11 Dicembre 2016, 16:27:40Commento scritto da galions
Voto: 9.00
Romanzo figlio del suo tempo, ovvero il 1953, quando la guerra termonucleare globale era di tremenda attualità.
Clarke immagina che la salvezza dall'Olocausto atomico giunga da una benevola invasione aliena di una specie molto più intelligente dell'uomo, che impone senza violenza una nuova età dell'oro.
Il genere umano deve rinunciare alla guerra, alle rivendicazioni politiche e all'ambizione sfrenata, convertendo la spesa militare in un nuovo stato sociale dove il lavoro viene ridotto e redistribuito, i generi primari abbondano e sono gratuiti, ed ogni individuo è stimolato a dedicarsi alla propria formazione, alla ricerca tecnologica e scientifica.
Oltre a questo viene imposta la rinuncia ai viaggi spaziali e all'esplorazione di altri pianeti.
Non mancano di certo gli oppositori che rivendicano il libero arbitrio, ma gli agi e l'ozio anestetizzano le masse.
Clarke però individua sempre qualcuno che si erge a protagonista destinandolo a fare la differenza rispetto a tutti gli altri.
Si tratta di un astrofisico che comprende come non è tutto oro quello che luccica e si ingegna per scoprire il segreto degli alieni e le ragioni del loro approdo sulla Terra.
Questo romanzo ci offre con elegante leggerezza una profondità di pensiero ed una ricchezza di idee davvero apprezzabili, oltre alla solita prosa cristallina di Clarke, che la traduzione di Monicelli conserva perfettamente intatta.
Dopo aver letto l'Odissea nello spazio, la saga di Rama, le 'Fontane del paradiso' e le ormai mitiche 'Sabbie di Marte', se volevo la conferma del talento impareggiabile di questo autore, l'ho avuta di nuovo ed ormai non è più una sorpresa.
D'altro canto siamo di fronte ad uno dei più grandi autori letterari del '900.
 
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