13 Ottobre 2012, 11:10:18Commento scritto da maxpullo
Voto: 6.50
Di James Herbert ho sempre avuto una grande opinione: magari non tutte le sue storie sono proprio ricchissime di fantasia od originali, alcune anzi - come ad esempio "Il superstite" - sembrano un centone dei più triti clichè dell'horror oppure dei veri e propri splatter assimilabili a B-Movies; eppure tutti, ma proprio tutti i suoi libri hanno il raro potere di avvincerti e tenerti legato alla lettura.
Quali che siano i suoi difetti, James Herbert conosce il suo mestiere e sa scrivere talmente bene che pure quando parla di topi giganti che corrono per la città a divorare uomini, bambini e animali, ti da l'impressione di esser lì e di assistere muto e impotente ad un orrore così tremendo che quando scolli gli occhi dal libro sospiri di sollievo a pensare che aberrazioni simili accadono - si spera - solo nei libri e nemmeno in tutti.
Analizzando questo scontatissimo "prequel" del raccapricciante "L'orrenda tana", mi accorgo di aver letto un romanzo basato quasi esclusivamente sullo splatter, sul sangue che scorre a fiumi con pochissima fantascienza e assai poca originalità, ma allora perchè dopo la lettura mi sento angosciato?
Perchè Herbert, con le sue scene disgustose, con le descrizioni delle stragi e con il tentativo finale di dare una spiegazione seppur parziale al fenomeno, è riuscito a toccare le corde giuste ed a farmi pensare che per quanto banale sia la storia, nulla e nessuno possono darmi la garanzia assoluta della sua impossibilità di accadere nel mondo reale.
E questo mi terrorizza assai più del pensiero di vampiri, spettri o qualsivoglia mostruosità che mente umana riesca a concepire.
 
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