tecnica dei viaggi nel tempo che, grazie all'introduzione del concetto di "diverso piano temporale", elimina il "fastidioso" problema filosofico dei paradossi, che spesso si accompagna al tema dei viaggi temporali.
Unica pecca del libro è la trovata finale, plausibile ma assai banale, che consente agli uomini di "liberarsi" dei mostri e di poter affrontare con rinnovato vigore il problema dei profughi.
Non è un capolavoro, ma si può leggere

Pellegrinaggio vietato - 6,5
Questo è uno dei tanti libri di Simak che lessi da ragazzo sulla scia dell'entusiasmo per la lettura dell'ospite del sentore Horton e che non mi lasciarono nessuna impressione e nessun ricordo particolare. Dopo averlo riletto posso dire che non è affatto un brutto romanzo, anzi, ma che parimenti non posso annoverarlo tra le cose migliori di quello che è stato il mio autore giovanile preferito.
Gli elementi del fantasy ci sono tutti: innanzitutto l'ambientazione in quella che, inizialmente, appare una terra assolutamente fantastica, popolata tanto da esseri umani, quanto da creature dell'immaginario collettivo quali folletti, nani, orchi, fate, streghe e demoni. In secondo luogo c'è la missione: per scopi e motivazioni diverse una compagnia composita da creature con abitudini e caratteristiche differenti, che ricorda vagamente quella proposta da Tolkien nel Signore degli Anelli (ma che probabilmente è un clichè proprio del fantasy), dovrà intraprendere un viaggio fantastico in questa terra, affrontando pericoli ed inimmaginabili insidie.
Alla fine tuttavia verrà rivelata, anche se in termini ambigui e poco chiari, la genesi di questa terra fantastica e tutta la vicenda viene ad essere letta in una luce fantascientifica vera e propria.
Quello che non mi convince di questo libro è la sua "involutezza": nonostante sia un romanzo lunghissimo (quasi 200 pagine), molti episodi sono affrettati o poco sviluppati e molte "creature" rimangono appena accennate (ad esempio la strega o la bestia del caos) e diversi "misteri" rimangono tali o si perdono strada facendo (ad esempio: cosa rappresenta il robot liberato dalla bestia del caos?). La cosa che mi ha irritato di più è che molti personaggi, ancorchè misteriosi e ben congegnati, rimangono sullo sfondo e sembrano apparentemente dimenticati, come ad esempio il "Pifferaio Triste", messagero di sventure e destinato a scomparire senza spiegazioni nel corso del libro.
Altra ambiguità è rappresentata dal "target" del romanzo: nonostante l'ambientazione di fantasia e l'atmosfera da favola, alcune descrizioni macabre vengono descritte con eccessivo realismo, rendendo questo libro "adatto solo ad un pubblico adulto".
Non fosse per queste pecche, il romanzo risulterebbe molto buono e forse anche qualcosa in più.
Si può leggere.
 
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