21 Luglio 2021, 11:53:16Commento scritto da Free Will
Voto: 10.00
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13 Novembre 2020, 16:39:00Commento scritto da galions
Voto: 7.00
Inghilterra 1327, re Edoardo II è sconfitto nella guerra civile che lo ha visto contrapposto alle truppe fedeli alla coniuge Isabella di Francia e viene incarcerato, il figlio è incoronato re con il nome di Edoardo III.
La sorte di Edoardo è il segreto sullo sfondo del romanzo: egli è perito di morte naturale come sostengono i suoi carcerieri  oppure è stato assassinato?
‘Mondo senza fine’ inizia così come era cominciato il suo prequel, ovvero ‘I pilastri della Terra’ con il misterioso naufragio della ‘White Ship’, ed entrambi sviluppano un intreccio di vicende ambientate nella cittadina immaginaria di Kingsbridge, destinato a risolversi solo con la rivelazione del terribile segreto.
Ken Follett ha in mano la sua formula commercialmente vincente e da questa non si discosta di un solo millimetro.
Solo lo sfondo storico cambia essendo passato dal XII al XIV secolo.
L’Inghilterra è in guerra con la Francia nella Guerra dei Cent’anni, l’epidemia di peste destinata a spazzare più di un terzo della popolazione inglese ed europea spezza anche la struttura portante della società feudale ponendo fine al tardo Medioevo.
Ma tutto ciò che dipende dall’autore sembra ripetersi senza sforzi innovativi.
I suoi personaggi principali sono buoni e taluni persino eroici, i restanti sono moralmente corrotti, infingardi e subdoli sino all’estremo più abbietto.
Lo scontro di moralità attraversa tutto il romanzo e vede da una parte l’amore, l’amicizia, il talento e la solidarietà affrontare la perfidia, l’ignoranza, la cupidigia e la prepotenza.
Follett vi deve schierare saldamente dalla parte dei primi e infliggere a costoro i soprusi più odiosi, per coltivare nel lettore una viscerale e silenziosa rabbia da soddisfare poi in un finale consolatorio.
I protagonisti sembrano uscire da uno stampo già usato e poi adattato al sequel, tanto che potremmo  dire chi è l’erede di chi: Merthin è certamente l’erede di Jack, entrambi sono talentuosi costruttori vessati da coloro che non riescono ad essere alla loro altezza, Caris è l’erede di Aliena, entrambe debbono sposarsi contro la loro volontà e sono costrette a riguadagnarsi il loro benessere economico, Ralph è il fratello violento e collerico di Merthin, inevitabile considerarlo l’erede di Alfred, fratellastro ottuso di Jack, Godwyn è il priore e ricorda il vescovo Waleran.
E si potrebbe proseguire.
Persino le situazioni e gli eventi si ripropongono senza spunti innovativi: il crollo del ponte di Kingsbridge ricorda il crollo della copertura della cattedrale nel romanzo precedente, così come Caris costretta a farsi suora ricorda Jack costretto a farsi monaco.
Follett pertanto non ha certo fatto sforzi di originalità, ma a suo merito devo riconoscere una capacità affabulatoria innegabile perché si lascia leggere con piacere per quel suo stile semplice, pulito e senza fronzoli.
La descrizione degli ambienti, degli oggetti e lo stesso contesto storico provano l’impegno dell’autore nel documentarsi sul tardo medioevo inglese, tanto che la traduzione è stata affidata a più mani per rispettare la ricchezza e la complessità degli aspetti coinvolti, ma gli elementi che si ripetono sono troppi e tutto odora di già letto.
Con questo non nego che le oltre mille e quattrocento pagine si leggano come un soffio, anche in virtù di una traduzione senza intoppi, ma Follett ancora una volta si assicura di cogliere il massimo risultato con il minimo sforzo.
 
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