03 Ottobre 2013, 10:43:59Commento scritto da maxpullo
Voto: 6.50
Uno spunto felicissimo è, a mio avviso, la cosa migliore di quest'opera.
Va dato atto all'autore di aver tentato veramente di tutto per ricavarci sopra una storia sopra le righe mettendo in scena personaggi fuori dal comune (sul tipo di quelli de "Il verde millennio"), descrivendo scene oniriche memorabili ed aggiungendo un pizzico di pepe alle descrizioni hard.
Eppure, nonostante tutti i suoi buoni tentativi la storia, esattamente come accadeva ne "Il grande tempo", non decolla e, per tutta la lettura, si ha la butta sensazione di avere tra le mani un "raccontone allungato".
La meccanicità dell'universo, l'impossibilità della gente comune di uscire dagli schemi quotidiani (o di "ridestarsi") appare alla lunga pretestuosa e difficile da comprendere realmente in termini soggettivi soprattutto perchè il confine tra i due stati (la coscienza della vita contrapposta al determinismo del quotidiano) appare piuttosto labile, sfumato e semplicistico (basta dimenticare per rientrare nello schema, basta fare qualcosa di insolito per uscirne), senza contare tutti i paradossi che derivano dalla sua accettazione; uno su tutti quello degli oggetti di uso comune spostati che lasciano un non meglio precisato vuoto di cui la gente comune non si accorge (e se si togliesse sistematicamente il cibo dalla bocca di una persona questa morirebbe di fame pur avendo la sensazione di mangiare?).
Rimane infine un senso di insoddisfazione tremendo perchè Leiber prima distrugge la visione comune del mondo basata sul libero arbitrio e sull'autodeterminismo dell'uomo e poi non può (o non vuole) costruirne un'altra in alternativa, dando l'impressione di aver esaurito le idee.
Il romanzo è, IMHO, sicuramente migliore de "Il grande tempo" (ci voleva poco) e meritevole di menzione per originalità e descrizioni oniriche, ma fortemente carente da un punto di vista dello sviluppo dell'idea centrale.
Interessante
 
12 Settembre 2013, 19:09:30Commento scritto da Arne Saknussemm
Voto: 7.50
Uscito nel 1950 col titolo "You're all alone" e sotto forma di racconto (su Fantastic Adventures), è stato rimaneggiato varie volte (anche dietro pressione di editori) ed è uscito anche nella forma più estesa con il titolo "The Sinful Ones".
Una prefazione dell'autore (presente nell'edizione Urania ed UCZ) racconta proprio le vicissitudini di questo "sfortunato" romanzo.
Effettivamente alcuni passaggi del romanzo, soprattutto quelli che volevano occhieggiare al porno-soft dei primi anni '50 (condizione imposta a Leiber da un editore) sono un pò fuori luogo ed appesantiscono il romanzo.
Dopo le prime 20-30 pagine ho iniziato a chiedermi quando sarebbe arrivata una "rivelazione", quando sarebbe successa una certa cosa, quando il protagonista avrebbe appreso ciò che io credevo di aver già intuito.... ma niente di tutto questo. Non ci sono rivelazioni, ciò che si potrebbe intuire (fuorviati anche dal titolo italiano del romanzo) è assolutamente sbagliato ed il romanzo va avanti lasciando addosso un senso di "incompletezza", continuavo a pensare "mah! ...non ho capito...", ed è proprio qui che a mio avviso si manifesta la grandezza del romanzo.
Infatti se da un lato viene messa in scena una storia che prende spunto dal solipsismo e viene sviluppata in maniera davvero originale, dall'altro il lettore si immedesima in un protagonista che realmente "è solo", ciò che vede e che sente è tutto ciò che sa ed è tutto ciò che Leiber concede al lettore. Il lettore "tutto solo" procede nella lettura ed il senso di indefinito, indecifrabile, relativo, soggettivo ed ambiguo si impossessa fortemente di lui e lo accompagna fino alla fine. La grandezza di Leiber è proprio questa: non racconta emozioni ma ci fa vivere quelle emozioni, non racconta una storia ma ce la fa interpretare, non espone le sue idee ma ti mette in condizione di immedesimarti nel suo percorso logico e lascia a te tutto il resto.
Questo modus operandi è poi lo stesso utilizzato ne "Il grande Tempo" ed è il punto nevralgico di entrambi i romanzi, quello che rende questi 2 romanzi molto più belli delle storie che raccontano, che li rende grandi, che ti fa innamorare e che ti lascia qualcosa dentro.
Bellissimo.
Sorvoliamo poi sulla forza innovativa del romanzo, sul fatto che mette in scena l'orrore nella vita quotidiana e per le strade che percorriamo tutti i giorni (come avevano gia fatto Lovecraft e Bloch) e sui suoi originali personaggi.
Non siamo davanti ad un capolavoro, forse se Leiber ci avesse lavorato più a lungo ed in totale autonomia le cose sarebbero state diverse invece purtroppo il romanzo presenta diverse imperfezioni.
Ma sulle imperfezioni possiamo soprassedere se poi il romanzo riesce a darci qualcosa di prezioso, e personalmente posso dire che questo romanzo mi ha arricchito.
Voto: 7,5
...ma è un 7,5 che amo appassionatamente
 
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