19 Febbraio 2022, 23:08:48Commento scritto da galions
Voto: 7.00
La trilogia della ‘Prima Legge’ è un tris di romanzi dell’autore inglese Joe Abercrombie, ex produttore e montatore televisivo, considerato esponente di spicco del sottogenere fantasy del ‘grimdark’.
Pur non essendo attirato o interessato dalle etichette e dalle classificazioni commerciali, mi sono rivolto a questo autore per allargare i miei orizzonti in questo genere letterario, con il desiderio di ritrovare il realismo e la complessità delle Cronache di George Martin.
Ebbene posso dire di aver centrato l’obiettivo solo in parte, tenendo presente che le Cronache superano l’orizzonte più limitato della trilogia.
Mondadori ha acquisito i diritti di pubblicazione pescando nel ricco serbatoio del catalogo dell’ex editore Gargoyle Books, grazie al quale Abercrombie è stato tradotto in italiano, condensando la trilogia in un poderoso volume Titan Edition di oltre mille pagine stampate a doppia colonna.
I titoli sono:

IL RICHIAMO DELLE SPADE
Romanzo d’apertura in cui l’autore si prende abbondantemente il tempo per introdurre i protagonisti ed i personaggi secondari che interagiscono con essi, costruendo pazientemente il mondo immaginario in cui si muovono ed introducendo il lettore agli antefatti storici attraverso brevi ricordi e racconti.
Abercrombie si prende anche il rischio di annoiare, in quanto non accade molto e l’azione latita.
L’ambientazione storica è quella classica medievaleggiante, fatta di scontri con spada e archi, asce e pugnali, mentre i temi più ricorrenti sono quelli legati alle lotte di potere e al sotterfugio.
A fronte di questo ritmo lento posso dire però che i dialoghi, curati e ricchi di humor nero, compensano l’inazione e coinvolgono emotivamente un lettore, che pagina dopo pagina, scopre gli spunti narrativi che si svilupperanno nei romanzi successivi.
I personaggi sono delineati con estremo realismo, risultando variegati e credibili nelle loro debolezze e nella loro umanità, l’autore si sofferma parecchio su ciascuno di loro e sul loro passato.
Abbiamo Logen Novedita il rude guerriero del nord, abituato alle privazioni dell’aria aperta, al combattimento corpo a corpo e alla penuria di comodità e di cibo.
Il nobile rampollo Jezal dan Luthar che pensa che tutto gli sia dovuto, dedito alla vita sfaccendata e agli scopi effimeri.
Il mago Bayaz legato ad eventi della storia primordiale del mondo ideato dall’autore.
La guerriera Ferro Maljin animata da una sete smisurata di vendetta, sospettosa di tutto e di tutti perché fuggiasca, ed infine l’inquisitore Glokta, ex combattente reduce da una tortura che gli ha procurato un’amputazione e dolori cronici lancinanti, che rimugina in continuazione voglie di rivalsa nei confronti del suo superiore.
I romanzi della trilogia non sono indipendenti, per cui il finale è una semplice interruzione che riprende con il romanzo successivo:

NON PRIMA CHE SIANO IMPICCATI
Nel secondo romanzo c’è un salto di qualità in termini di azione, ma soprattutto di crescita dei personaggi che emergono dalle difficoltà più forti e più esperti.
Il tema del viaggio epico è l’elemento potente che diventa funzionale proprio in merito al percorso evolutivo dei protagonisti, permettendoci inoltre di conoscere meglio la vastità e la varietà del mondo in cui siamo immersi, concedendo anche molti più approfondimenti sul passato di queste terre.
Si sente la mancanza di una carta del ‘mondo circolare’ all’interno del volume, ma in rete c’è più di una pagina che ci assiste sotto questo profilo.
Permane tuttavia un senso di smarrimento imputabile al fatto che il lettore, pur avendo qualche informazione aggiuntiva, continua a non capire quale sia il bandolo della matassa che Abercrombie dipana con molta attenzione ai dettagli, ma sempre senza lasciar trasparire molto.
Non mancano passi esilaranti, soprattutto in occasione di quei momenti in cui vengono rovesciati gli equilibri del potere, in cui personaggi importanti vengono privati all’improvviso della loro autorità ritrovandosi alla mercé del nuovo superiore.
Complotti, delusioni cocenti, battaglie feroci, esecuzioni sanguinolente, Abercrombie cambia passo e ci coinvolge maggiormente nella sua trama, ma gli indizi che ci fornisce sono troppo sfuggenti per comprendere dove ci si sta dirigendo.
L’effetto non può che essere quello di scoraggiare il lettore impaziente o di incuriosire ancor di più il lettore attento, però direi che dopo settecento pagine se siamo ancora qui, non possiamo esimerci dal lasciarci condurre nel romanzo finale:

