05 Settembre 2013, 22:36:06Commento scritto da fabri
Voto: 7.00
letto anni fa, ricordo che mi era piaciuto
 
11 Settembre 2007, 10:34:58Commento scritto da Darkyo
Voto: 7.00
Si tratta sicuramente di un ottimo romanzo, scritto bene e intrigante al punto giusto, eppure, come romanzo di genere (fs o fanta-thriller) non mi ha colpito più di tanto: l'analisi psicologica dei protagonisti e del loro passato (strumento magistrale per parlare della società futura) rallenta la narrazione smorzando la suspance. L'aspetto apocalittico e tragico dell'Attrito, invece, rimane solo sullo sfondo, determinando lo scorrere degli eventi senza però diventare il centro dell'attenzione dell'autore (e questo sono sicuro che sia un pregio...). Bello e suggestivo il finale.
 
13 Febbraio 2007, 11:55:29Commento scritto da tehom
Voto: 7.50
Più che un thriller, questo romanzo ha i suoi punti di forza nella descrizione di ambienti e nella superba introspezione psicologica della protagonista.
La solita prosa di Compton, lenta, fredda, analitica, getta uno sguardo impietoso su un'Inghilterra che forse è già nel presente piuttosto che nel futuro di là da venire. Certe notazioni sulle lotte di potere fra case farmaceutiche, il rozzo cinismo della classe politica, la disgregazione dei nuclei familiari tradizionali, il sessismo latente di una società che la malattia sta rigettando nella barbarie, rimandano tutti a un presente che sembra a portata di mano.
Un romanzo eccellente, un'opera da (ri)leggere e (ri)meditare.
 
28 Agosto 2006, 10:45:13Commento scritto da metalupo
Voto: 8.50
Scritto ottimamente, montato sapientemente ("montato" nel senso che l'ambientazione i personaggi e i temi si rivelano piano piano attraverso il dosaggio lento di informazioni e l'alternarsi su capitoli di flashback). Un thriller, sicuramente (come dice la copertina) ma che non si pone come scopo primario quello del brivido e dell'eccitazione al cardiopalma di un genere ormai inflazionato e dai controni indefiniti. A momenti può annoiare o sembrare un tantino angosciante ma a lettura finita ritengo d'aver letto un romanzo eccellente come pochi. Un libro in una certa misura sa far riflettere, ma sopratutto lo sa fare "mostrando"... non salendo in cattedra a costruire la solita lezioncina prefabbricata!    

Il titolo italiano fa storcere la bocca visto che è la cattiva traduzione di quello originale (che sarebbe più correttamente da tradurre con "Terra senza Uomini").
 
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