Incredibile la scrittura di questo libro, che mi ha colpito oltre che per il forte contenuto, per la forma unica, raffinatissima e pregevole, davvero difficile da descrivere. Un libro che sembra non avere tempo e tempi: né una precisa collocazione temporale, nè un susseguirsi di tempi narrativi. La trama si dipana sì da un inizio ad una fine, ma più che uno svolgimento mi è sembrato il percorso di ricomposizione di un'opera, di un'immagine, di un affresco: da uno sfondo vuoto ad un affresco compiuto in ogni sua parte solo alla fine, tramite una ricollocazione di frammenti che vengono raccolti pagina dopo pagina, sbrecciati, taglienti, incomprensibili se presi da soli, ma tutti carichi dello stesso dolore e della stessa violenza trasmessa da ognuno empaticamente nella sua tragicità, grazie alle capacità di Olivia, nel libro, e della prosa di Nicoletta, nella realtà. L'empatia di Olivia ci fa seguire Nigredo in seconda persona, ed entrare poi in contatto con la cavia regina e nel cuore del romanzo, vivendo la loro drammatica e irrimediabile sofferenza, trascinati nella ricomposizione dei pezzi di questo puzzle di corpi, di fotografie, di quartieri, di violenze, che solo messi assieme possono risolvere il quadro cupo che questo libro disegna: come squarcio di una realtà che sembriamo non percepire, celata dietro un muro che finge di nasconderla; come monito per tutti noi. Una prova d'autrice capace di fissarsi negli occhi e speriamo in quanti più cuori possibile. Grazie Nicoletta! |