20 Gennaio 2015, 09:07:43Commento scritto da Arne Saknussemm
Voto: 6.50
Terzo ed ultimo capitolo del ciclo di GEA e, come spesso capita, questo romanzo non è all'altezza dei primi 2.
I primi 2 romanzi erano già fortemente contaminati con il Fantasy, in "Demon" il Fantasy la fa da padrone.
Non che questo debba essere necessariamente un difetto, anzi permette alla grande fantasia di Varley di creare scene di forte impatto visivo come quella dell'allestimento del festival cinematografico itinerante "Pandemonio" o gli Zombi ed i preti o l'asportazione di Spione o la... e tanto altro.
Una vena comica percorre obliquamente tutto il romanzo ed in definitiva la lettura è piacevole, sopratutto per chi ha seguito fin dall'inizio le avventure di Cirocco Jones & Co. e vuole vedere come va a finire.
Le più grandi pecche del romanzo sono da un lato una trama un pò inconsistente con alcune parti del romanzo abbastanza lente e confusionarie e dall'altro la pessima traduzione di Roldano Romanelli (anche le 2 copertine di Segrelles sono assolutamente fuori argomento).

Tutto sommato è un romanzo piacevole.
D'obbligo per chi si è appassionato alle avventure di Cirocco, Gaby, Chris, Robin ed i Titaniadi.


6,5 è una media tra il 7 del romanzo ed il 6 scarso della traduzione.
 
22 Maggio 2014, 01:26:05Commento scritto da mitd
Voto: 5.00
Forse perché dopo la prima parte di Demon le mie aspettative si erano inabissate, ho trovato questa seconda parte quasi leggibile. Il romanzo continua a essere infantile, per lunghi tratti noioso, quasi sempre patetico, ma almeno non è ributtante. Sul finale è meglio stendere un velo pietoso (anche se,  arrivandovi per un percorso diverso, forse avrebbe potuto essere interessante). La media complessiva tra Demon 1 & 2 è comunque un 4 tondo. Consiglio di fermarsi a Titano (primo e autoconclusivo volume) senza cedere al richiamo delle sirene della trilogia.    
 
07 Aprile 2013, 20:27:44Commento scritto da bibliotecario
Voto: 6.50
Siamo arrivati alla fine, ed abbiamo dimostrato per l'ennesima volta quanto sia difficile mantenere per un intero ciclo gli altissimi standard raggiunti con un romanzo che sfiora il capolavoro come Titano. Questo Demon, parte prima e seconda, è veramente il figlio di un dio minore rispetto sia a Titano che a Nel segno di Titano. Peccato.
 
07 Dicembre 2009, 18:54:01Commento scritto da Free Will
Voto: 5.50

Questo romanzone pubblicato su due numeri consecutivi della collana, è il terzo del ciclo di Gea, iniziato con "Titano" (Urania 839), proseguito con "Nel segno di Titano" (Urania Classici 168, pubblicato però dopo "Demon" rendendone impossibile la lettura).
Questa terza puntata si differenzia moltissimo dalle prime due, per parecchi motivi: sembra quasi che sia stata scritta da una mano diversa.
Innanzi tutto, se già nei primi due libri gli aspetti fantastici erano assai presenti con quell'entità/mondo/dea e tutte le sue creature, in quest'ultimo si spinge molto di più sul pedale della fantasia a danno degli aspetti scientifici: quando appaiono gli zombi, le fontane dell'immortalità, le resurrezioni, ecc., bisogna abbondonare ogni tentativo di cercare la plausibilità o perlomeno una logica. Però la storia è così avvincente che ci si può abbandonare tranquillamente al racconto senza porsi tante domande. Però non c'è più il tema del viaggio iniziatico dei primi due capitoli, ma si tratta di una serie di eventi convulsi, a tratti un po' confusi, con immagini a volte terribili, a volte ridicole.
Il difetto principale che appare dalla lettura è senza dubbio il linguaggio: come dicevo non sembra neppure il solito John Varley. Ma credo che la colpa principale sia dovuta al traduttore Roldano Romanelli, che traduce in un Italiano assurdo, pieno di errori e di espressioni dialettali. Certamente avrà dovuto lottare con frasi e dialoghi che nell'originale erano forse scritte in una parlata, che so, texana oppure californiana, oppure australiana, ma è allucinante leggere interi dialoghi (e spesso anche descrizioni) in dialetto toscano o laziale: per la precisione in grossetano, con spolverata abbondante di fiorentino, un po' di ciociaro ed un pizzico di aquilano; è impossibile immedesimarsi in quei personaggi così decisamente anglosassoni, che parlano in quel modo!
E se anche volessimo sorvolare su quella scelta verbale, non sono tollerabili gli innumerovoli, infiniti errori di lessico, di sintassi e soprattutto di grammatica, con i congiuntivi usati in modo strampalato, il verbo "ciavere" profuso continuamente, le parole del tutto inventate e, particolarmente fastidioso, l'uso degli accenti spruzzati ovunque sulle vocali all'interno delle parole.
In conclusione un terzo libro di un ciclo che avrebbe potuto essere classificato in maniera molto positiva, per gli indiscutibili aspetti della storia, è stato, forse, tradito dal suo autore, ma soprattutto dal traduttore che lo ha così maltrattato.
Infine una nota negativa, anzi molto negativa riguarda le copertine: il disegno di Vicente Segrelles è indiscutibilmente bello, ma è stato scelto dai curatori in maniera assurda, visto che non è legato alla storia, ma si tratta di immagini di FS spaziale; sembra che si sia voluto ingannare i lettori attirandoli, circuendoli con tali immagini perché  si sa che il genere spaziale è il più amato; è un po' come se su un barattolo di ceci si mettesse l'etichetta che rappresenta un prosciutto o delle fragole.
 
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