L’ULTIMA RAGIONE DEI RE
Duelli, assedi, scontri epici: l’azione e gli eventi assumono un ritmo incalzante.
Abercrombie è particolarmente abile nel farci strada nel cuore di battaglie in cui dominano le armi bianche e in cui si susseguono squartamenti, amputazioni, impalamenti con sangue che scorre a fiumi.
Ma un occhio di riguardo è sempre riservato ai personaggi, tratteggiati in modo esemplare e sempre coinvolti in dialoghi credibili.
Ciò che stona alla lunga sono le battute ciniche che si scambiano soprattutto i vecchi guerrieri nordici, in cui si fa largo la solita filosofia di bassa lega del combattente che cerca di essere migliore, ma ricade sempre negli stessi errori perché non ha fatto altro nella vita e non impara mai nulla dal suo vissuto.
Le trame del passato e la magia, minoritari nei primi due romanzi, divengono elementi preponderanti nei passaggi più importanti della trama, ma senza diventare fastidiosi.
La traduzione di Benedetta Tavani rende il testo scorrevole, anche se l’autore usa più volte un ’espressione che viene resa in italiano con la frase: ‘risucchiare l’aria tra i denti’ e che spesso non mi ha convinto.
Ciò su cui non ho dubbio alcuno è che mi sono imbattuto in una storia senza particolari aspetti originali, ma che ha inanellato un discreto crescendo narrativo, imperniato su personaggi sempre più complicati, su azioni ed eventi sempre più avvincenti e dialoghi per niente banali.
Per il sottoscritto la pietra di paragone inevitabile sono le ‘Cronache’ di Martin, ma considerando che in quel caso si tratta di una saga articolata su cinque romanzi e che qui invece ci troviamo nell’orizzonte più limitato della trilogia, ho ritrovato lo stesso realismo e la stessa cura nei dialoghi, ma non la stessa complessità, perché Abercrombie non riesce, e per la verità non tenta neppure, di integrare la vicenda principale con trame e personaggi secondari. come invece riesce a fare magnificamente Martin.
Ultima nota per il finale: amaro e così verosimile da risultare quasi sottotono e deludente, per il suo svelare quanto poco eroici possano essere dei personaggi usciti da eventi straordinari per essere ricondotti nella loro squallida quotidianità.
Ma a questo punto non aggiungo altro per non rischiare pericolosi spoiler.
Arrivederci Abercrombie, alla prossima trilogia.
 
02 Luglio 2020, 16:47:15Commento scritto da bibliotecario
Voto: 7.00
Commento al primo libro, Il richiamo delle spade:
Il Fantasy non è il mio genere preferito, quindi mi sono approcciato a questo primo capitolo di una trilogia con una certa circospezione. In realtà poi la lettura è risultata lenta ma piacevole, di magia nè ho trovata ben poca e per me è un pregio, la descrizione dei personaggi, tutti antieroi, è stata buona, lo svolgimento della trama è risultato lento anche per un primo volume di una trilogia, 720 pagine per descrivere i personaggi delle storia e creare un ambientazione ed un contesto in cui farli muovere sono onestamente un po troppe.  

Commento al secondo libro, Non prima che siano impiccati:
Bello e appassionante questo secondo capitolo della trilogia La prima legge. Se ne il primo romanzo avevo trovato il ritmo lento nella descrizione degli ambienti e dei personaggi, non ho riscontrato alcun difetto in questo volume. Ritmo molto più scorrevole, azione e scena di battaglie molto ben fatte, approfondimento dei personaggi ben costruito. Lettura che invoglia a proseguire verso il terzo e conclusivo romanzo.
 
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