26 Giugno 2018, 22:19:36Commento scritto da odisseo
Voto: 6.50
Un romanzo strano.
Da una parte sembra esagerata la passività del popolo; dall'altra è verosimile e realistica la strumentalizzazione delle masse in tale ambiente.
Forse un po' troppo truculento, ma nella f.s. tutto ci può stare.
Emblematico, come in tanti altri contemporanei (ad es. la guerra dei mondi, l'invasione degli ultracorpi), il tipo di soluzione semplicistica, insperata e sconcertante che viene presentata alla fine.
 
24 Agosto 2009, 09:37:28Commento scritto da maxpullo
Voto: 6.50
Diciamo la verità, ho preso questo classico tra le mani solo perchè incuriosito dalla quarta di copertina con il riferimento ai giganteschi sauri e per la formidabile copertina in rilievo con l'occhio del rettile che fissa malevolo, ma dopo le prime 70 pagine di delirio su improbabili religioni derivanti dal comunismo ero pronto a gettarlo via.
I libri in cui l'utopia comunista viene rielaborata satiricamente non si contano ed il fatto che una dottrina essenzialmente laica e pragmatica possa con il trascorere delle epoche tramutarsi in una fede fa sorridere, ma poi la considerazione che ogni libro è figlio della sua epoca ed il fatto che pagina dopo pagina, la costruzione dell'autore mi è apparsa via via più plausibile e non priva di un certo fascino, mi hanno indotto a proseguire comunque la lettura anche dopo l'indicibile definizione di una blasfema trinità comunista con Marx Padre, Lenin Figlio e Stalin Spirito Santo.
Devo dire che la capacità descrittiva dell'autore nel soffermarsi sull'atmosfera carica di minaccia delle colline circostanti il "monastero" e sulla vana attesa della carovana con le provviste invernali e soprattutto la sospensione del tempo, quasi un trattenere il fiato, che precede la comparsa dei mostruosi rettili sono dei veri pezzi di bravura che fanno vivere quasi in modo cinematografico le drammatiche sequenze della disperata fuga dei Tartari di fronte al terribile nemico. Un po' come quando in un film le scene che preludono l'azione sono mostrate al rallentatore e senza sonoro.
Solo le parole con cui vengono descritte le movenze dei rettili fanno dimenticare le ingenuità della trama e l'eccessiva prolissità del racconto e gli valgono ben più della piena sufficienza.
I protagonisti sono caratterizzati quanto basta per giustificare la loro presenza sulla scena e su tutta l'opera sembra aleggiare una sorta di messaggio morale secondo cui l'autore sembra convinto che il peggiore pericolo per l'uomo non siano affatto le terribili lucertole che lo insidiano, quanto piuttosto i suoi propri simili. I Tartari, infatti, vengono massacrati non già dai rettili, quanto piuttosto dai loro ospiti, preoccupati di perdere il potere acquisito per effetto dello sbilanciamento di forze; parimenti il capo delle milizie, anzichè proteggere ad ogni costo la sua gente approfitta della situazione per sottrarre il potere ai Padri religiosi e non esita a sacrificare persone pur di salvarsi dai sauri: insomma, anzichè far fronte comune contro il nemico, gli uomini, impegnati nelle loro meschine lotte di potere e di equilibri, scelgono costantemente la strada sbagliata e la punizione che ne ricevono appare giustificata.
Non ho dubbi che se questo romanzo fosse stato pubblicato nell'epoca in cui era curatore Monicelli molti brani sarebbero stati opportunamente tagliati o riassunti e tutto il romanzo avrebbe avuto una snellezza che avrebbe agevolato la lettura e l'avrebbe reso un mezzo capolavoro. Riportato così integralmente, invece, è un libro un po' datato in equilibrio tra utopia politica, fantascienza e fantasy che si legge a tratti con un po' di noia, ma che certamente regala emozioni.
 
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